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TRA VIGNA E SCAFFALI

Vendemmia e mercato: prime stime sui 46-49 milioni di ettolitri. Vendite: meno volume e più valore

La situazione in Italia fotografata da Unione Italiana Vini e Ismea. Sui mercati stessa dinamica in Italia e all’export: meno quantità ma più valore

Azzardare previsioni puntuali è un rischio, ma qualche stima, sulla vendemmia 2018 in Italia, dopo quelle già arrivate da Francia e Spagna nei giorni scorsi, si incomincia a fare. E ad oggi, secondo le prime indagini dell’Osservatorio del Vino di Unione Italiana Vini ed Isema, è ipotizzabile una forbice produttiva tra i 47 ed i 49 milioni di ettolitri sebbene, ovviamente, saranno decisive le prossime settimane. Un dato in linea con la media italiana e, al netto di catastrofi nei prossimi giorni, nettamente più abbondante della raccolta 2017, flagellata dal gelo di aprile prima e dalla siccità estiva poi che, secondo il dato Ismea, ha comunque portato l’Italia ad una produzione di 42,5 milioni di ettolitri. E se l’andamento climatico di questa campagna vendemmiale è stato, fin qui, più regolare di quella passata, non mancano le difficoltà. “Anche quest’anno il clima ci ha riservato non poche sorprese alternando gelate, grandine - sottolinea il segretario generale Uiv, Paolo Castelletti - e forti piogge. L’attenzione dei nostri viticoltori verso i vigneti è riuscita a contenere insidiosi attacchi di peronospora e oidio. Ora il clima farà la differenza per la regolare maturazione delle uve, determinando volumi, grado zuccherino, acidità e aromatico”. Variegata, come è naturale in un Paese come l’Italia, la situazione da Regione a Regione.
In Veneto, nonostante qualche grandinata e la piovosità intermittente, i vigneti sembrano essere in ottimo stato. In Piemonte il freddo primaverile, l’elevata piovosità da aprile a giugno e alcune grandinate di forte intensità hanno reso difficoltosa la gestione del vigneto, ma le calde giornate di giugno hanno fatto segnare un recupero ottimo vegetativo. In Sicilia pioggia, maltempo e grandinate hanno colpito soprattutto la parte occidentale dell’Isola e hanno portato peronospora e oidio, che potrebbero aver compromesso parzialmente quantità e qualità delle uve. Sul versante etneo, invece, i vigneti si presentano rigogliosi. In Trentino Alto Adige l’andamento stagionale è stato finora molto favorevole. Il germogliamento uniforme, la fioritura e l’allegagione, avvenute in condizioni ideali, hanno determinato una buona carica produttiva su tutte le varietà. In Friuli Venezia Giulia la stagione vitivinicola è iniziata con leggero ritardo, ma nel migliore dei modi. Qualche grandinata ha colpito a macchia di leopardo il territorio senza arrecare gravi danni alle vigne. In Emilia Romagna pochi danni da gelate con una fioritura regolare e abbondante crescita della vegetazione. Nonostante qualche attacco di peronospora, in questo momento l’uva si presenta molto bella e in regola con il calendario di maturazione. In Toscana si prevede un deciso aumento rispetto al 2017, anche se sulla vendemmia 2018 incideranno i problemi causati lo scorso anno sia dalle gelate sia dalla siccità. In Abruzzo si prospettano volumi superiori allo scorso anno, ma con condizioni fitosanitarie non ottimali a causa di un clima poco favorevole e di piogge persistenti che, in alcune zone, hanno favorito l’insorgere di peronospora e, in alcuni casi, oidio. In Puglia, si registra un’annata anomala, in cui il susseguirsi delle piogge non ha permesso di trattare i filari in modo idoneo. Qualche preoccupazione persiste sulla gradazione delle uve, che potrebbe non essere ottimale.
Ma se queste sono le “ipotesi” che arrivano dalla vigna, ben più concreti sono i numeri che arrivano dal mercato, che per il vino italiano delineano, ancora una volta, un quando complessivamente positivo, ma non senza criticità.
In Italia, nella distribuzione moderna, nei primi 7 mesi dell’anno le vendite di vini e spumanti hanno subito una contrazione dei volumi del -3%, ma un aumento in valore del 5%, anche grazie alla continua crescita dei consumi nel segmento dei vini Dop, dove inizia a segnalarsi, seppur ancora di nicchia, una “tendenza Rosè”.
Una dinamica che si riflette anche nelle esportazioni: nei primi quattro mesi del 2018, infatti, rileva Ismea, sono stati esportati poco più di sei milioni di ettolitri di vino, il -7% sul 2017, a fronte di un +6% del valore.
Il risultato negativo in termini quantitativi è in larga misura attribuibile ai vini comuni che, nel complesso, hanno perso il 27% ma che nel caso specifico dei vini sfusi registra un -35%. Del resto, si è fatta sentire la minore disponibilità della campagna e il conseguente aumento dei prezzi che ha indotto gli importatori all’acquisto dello stretto necessario. In netta ripresa, invece, le Dop ferme che hanno messo a segno un +15% a volume e un +11% a valore, trainate soprattutto dai bianchi (+31% nelle quantità e un +26% nei corrispettivi).
Sempre positiva la performance degli spumanti, anche se il +3% a volume segna un deciso ridimensionamento rispetto alla crescita a due cifre a cui le bollicine italiane ci avevano abituato negli ultimi anni. Bene il Prosecco (+10% in volume e +16% in valore), ma ancor meglio l’Asti che, dopo un periodo non particolarmente brillante, nei primi 4 mesi del 2018 è cresciuto del 33% in volume e del 29% in valore.

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