Fare previsioni su quantità e qualità della vendemmia italiana 2025, che è appena alle primissime battute, è un po’ come il calcio mercato estivo: tutto può cambiare da un momento all’altro, tutto può essere smentito. Ma ad azzardare i primi numeri è la Coldiretti, “in occasione dell’avvio della vendemmia in Italia con la raccolta dei primi grappoli di Pinot nero per lo spumante nell’azienda agricola Massimo Cassarà presso Contrada San Giorgio a Salemi, in provincia di Trapani”, spiega l’organizzazione agricola (anche se qualche grappolo è già stato raccolto a metà luglio sempre in Sicilia, da Cantine Ermes, ndr). “Le avversità climatiche non fermano il vino italiano, con la produzione che dovrebbe aggirarsi quest’anno intorno ai 45 milioni di ettolitri, con una qualità tra il buono e l’ottimo”, dice Coldiretti, sottolineando comunque che “se il bilancio finale si farà tradizionalmente a San Martino, le impressioni iniziali sono di un’annata che porterà uva in qualità e quantità, anche se saranno le evoluzioni climatiche delle prossime settimane a confermare o meno le previsioni”. Un avvio in anticipo rispetto alla media degli ultimi anni, dice ancora Coldiretti, “legato ancora una volta alle alte temperatura che hanno accelerato la maturazione delle uve. Siccità e maltempo hanno condizionato in alcuni territori le rese ma senza pregiudicare la qualità, così come i problemi legati a malattie come peronospora e oidio sono risultati inferiori rispetto alle preoccupazioni iniziali, oltre agli attacchi degli insetti alieni. Fenomeni che hanno pesato comunque sui costi di produzione, dall’acqua alle strategie di protezione delle uve”. Partite con le uve da spumanti Pinot e Chardonnay, precisa la Coldiretti, “le operazioni di raccolta di estenderanno ad agosto con gli altri bianchi e proseguiranno a settembre e ottobre con la Glera per il Prosecco e con le grandi uve rosse autoctone Sangiovese, Montepulciano, Nebbiolo, per concludersi addirittura a novembre con le uve di Aglianico e Nerello”.
Ma, ricorda l’organizzazione guidata da Ettore Prandini, l’inizio della vendemmia cade anche in un momento delicato per il settore, “con i dazi Usa (sui quali ancora mancano reali certezze, ndr) che vanno a colpire il principale mercato di riferimento in valore per le cantine tricolori, mentre proseguono i tentativi di ingiustificata demonizzazione di un prodotto che rientra a pieno titolo nella Dieta Mediterranea e i cui benefici legati a un consumo consapevole sono stati ampiamente provati”. Secondo l’analisi Coldiretti il fatturato del vino italiano ammonta ad oltre 14 miliardi di euro, con 241.000 imprese viticole che gestiscono una superficie di 675.000 ettari. Veneto, Sicilia e Puglia sono le regioni con la maggiore superficie vitata. Un settore importante anche dal punto di vista occupazionale, con 1,3 milioni di persone impegnate direttamente nei campi, nelle cantine e nella distribuzione commerciale, ma anche nelle attività collegate. Con la Coldiretti che prova anche a tracciare una prima “mappatura” regionale della vendemmia 2025. “In Abruzzo si prevede una buona produzione, con una resa di 120/140 quintali ad ettaro, nonostante i danni causati dalla grandine nella provincia di Chieti. Anche in Basilicata si prospetta una buona annata, poco sopra la media dell’ultimo quinquennio, mentre in Calabria prevale il segno positivo con aumenti di produzione tra il 10% e il 15% in tutte le province, fatta eccezione il Crotonese, dove le gelate potrebbero aver compromesso un quinto del raccolto. Buone previsioni in Campania con quantità uguali o superiori allo scorso anno, anche se inizia a preoccupare il fenomeno della siccità che potrebbe incidere sulle rese.
Anche l’Emilia Romagna registra quantità nella media in tutte le province, con pochi problemi causati da clima e attacchi di peronospora. In Friuli Venezia Giulia la situazione della vendemmia varia molto da zona a zona, a seconda del tipo di uva e della possibilità di irrigare. In generale, la quantità di uva prevista è nella media, anche se leggermente più bassa nelle aree collinari, soprattutto per Pinot grigio e Tocai friulano. Nel Lazio le quantità sono stimate in leggera diminuzione, mentre in Liguria il raccolto dovrebbe essere in linea con le medie degli ultimi anni. Nelle province della Lombardia le attese sono di un lieve aumento produttivo, ma nel Pavese sono ancora da valutare i problemi legati agli attacchi di peronospora dell’anno scorso e gli effetti che potrebbero avere sulle uve. Qualche timore, legato alla siccità, interessa i vigneti delle Marche, soprattutto tra Pesaro e Ancona, ma le attese sono di un incremento, con rese tra i 120 e i 180 quintali ad ettaro.
Previsioni positive anche in Molise per Trebbiano e Montepulciano così come in Piemonte, soprattutto nelle province di Asti e Alessandria, dove si prevedono ottime rese, oltre che Cuneo. Gli unici timori sono legati agli attacchi del coleottero giapponese Popillia Japonica nel Torinese. In Puglia la situazione è decisamente migliore rispetto allo scorso anno, con un aumento della produzione stimato in un +20%, con la siccità che al momento non sembra aver creato particolari problemi alle viti. In Sardegna la produzione viaggia poco sopra o poco sotto la media a seconda delle province, ma la mancanza d’acqua per l’irrigazione sta mettendo a rischio le uve nel Sassarese, soprattutto nella zona della Nurra. La siccità pesa anche sui vigneti siciliani con il “raccolto” che resterà sono i 3 milioni di ettolitri, in linea con gli ultimi tre anni. Vendemmia nella media in Toscana, dove non si segnalano particolari problemi e la qualità è attesa come ottima. Produzione in aumento, invece, in Trentino Alto Adige, con un +5/10% rispetto allo scorso anno. In Umbria si attende una buona produzione, nonostante qualche difficoltà causata dalla peronospora e dal caldo, mentre in Val d’Aosta si dovrebbe restare nella norma. Una situazione che si registra anche in Veneto, con la produzione in linea con quella del 2024”, conclude Coldiretti.
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