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Valorizzare non solo la peculiarità dei vini, ma anche i loro territori, con un progetto specifico legato all’enoturismo, anche in vista della nuova legge quadro: gli obiettivi futuri di “Volcanic Wines”, che unisce i territori vulcanici del Belpaese

Italia
I territori dei vini vulcanici progetto un futuro fatto di enoturismo

All’alba della nuova legge sull’Enoturismo in discussione al Senato che scavalcherà alcune difficoltà riscontrate finora, come le differenze tra le norme tra le Regioni, “Volcanic Wines”, il gruppo che raccoglie i territori vitivinicoli di origine vulcanica, si prepara per creare una rete enoturistica unica da promuovere collettivamente che colga la grande opportunità costituita dal potere evocativo dei vulcani. Emerge dalla prima Conferenza nazionale delle Strade del Vino e dei Consorzi di Tutela dei Vini dei Territori Vulcanici di scena a ViniMilo (www.vinimilo.it), nei giorni scorsi nel comune etneo, ultima tappa dell’estate dei vini vulcanici italiani, iniziata a maggio in Veneto, con Vulcanei (Colli Euganei) e Soave Preview, e proseguita in settembre in Campania con i vini dei Campi Flegrei, Ischia e Capri.
“A 10 anni dalla nascita del movimento Volcanic Wines - ha spiegato Edoardo Ventimiglia, Vicepresidente del Consorzio di Pitigliano e Sovana - Marco Nicolosi, neopresidente della Strada del Vino dell’Etna, ha voluto riunire presso la sua azienda Barone Villagrande a Milo le diverse componenti di Volcanic Wines, dal Soave fino alla Sicilia, per discutere di un progetto che promuova collettivamente i territori nati “sotto il segno del vulcano” in vista della prossima promulgazione della nuova legge sull’enoturismo”.
Una evoluzione del decennale sodalizio tra i territori vulcanici riuniti sotto il marchio “Volcanic Wines”, “che ha indotto una crescita delle aree coinvolte che si tocca con mano”, ha ricordato Alfio Cosentino, sindaco di Milo.
Le esperienze virtuose delle Strade del Vino e dei Consorzi di Tutela aderenti a Volcanic Wines maturate in sinergia territoriale non contemplano solo la promozione del nettare di Bacco, ma anche un’apertura al mondo dell’enoturismo sempre più strategico e fondamentale per la conoscenza di queste terre. Sono queste il punto di partenza su cui si rinnova l’impegno dell’associazione Volcanic Wines a essere riferimento per la comunicazione e la promozione dei territori di origine vulcanica in Italia.
 Queste zone, da sempre dedicate all’agricoltura per la vocazione di questi suoli a prodotti di alta qualità, sono anche luoghi di storia e tradizioni centenarie che i turisti ricercano sempre di più e i vulcani sono un forte attrattore per il loro intrinseco e forte potere evocativo.
“Credo che l’enoturismo abbia un futuro importante - ha detto con forza Carlo Pietrasanta, Presidente nazionale del Movimento Turismo del Vino, chiamato a coordinare l’incontro - e penso che la nuova legge, a distanza di ben vent’anni dalla prima, servirà in primo luogo ai produttori e non alle associazioni che dovranno camminare con le proprie gambe non essendo previsti fondi. La legge quadro supererà le discrepanze delle norme regionali uniformandole: bisogna fare un gioco di squadra a livello nazionale per accogliere i turisti stranieri puntando anche a un marchio unico italiano che identifichi le cantine visitabili. Per conquistare la “E” maiuscola l’enoturismo ha una sola via, quella di essere totalmente inclusivo”. E si può dire che alcune Strade del vino virtuose sono già su questa strada.
“La nostra è un’azienda agricola - ha sottolineato Marco Nicolosi, nella sua doppia veste di produttore e presidente della Strada del Vino dell’Etna - che ha bisogno delle risorse che vengono dal turismo enogastronomico (8.000 presenze all’anno). E questo vale per tutto il tessuto produttivo che qui è frammentato: 2.800 aziende agricole di cui solo 141 imbottigliano, visto che la maggior parte ha superficie inferiore a 2 ettari. Gli investimenti sono dell’imprenditore e la Strada del Vino agisce da volano, racconta la specificità del territorio in cui il vino è un elemento fondamentale. Abbiamo rinnovato lo statuto, stiamo lavorando e ottenendo buoni risultati”.
Uno di questi è il Treno dei Vini dell’Etna (http://trenodeivinidelletna.circumetnea.it/). “Abbiamo messo a sistema tre realtà - ha raccontato Valeria Carastro, direttrice della Strada del Vino dell’Etna - la Ferrovia Circumetnea, che esiste da 120 anni, la Strada con le aziende che vi aderiscono e il Wine Bus del Gal Terre dell’Etna e dell’Alcantara, riuscendo a proporre un itinerario guidato di una giornata che sta riscuotendo molto successo sia da parte del turismo locale e nazionale, sia estero. Un viaggio lento tra le vigne nel trenino a scartamento ridotto con lo sfondo del vulcano, un abbraccio ideale in chiave slow del territorio dell’Etna, abbinato alla visita delle cantine, che raggiungiamo in bus, con degustazione dei vini e dei prodotti tipici”.

