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Ventiquattro / Il Sole 24 Ore

Ferrari, perle di Pinot in purezza ... Non condivido lo stile di molti esperti che tendono a esagerare biasimando le annate meno propizie: spesso sono smentiti dal tempo. E un’abitudine che causa danni ai piccoli vignaioli e non certo al vino di largo consumo, indenne dal condizionamento dell’informazione.
L’ultima vendemmia criticata è stata quella del 2002. A distanza di sette anni è difficilmente reperibile; le poche bottiglie rimaste dimostrano il contrario di quanto è stato sostenuto. Non si tratta di un millesimo da conservare per anni in cantina, ma i vini ottenuti da uve selezionate con attenzione sono stati dimezzati nel volume e risultano ancora gradevolissimi: potrei citare almeno cinquanta espressioni toscane e altrettante piemontesi. Troppo spesso il consumatore appassionato si fossilizza sulla negatività trasmessa dai media e ne fa suo il giudizio, non considerando la diversità dei risultati da uve bianche o rosse, oppure delle produzioni del Nord rispetto a quelle del Sud. In Trentino le uve del 2002 si sono rivelate perfette per la spumantizzazione, tanto che la famiglia Lunelli ha colto l’occasione per realizzare particolari bollicine ottenute solamente da pinot nero. Una sfida con il più delicato e imprevedibile dei vitigni che, per le Cantine Ferrari, dura da molti anni. A mio giudizio, il Perlè Nero Trento Doc è spontaneamente un vino ideale per ogni portata, a eccezione dei dessert. Per le sue caratteristiche consiglio una temperatura di servizio intorno ai sei gradi, accorgimento che esalta la complessità gustativa e sottolinea i toni minerali e fruttati con intriganti note di tostatura. Uno spumante elegante, stimolante e suadente.

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