Se la vendemmia 2023, in Italia, a livello generale, è stata segnata soprattutto dalle forti piogge primaverili e dalla peronospora (con le stime nazionali riviste a ribasso, dal -12% stimato inizialmente al meno -20%, -24%, aggiornato dopo l’andamento anomalo di settembre da Assoenologi, Ismea e Unione Italiana Vini), c’è a chi è andata peggio, come all’Emilia Romagna, che ha dovuto fare i conti anche con la tragica alluvione che, intorno a metà maggio, vide cadere in pochi giorni 350 milioni di metri cubi d’acqua, con danni devastanti. Eppure, nella Regione, che è al n. 5 per valore esportato tra le regioni italiane, con 452 milioni di euro nel 2022, secondo dati Istat, nonostante i danni subiti anche dalle cantine, ricorderà la 2023 come una buona annata, sul fronte della qualità.
“Il comparto vitivinicolo dell’Emilia-Romagna, forte di 2.753 cantine, ha un patrimonio di 53.000 ettari vitati condotti da 16.000 aziende - spiega il Consorzio Vini di Romagna (ai cui produttori vini, dal Sangiovese di Romagna all’Albana, ma non solo, sarà dedicato, nelle prossime settimane, un numero speciale de “I Quaderni di Winenews”, la nostra newsletter di monografie sui territori di critica enologica, ndr) - un numero significativo delle quali, soprattutto nella parte romagnola, hanno subito danni nell’alluvione di maggio. I danni maggiormente rilevati sono quelli legati principalmente alle frane e allo sviluppo della peronospora nei vigneti delle aree collinari, dove non è sempre stato possibile eseguire con tempestività i trattamenti data l’inagibilità dei terreni. A questo si aggiungono i danni subiti dalle aziende che hanno dovuto sospendere la loro attività commerciale a causa della interruzione della viabilità pubblica, come accaduto ad esempio nei territori tra Modigliana e Brisighella”.
A livello produttivo, le cose, in un territorio che è un “mosaico vinicolo” che si intreccia a bellezza, storia, artigianato ed arte, come abbiamo raccontato in questo video, sono andate diversamente tra pianura e collina, con un bilancio di produzione globale quantitativamente discreto e qualitativamente eccellente. Il Consorzio, infatti, parla di una produzione stabile o in leggero incremento nei vigneti delle aree di pianura, nonostante gli allagamenti e i vari eventi straordinari che hanno interessato queste zone; nell’area collinare invece, le diverse calamità che si sono susseguite hanno determinato una riduzione della produzione significativa, con un calo rispetto alle ultime due vendemmie che erano già state scarse.
“In termini di avversità, il 2023 non ci ha fatto mancare nulla: a un inverno siccitoso hanno fatto seguito sporadiche gelate primaverili - commenta Roberto Monti, presidente del Consorzio Vini di Romagna - che hanno interessato alcuni fondi valle e qualche area di pianura. A questo si sono poi aggiunte le intense piogge di maggio e quindi l’alluvione in pianura e le frane in collina, con danni diretti e indiretti ai vigneti. Nei vigneti collinari, dove l’impraticabilità della viabilità o dei terreni ha generato ritardi negli interventi in vigneto, la diffusione di peronospora e oidio ha portato a una sensibile riduzione della produzione, anche se il danno non ha raggiunto i livelli riscontrati in altre regioni del Centro-Sud-Italia. Non sono poi mancate grandinate, trombe d’aria ed una crescente pressione della flavescenza dorata. In media, la stima di produzione per le imprese di collina è compresa tra -20% e -25%. Bene, comunque, la qualità; il tempo stabile e soleggiato della seconda parte dell’estate e in particolare la buona escursione termica fra giorno e notte registrata nel finale d’agosto e nel mese di settembre, hanno avuto un ruolo determinante sulla qualità delle uve”. Uve che si sono presentate “belle, in perfetto stato sanitario, con giusta concentrazione zuccherina e buon equilibrio acido. Una corretta vinificazione potrà esaltare le caratteristiche di questa produzione e portare a ottimi risultati qualitativi. Il dato si riscontra positivo anche nelle vigne con rese per ettaro più alte e non destinate a produzioni Dop”, spiega Monti.
Che, al di là della contingenza dell’alluvione e della vendemmia, traccia un futuro, per la Regione, in cui la strada maestra, come per tutti, è quella della qualità: “se il trend delle ultime annate restituisce un quadro chiaro di come i cambiamenti climatici siano ormai una realtà da affrontare, in un susseguirsi di stagioni siccitose ed eventi straordinari, l’unica soluzione è fare qualità nel vigneto, nell’ottica di valorizzare le produzioni attraverso le denominazioni d’origine. È qui che s’innesta il lavoro del Consorzio, costantemente presente a fianco delle realtà produttive nella tutela delle denominazioni di origine, nella cura della comunicazione e promozione dei vini di Romagna. Anche in una delle annate più difficili degli ultimi trent’anni, l’attività del Consorzio e dei produttori è sinonimo di garanzia di qualità”.
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