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RISERBO ASSOLUTO

Verso la “Pace dell’Amarone”: Consorzio e Famiglie non si sbilanciano, ma il lavoro continua

Consorzio della Valpolicella e Famiglie Storiche dell’Amarone non si sbottonano, ma si auspica una ricomposizione in tempi rapidi
AMARONE, CONSORZIO VALPOLICELLA, FAMIGLIE STORICHE, Italia
Verso la ricomposizione tra Consorzio della Valpolicella e Famiglie Storiche

Il tavolo di confronto per mettere fine alla querelle tra il Consorzio Tutela Vini Valpolicella e le Famiglie Storiche dell’Amarone sta lavorando, per il bene di uno dei territori del vino più importanti d’Italia e del mondo, ma è troppo presto per sapere come andranno le cose. La ricerca di una soluzione positiva per tutti è scattata all’indomani della sentenza del Tribunale di Venezia dell’inizio del novembre scorso che ha dato ragione al Consorzio e ha proibito alle Famiglie (13 storiche realtà dell’Amarone della Valpolicella (Allegrini, Begali, Brigaldara, Guerrieri Rizzardi, Masi, Musella, Speri, Tedeschi, Tenuta Sant’Antonio, Tommasi, Torre d’Orti, Venturini e Zenato), l’uso della dicitura “Famiglie dell’Amarone d’Arte”, imponendone la rimozione da sito internet, dalle bottiglie e da ogni altro materiale.
Tuttavia se per la legge italiana nessun produttore, o nessuna associazione di produttori, può utilizzare la denominazione del vino e il suo territorio, compreso il suo nome, perché patrimonio comune di tutti i produttori aderenti o meno al Consorzio, l’Euipo (Ufficio dell’Unione Europea per la Proprietà Intellettuale, incaricato di gestire i marchi dell’Unione Europea e i disegni e modelli comunitari registrati) ha respinto la richiesta di nullità del marchio avanzata dal Consorzio.
Evidentemente la trattativa è delicata e nessuna delle due parti vuole dire nulla per timore che possano intervenire interferenze dall’esterno. La cosa è comprensibilissima visto che il campo di gioco è di quelli delicati: si tratta di una delle più importanti denominazioni di vino rosso non solo del Veneto, ma a livello nazionale. I vini Valpolicella - poco più di 60 milioni le bottiglie delle Dop Valpolicella, Amarone, Recioto e Ripasso - hanno generato nel 2017 un giro di affari complessivo di 600 milioni di euro, di cui 355 milioni stimati solo per l’Amarone, che traina l’export.
“Stiamo lavorando - ha detto Andrea Sartori, presidente del Consorzio - ma è prematuro parlarne o addirittura potrebbe essere controproducente”. “Ci stiamo confrontando, ma siamo all’inizio - ha risposto Sabrina Tedeschi, presidente delle Famiglie Storiche dell’Amarone. Ora serve concretezza per arrivare in fondo”.

Non resta, come ormai da più parti viene fatto da tempo, che auspicare un accordo tra due realtà importanti e vitali per la denominazione. Da una parte il Consorzio di tutela che con la sua vasta base associativa ha il dovere/diritto di tutelare il marchio collettivo “Amarone” e dall’altra le 13 aziende riunite nelle Famiglie Storiche, non socie del Consorzio, che moltissimo hanno fatto, e tuttora fanno, per far crescere e affermare l’immagine dell’Amarone. Accanto all’auspicio anche una esortazione. I tempi sono abbastanza stretti. La vendemmia è alle porte e la prossima udienza, prima della sentenza, è fissata per il 5 febbraio 2019.

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