Tra le altre esperienze e attività nei vari territori vulcanici il Volcanic Wine Park, la prima rete di imprese dell’accoglienza turistica che unisce i territori dell’est veronese e dell’ovest vicentino, con il compito di offrire esperienze enogastronomiche uniche; la candidatura Giahs, il programma della FAO che tutela e promuove specificatamente il patrimonio agricolo, presentata dal Soave (https://goo.gl/zYY7JR) dove i suoli vulcanici da secoli dedicati alla viticoltura, vogliono diventare un patrimonio mondiale; sempre in Veneto le Strade del Recioto di Gambellara e del Durello stanno proponendo pacchetti turistici sotto il nome di “Gambellara è” e “Antichi fossili e genuini sapori”, quest’ultima per supportare la candidatura della Val d’Alpone quale sito patrimonio dell’Unesco; sui Colli Euganei il vino e i prodotti tipici si sposano alle acque termali creando un connubio che va incontro al turista che desidera esperienze in pieno relax.
“Il nostro è un caso particolare - ha spiegato Franco Zanovello, presidente della Strada del Vino dei Colli Euganei e patron dell’azienda Ca’ Lustra - il nostro territorio ospita l’area termale più vasta d’Europa che all’inizio è stata un traino per l’enoturismo, mentre ora le parti si sono invertite con la riduzione del tempo medio di soggiorno. La collaborazione a 360 gradi con gli operatori “non agricoli” del terziario, albergatori, ristoratori, poli museali, ecc., avvezzi alle attività recettive ha colmato alcuni limiti di funzionalità dandoci un buono slancio”. Infine in Toscana e in Lazio, i vulcani di Pitigliano e della Tuscia regalano scorci sui laghi, passeggiate sulle vie del tufo e un’ottima accoglienza nelle varie strutture che costellano il territorio.
“Volcanic Wine ha coinvolto in questi anni molti territori italiani e anche esteri - ha osservato Aldo Lorenzoni, direttore del Consorzio di tutela vini Soave e anima vulcanica del gruppo - ha suscitato grande interesse tra i consumatori individuando le caratteristiche dei “vini vulcanici” fino alla “mineralità”, descrittore molto discusso, esplorandone la longevità. Ora è il momento di parlare dei territori di produzione e della loro attrattività turistica mettendoci in rete”. Sulla stessa lunghezza d’onda Carlo Zucchetti dell’Enoteca della Tuscia, che ha inoltre individuato nella mancanza di una scuola di alta formazione per l’accoglienza un tallone d’Achille per lo sviluppo del turismo in generale. “In Italia non disponiamo di dati certi sui flussi turistici e i corsi che formano personale qualificato, fondamentale nell’enoturismo che vive di racconto, chiudono come ad esempio a Pollenzo - ha detto. Ci sono buoni propositi locali, ma manca un quadro generale e speriamo che la nuova legge dia un impulso: è una beffa che “noi Etruschi” che abbiamo portato il vino nel mondo dobbiamo imparare dagli americani!”.
Allora ci dobbiamo aspettare che nasca una qualche struttura, un’associazione che supporti la rete enoturistica dei Volcanic Wines? “La forza di Volcanic Wines - ha risposto Edoardo Ventimiglia - è stata finora quella di essere rete in modo “liquido” e vorremmo mantenere queste stesse caratteristiche. Noi siamo un gruppo di persone, di associazioni, di strutture che dialogano tra loro senza darsi altre sovrastrutture. È sui progetti concreti che ci si mette insieme! Penso che ci rivedremo a novembre quando la legge sarà in dirittura d’arrivo per discutere ancora”.

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