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Veneto, Piemonte, Lombardia e Toscana tra le Regioni; Verona, Cuneo e Treviso tra le province: ecco il top delle esportazioni di vino e bevande alcoliche in Italia, ricchezza “diffusa” del Belpaese. A dirlo lo studio di Federvini e Fondazione Edison

Italia
Il vino è la vera ricchezza “diffusa” del Belpaese. Così lo studio Federvini e Fondazione Edison

L’export di vini e bevande alcoliche vale, per l’Italia, 7,3 miliardi di euro, con un saldo commerciale di 5,8 miliardi di euro. Quasi tutto dovuto al vino, che contribuisce con i suoi 5,4 miliardi di export (i tre principali mercati sono Usa, con 1,495 miliardi di euro, Uk, con 1,030 miliardi di euro, e Germania, 986 milioni di euro, tra vini rossi, bianchi e “bollicine”) e 5 miliardi di surplus commerciale. E, sebbene quella legata alla filiera vitivinicola sia una ricchezza diffusa in tutto il Belpaese, emerge come le sole Veneto (oltre 2 miliardi di euro), Piemonte (1,4) Lombardia (1), Toscana (930 milioni di euro), Trentino Alto Adige (542) ed Emilia Romagna (370); a livello regionale, valgano quasi la totalità delle esportazioni, mentre al top a livello di Province ci sono Verona (880,8 milioni di euro), Cuneo (817,5) e Treviso (579,3) che da sole fanno oltre 2,3 miliardi di euro sui 7,3 totali. Con il vino che, in valore, è il prodotto in assoluto più importante nelle Provincie di Trento (366,8 milioni di euro), Siena (311,3 milioni di euro) ed Asti (249 milioni di euro), e tra i primi 10 in quelle di Firenze (352,2), Venezia (290,2), Bolzano (175), Alessandria (170,9) Chieti (100,4), Arezzo (82), Livorno (74,4), Trapani (40,7), Aosta (40,5) e Palermo (21,8), oltre che le stesse Verona, Cuneo e Treviso. A dirlo un’analisi di Federvini (Federazione Italiana Industriali Produttori Esportatori e Importatori di Vini, Acquaviti, Liquori, Sciroppi, Aceti e Affini), insieme alla Fondazione Edison, presentato oggi a Milano.
Numeri che raccontano, ancora una volta, di quanto “i prodotti italiani, conosciuti e apprezzati in tutto il mondo, ottengono risultati straordinari sul mercato mondiale collocando il nostro Paese tra quelli più competitivi nel settore “Food & Wine”. In particolare, negli anni più recenti, l’industria enologica italiana ha conosciuto un vero e proprio boom trascinando con sé l’intera industria delle bevande alcoliche”.
Secondo l’Indice Fortis-Corradini, elaborato per conto della Fondazione Edison che calcola le eccellenze competitive nel commercio internazionale in base al saldo commerciale, l’Italia nel 2015 (ultimi dati disponibili) si è posizionata al secondo posto nel mondo per saldo commerciale in vini di uve in bottiglia (4,4 miliardi di euro) e in vini spumanti (0,9 miliardi), dietro alla Francia in entrambi i casi (che ha un saldo di 5,1 miliardi per i vini fermi e di 3,1 per gli spumanti).
L’approfondimento dei dati a livello provinciale ci permette di scoprire che dei 7,3 miliardi di euro esportati complessivamente dall’industria dei vini e delle bevande alcoliche 2,3 miliardi derivano da sole 3 province italiane che esportano rispettivamente valori superiori a 500 milioni di euro: Verona, Cuneo e Treviso. A queste si aggiungono altre 7 province (Trento, Siena, Asti, Firenze, Venezia, Belluno, Chieti), che si posizionano nella classe di fatturato estero che va dai 200 milioni di euro ai 499, che insieme raggiungono un export di 2,2 miliardi. Da queste 10 province italiane deriva il 60% dell’intero export italiano di vini e bevande alcoliche. Con l’industria dei vini e delle bevande che risulta essere di fondamentale importanza per l’economia del territorio di alcune province italiane, di cui è il principale settore per valori di export, come detto per Trento, Siena e Asti, o il secondo settore, come nel caso delle già citate Verona e Cuneo e nel caso di Venezia.
“Il valore delle esportazioni italiane nel settore del vino e delle bevande alcoliche è un importante indicatore della qualità dei nostri prodotti - ha dichiarato il presidente di Federvini, Sandro Boscaini - l’intera filiera vitivinicola non può, però, rimanere ferma e cullarsi dei risultati positivi finora raggiunti e, pertanto, come già suggerito dal Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina, occorre uno sforzo maggiore da parte di tutti i soggetti della filiera per migliorare ulteriormente la qualità della produzione italiana, che va comunque comunicata sempre meglio e di più in abbinamento alla bellezza dell’Italia, all’arte e alla cultura. L’impegno comune da parte di tutti i protagonisti del mondo vitivinicolo - continua il presidente Federvini, Sandro Boscaini - deve essere orientato a far sì che il vino italiano diventi espressione di esperienza, tradizione, cultura, territorio e valori umani. Le previsioni per la vendemmia 2016 sono ottime e, di conseguenza, le aspettative sul mercato sono buone ed in crescita sull’anno precedente”.
“Pochi settori come quello del vino, degli spumanti, dei liquori, degli amari e degli aceti contribuiscono in modo altrettanto importante alla bilancia commerciale italiana - ha dichiarato Marco Fortis, direttore della Fondazione Edison e docente all’Università Cattolica di Milano (e membro cda Rai, ndr) - non è soltanto un contributo quantitativo, che in termini di surplus con l’estero vale oltre 5 miliardi di euro, una cifra davvero straordinaria. Ma è anche un contributo culturale e sociale a 360 gradi di un modello produttivo sia verticale sia trasversale, che valorizza nello stesso tempo tradizioni, agricoltura, tipicità territoriali e occupazione, trainato da una imprenditoria dinamica, capace di essere locale ed internazionale ad un tempo. La filiera del vino è una bandiera del made in Italy che ogni anno sta dimostrando di saper fare passi in avanti enormi in termini di qualità e innovazione”.

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