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Verso un’agricoltura senza combustibili fossili: la storica decisione alla Cop28 di Dubai

Da Confagricoltura a Coldiretti, a Cia - Agricoltori Italiani, la notizia è stata accolta con soddisfazione. Slow Food Italia fuori dal coro
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Un’immagine dell’agricoltura di Sketchepedia by Freepik

Una decisione che segna un nuovo punto di inizio. I 198 delegati alla Cop28, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, hanno approvato il “Global Stocktake”, il bilancio degli impegni e che comprende le azioni per ridurre le emissioni di gas serra. La novità è che i combustibili fossili appaiono nel testo, si va dunque verso l’addio di queste fonti. La notizia è stata accolta con soddisfazione da chi rappresenta il mondo agricolo italiano. Ad iniziare dal presidente Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, che ha commentato l’accordo raggiunto alla Cop 28 a Dubai come “un accordo storico perché, per la prima volta, è stato concordato un processo di transizione verso l’abbondono dei combustili fossili che sono responsabili di oltre il 70% delle emissioni di gas ad effetto serra a livello globale. Un processo che è indispensabile per raggiungere senza incertezze e ritardi gli obiettivi già fissati nell’Accordo di Parigi. Di grande importanza, - aggiunge - anche l’obiettivo di triplicare la produzione di energie rinnovabili entro il 2030 e la chiara indicazione di rafforzare le iniziative per lo stoccaggio al suolo del carbonio. In quest’ottica, l’agricoltura e le foreste hanno un ruolo ancora più importante da svolgere”. In Italia, ricorda Confagricoltura, viene già assorbito il 10% delle emissioni annuali totali. “Dai dibattiti svolti nel corso della Cop 28 - afferma Giansanti - sono emerse alcune indicazioni di rilievo, per rendere i sistemi agroalimentari più produttivi e sostenibili. Si tratta di indicazioni che, a nostro avviso, torneranno utili nella presidenza italiana del G7”. Confagricoltura ha evidenziato come Europa, Usa, Cina e India rappresentano il 60% delle emissioni globali, si sale al 70% con Federazione Russa e Giappone ma anche che l’incidenza della Ue è inferiore al 10% e continua a diminuire con una velocità superiore a quella degli Stati Uniti.
L’accordo sul documento finale della Cop28 a Dubai, è il commento della Coldiretti, è stato raggiunto nell’anno che si appresta a classificarsi come il più caldo mai registrato nel pianeta con la temperatura record sulla superficie della terra e degli oceani, superiore di 0,13 gradi rispetto al 2016 che deteneva il primato fino ad ora (analisi Coldiretti sulla base dei dati del Servizio per il Cambiamento Climatico di Copernicus nei primi undici mesi 2023). Una tendenza che non ha risparmiato nemmeno l’Italia con il 2023 che “si classifica fino ad ora al secondo posto tra gli anni più caldi dal 1.800 con una temperatura superiore di 1,05 gradi la media storica da quando sono iniziate le rilevazioni nel 1.800, secondo l’analisi Coldiretti sui dati Isac Cnr nei primi undici mesi”. Un’anomalia climatica che incide sul crollo dei raccolti nazionali tanto che Coldiretti parla di “annata nera per l’agricoltura italiana con danni che, tra coltivazioni e infrastrutture, superano i 6 miliardi a causa dei cambiamenti climatici”. Il presidente Ettore Prandini ha sottolineato che “i cambiamenti climatici impongono una nuova sfida per le imprese agricole che devono interpretare le novità segnalate dalla meteorologia e gli effetti sui cicli delle colture, sulla gestione delle acque e sulla sicurezza del territorio. Un obiettivo che richiede un impegno delle Istituzioni per accompagnare innovazione dall’agricoltura 4.0 con droni, robot e satelliti fino alla nuova genetica green no ogm alla quale la Commissione Europea, anche grazie al nostro pressing, sta finalmente aprendo le porte. Servono investimenti per la manutenzione, risparmio, recupero e regimazione delle acque con un sistema diffuso di piccoli invasi che possano raccogliere l’acqua in eccesso per poi distribuirla nel momento del bisogno”.
Anche Cia - Agricoltori Italiani ha espresso soddisfazione “per il risultato storico che ha messo nero su bianco la “transition away” da petrolio e carbone entro il 2050. L’accordo raggiunto dalla Cop28, a Dubai, sull’addio alle fonti fossili è una mano tesa non solo al Pianeta, ma anche a tutta la sua agricoltura che, mai come negli ultimi anni, ha subito gli effetti dei cambiamenti climatici, senza smettere di impegnarsi per la transizione green ed energetica, continuando a produrre cibo di qualità, tutelando biodiversità e territorio”. Il presidente Cristiano Fini ha aggiunto come “per Cia infatti resta cruciale l’obiettivo di emissioni zero e ancora meglio la costruzione di un percorso che metta al centro il ruolo chiave degli agricoltori nel processo di mitigazione climatica. Ed è in questo senso che va, ancora di più, valorizzata la funzione antismog dell’agricoltura che, da sola, sequestra 0,5 tonnellate di carbonio per ettaro l’anno”.
Di diverso avviso, invece, Slow Food Italia: “dopo lunghi negoziati - spiegano - , per la prima volta sono stati citati nel documento finale i combustibili fossili, ma l’accordo sulla transizione verso la neutralità carbonica è zeppo di scappatoie e permetterà ai Paesi di non muoversi con la velocità necessaria per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C”. La presidente Barbara Nappiniha aggiunto che “la cosa più deludente è che, come ci aspettavamo, l’agroecologia non è emersa come elemento chiave e potenziale soluzione per cambiare il sistema alimentare e combattere il cambiamento climatico. Si è discusso molto di fonti energetiche alternative, ma, ancora una volta, non si è messo in discussione il modello attuale di sviluppo, produzione e consumo”.

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