In Toscana, ad inizio agosto, con buona parte dell’Italia del vino che puntava i riflettori luce sui forti attacchi di Peronospora, guardando alle vendemmia che di fatto inizia a prendere forma i questi giorni, le stime dei presidenti dei Consorzi di alcune Denominazioni tra le più importanti della Regione, sentite da WineNews, dipingevano un quadro a tratti decisamente ottimistico. Con il presidente del Consorzio del Brunello di Montalcino, Fabrizio Bindocci, che parlava di danni “non gravi probabilmente intorno ad un 5%, ma su un’annata molto bella e produttiva”, quello del Chianti, Giovanni Busi, che ipotizzava una perdita produttiva in media del 10-15%, stima in linea con quanto dichiarato dal presidente del Consorzio del Chianti Classico, Giovanni Manetti, mentre quello del Vino Nobile di Montepulciano, Andrea Rossi, non si era sbilanciato in numeri, sottolineando che “ci sono stati problemi, ma non c’è motivo per essere catastrofisti”, mentre quello della Doc Bolgheri, Albiera Antinori, ipotizzava realisticamente “un calo generale di produzione di uva che potrà raggiungere al massimo un 20% in qualche vigneto”.
Oggi, a dipingere uno scenario complessivo generale, tendenzialmente più complicato e forse più aderente alla realtà attuale (e che molti produttori, a microfoni spenti, descrivono anche in maniera decisamente peggiore, ndr) è la Confagricoltura: “la vendemmia in Toscana è in calo tra il 10 e il 20% per gli attacchi della Peronospora, più evidenti nel fondovalle rispetto alle zone collinari ed alla fascia litoranea. La qualità dei vini resta elevata sebbene occorrerà aspettare la fine del mese di settembre per un quadro definitivo, anche se i viticoltori sono in sofferenza per il costo dei trattamenti e delle materie prime. Oltre a questo, mancano almeno 5.000 addetti rispetto a due anni fa”, secondo Francesco Colpizzi, presidente della federazione del vino di Confagricoltura Toscana, facendosi portavoce di una delle Regioni più blasonate ed economicamente importanti, dopo il Veneto e, testa a testa, con il Piemonte, quando si parla di vino. E che tratteggia un quadro quantomeno problematico.
“La vendemmia - ricorda - è iniziata da una decina di giorni con le varietà più precoci, mentre adesso stanno cominciando con il Merlot, partendo dalle zone più costiere e risalendo verso l’interno. Le piogge ripetute dei mesi primaverili hanno favorito il proliferare del fungo che attacca le foglie della vite e i grappoli. è un danno quantitativo, non qualitativo, ma il costo dei trattamenti incide moltissimo sui bilanci”.
Come se non fosse sufficiente, accanto al calo della produzione e all’aumento di spesa si aggiunge un’altra emergenza, quella della manodopera qualificata che preferisce andare a fare la vendemmia altrove. “In paesi come Croazia, Svizzera, Ungheria o Germania - specifica Colpizzi - esistono politiche fiscali per i redditi di fascia bassa molto più vantaggiose. A parità di offerta, dunque, preferiscono andare là: è un fenomeno iniziato l’anno scorso e che adesso si manifesta in tutta la sua preoccupante attualità. Il fatto è reso ancora più grave dalla circostanza che non si tratta di stagionali, ma di lavoratori che si occupano dei vigneti tutto l’anno. Oltre alla fuga dei cervelli, adesso assistiamo a quella della manodopera più competente”.
Anche il sistema dei flussi che consente di ingaggiare nuovi operatori, spiega Colpizzi, è macchinoso: “nella maggior parte dei casi possono iniziare a lavorare nei vigneti soltanto dopo 3-4 mesi dal momento in cui li individuiamo, saltando di fatto un’intera stagione”. Da ultimo, ma non meno ricorrente, c’è il problema degli ungulati: “fare una media è difficile, in alcuni vigneti distruggono tutto, in altri il danno è contenuto. Sono comunque una questione che aggrava un quadro già complesso”.A fronte di questo, sostiene Colpizzi, si rendono necessarie politiche fiscali adeguate: “dobbiamo uscire dalla spirale dei tassi di interesse costantemente al rialzo e servono misure che incentivino la manodopera a restare qua. Altrimenti si configura un danno diffuso per le imprese, le famiglie e lo Stato”.
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