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CONSUMI

Veganesimo, glocal e regenerative food: ecco i macro trend del cibo del futuro

“Food Report 2023” by Zukunftsinstitut: attenzione alla salute, approccio etico alle produzioni e rispetto per il pianeta
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Il boom del veganesimo

Diete vegane o plant based, glocal e regenerative food: sono le macro tendenze destinate a dettare la linea al modo in cui consumeremo e produrremo cibo in futuro, con ricadute anche sulle politiche agricole delle aziende del settore, emerse dal “Food Report 2023” dell’istituto di ricerca tedesco Zukunftsinstitut, e dettate dalla necessità di rispondere alle sfide che ci pone di fronte un contesto internazionale decisamente complesso, passato dalla pandemia alla guerra ucraina.

Come anticipato, il primo macro trend riguarda una crescita del veganesimo, che porta con sé la tendenza a pensare versioni vegane delle ricette tradizionali, sostituendo gli ingredienti di origine animale come carne, uova e latticini con prodotti plant-based. Una soluzione sempre più popolare anche come alternativa a cibi comuni, dalle bevande vegetali al posto del latte ai burger vegetali. Alla base di queste scelte, la sempre maggiore attenzione alla salute (come racconta “Il Fatto Alimentare”, 7 italiani su 10 ritengono gli alimenti veg un aiuto per aumentare il proprio consumo di verdure) e l’impegno per scelte alimentari più sostenibili, a livello ambientale, per il pianeta.

Il secondo macro trend arriva da lontano, nel tempo e nello spazio, dal Giappone: il “glocalism” neologismo tutt’altro che nuovo, ma che indica invece un approccio ai consumi alimentari innovativo, in base a cui la valutazione da fare, per decidere se importare o meno un prodotto, non è di natura economica, ma in base alla disponibilità, a livello locale, di quello stesso prodotto. Un equilibrio diverso, che ai principi del chilometro zero, a volte impossibili da attuare, e della filiera corta, contrappone l’idea, più sostenibile, di una globalizzazione responsabile, che al posto di prodotti industriali standardizzato sceglie prodotti fairtrade (commercio equo e solidale) e da aziende agricole sostenibili.

L’ultimo trend riguarda invece il regenerative food, ossia il consumo di alimenti ottenuti da agricoltura rigenerativa, che si basa su metodi di produzione che, adattandosi alle condizioni locali, sono in grado di limitare le emissioni di gas serra e la dipendenza dai fertilizzanti sintetici e, al tempo stesso, di ricostituire e mantenere la vitalità del suolo, rendendolo fertile, con un alto contenuto di materia organica e una maggiore diversità microbica. Il tutto, scrive ancora “Il Fatto Alimentare”, grazie all’applicazione congiunta di saperi antichi e conoscenze moderne, dalla diversificazione e rotazione colturale alla riduzione delle lavorazioni meccaniche sui terreni (in particolare, l’inversione degli strati di suolo tipica delle arature a fondo praticate nell’agricoltura intensiva), fino alle tecniche di copertura e fertilizzazione naturale, che ben si sposano con l’allevamento di bestiame allo stato brado.

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