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Ventiquattro / Il Sole 24 Ore

Percarlo toscano fiero ... Il vino scelto da Giorgio Pinchiorri... Capire un vino e raccontarlo nelle sue sfumature è compito quotidiano. Assieme al cantiniere e all’equipe di sommelier, due volte alla settimana degusto novità e vecchie annate di vini famosi per esser certi del loro perfetto equilibrio. In onore alla Toscana, nuova patria che mi ospita fin da giovane, dedico questo primo appuntamento a Percarlo, vino fedele al territorio, che viene prodotto a Gaiole in Chianti, nella Fattoria di San Giusto a Rentennano. Da un paio di decenni sono entrato in sintonia con i vini da Sangiovese in purezza, il vitigno toscanissimo che per secoli è stato “mischiato” ad altri, non sempre idonei a migliorare il suo potenziale qualitativo. Vien da credere che questa altra questione sia iniziata per ribellione verso i disciplinari delle Doc e Docg che, con le bizzarre regole di uvaggi e invecchiamenti in botte e bottiglia, non favoriscono chi mira all’alta qualità. Nella carta dei vini dell’Enoteca, Percarlo è presente fin dalla vendemmia ’85. Mi sorprende ancora oggi e consiglio in particolare quella del 2001 per la sua potenza unita all’eleganza, ideale per il petto d’anatra allo spiedo o l’agnello gratinato alle erbe. Le soddisfazioni gustative dei vini toscani sono davvero appaganti e accarezzano la classe e la qualità dei Bordeaux, per un parallelismo storico e culturale, non per terra e per fattori climatici.

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