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Vinitaly 2016 - Il futuro del vino? Per i consumatori italiani è degli autoctoni e green. Il 50% beve vino 2-3 a settimana, sparkling i preferiti dai millennials. Così una Consumer Survey Nomisma-Wine Monitor con Istituto Marchigiano di Tutela Vini

Territorialità, esperienza e sostenibilità. Sono queste le parole d’ordine per il mondo del vino italiano secondo una nuova Consumer survey realizzata da Nomisma-Wine Monitor che ha analizzato i comportamenti di consumo di vino in un campione rappresentativo della popolazione italiana over 18 tra canali di acquisto, motivazioni, prezzi e criteri di scelta. Secondo l’indagine, di scena oggi a Vinitaly con l’Istituto Marchigiano di Tutela Vini - Imt, per i consumatori sono i vini da vitigni autoctoni i protagonisti indiscussi del futuro enologico italiano, identificati dal 39% degli intervistati come trend di consumo dominante. In totale, sono 44 milioni le persone (l’80% dei 18-65enni) che, nel corso del 2015, hanno consumato vino in Italia, con il 50% che lo beve almeno 2-3 volte a settimana e il 65% che ne assume più di 2 bicchieri ogni 7 giorni. Il consumo si rivela essere direttamente proporzionale all’età, con il 64% dei Baby boomers (51-69 anni) che beve regolarmente più volte alla settimana, contro il 50% della Generazione X (36-50enni) e appena il 38% dei più giovani Millennials, che però risultano essere i maggiori consumatori di sparkling. Stappato prevalentemente in casa (64%) e al ristorante (17%), quando si parla di vino, resta forte il legame con la cucina, tant’è che il 20% degli intervistati suggerisce alla pubblicità di puntare sugli abbinamenti enogastronomici. Ma è una tavola sempre più verde quella degli italiani, che vedono il vino del futuro orientarsi verso marchi biologici (20%), vini carbon neutral (9%), packaging eco-sostenibili (5%) e vini vegani (4%).
Tra gli autoctoni, spunta la sfida di popolarità dei bianchi il Verdicchio, l’autoctono marchigiano conosciuto dal 77% dei consumatori, tallonato dal Vermentino (76%) e seguito a distanza da Vernaccia (67%), il Tocai Friulano (66%) e la Falanghina (62%). Un successo, quella dei vini identitari, sottolineato anche dall’importanza della territorialità nei criteri di scelta del vino: il 36% dei consumatori si orienta nell’acquisto principalmente in base alla provenienza, prestando attenzione alla regione di produzione (26%) e alla nazionalità (10%). E mentre 1 italiano su 5 si dichiara disposto a esplorare nuovi territori e vini grazie a promozioni che strizzano l’occhio al portafoglio, il passaparola rimane la migliore arma di diffusione di massa.
Nella fase di ricerca delle informazioni, per il 34% del campione il consiglio di amici e familiari è più convincente di sommelier (7%) e media specializzati (9%), che registrano il netto sorpasso del web sul cartaceo (rispettivamente 6% e 3%). Si afferma quindi l’importanza dell’esperienza, quella raccontata o vissuta direttamente attraverso degustazioni al ristorante (importanti per il 13%) ed eventi fieristici dedicati (7%).

Focus - Indagine Nomisma-Wine Monitor per Imt: agroalimentare Marche produce valore aggiunto sull’economia regionale per 2 miliardi di euro, che pesa più del doppio della media nazionale (12% contro 7%)
Nelle Marche il sistema agroalimentare - vino in primis - vale 2 miliardi di euro, conta su 43.000 imprese e presenta un valore aggiunto sull’economia regionale quasi doppio rispetto alla media nazionale. Sono i numeri chiave dello studio sugli impatti socioeconomici della filiera agroalimentare marchigiana realizzato da Nomisma/Wine Monitor e presentato oggi al Vinitaly con l’Istituto Marchigiano di Tutela Vini-Imt. “L’indagine - ha detto il direttore del settore agroalimentare di Nomisma, Denis Pantini - svela tutta la centralità del settore primario e della sua trasformazione. In una Regione il cui impatto con la crisi si è rivelato dirompente per diverse eccellenze produttive, l’agroalimentare ha tenuto e oggi può essere una leva di rilancio importante per l’economia regionale, anche sul fronte turistico”.
Nel complesso, il comparto con il suo indotto rappresenta circa 43.000 aziende (il 28% del totale regionale), conta 70.000 occupati (11%) e produce un valore aggiunto totale di quasi 2 miliardi di euro. Sul territorio, le oltre 28.000 aziende agricole occupano una superficie utilizzata (Sau) di 472.000 ettari - la metà dell’intera superficie della Regione - con una dimensione media (10,5 ettari) ben superiore a quella nazionale (7,9 ha).
Lo studio “Il valore socioeconomico del vino e dell’agroalimentare nelle Marche”, commissionato da Imt e che prevede altre ricognizioni nel corso dell’anno, dimostra come negli anni di recessione economica l’agroalimentare made in Marche sia andato controcorrente, con una sostanziale tenuta del valore aggiunto, a fronte di perdite importanti degli altri settori. A partire dall’industria manifatturiera, passata dal 25,3% al 21,7%, dalle costruzioni (dal 6,4% al 5,4%) e dall’elettronica (dal 4,8% al 4%). E se in un contesto di calo occupazionale l’agroalimentare mantiene inalterato il suo contributo, è evidente l’escalation dell’export del settore, cresciuto negli ultimi 10 anni 4 volte più del totale manifatturiero (+107% contro 27%).
“In agricoltura - ha detto il direttore dell’Istituto Marchigiano di Tutela Vini, Alberto Mazzoni - il trend positivo dell’export dal 2005 al 2015 è stato ancora più netto, con un balzo in avanti del 286%. La terra oggi rappresenta un ritorno al futuro su cui puntare fortemente, anche in termini di immagine distintiva dell’intera regione. Per questo crediamo nella strategicità della nuova compagine associativa ‘Food Brand Marche’, che conta già circa la metà del Pil del settore e che promuoverà i nostri marchi nel mondo”. Nel dettaglio, il vino rappresenta il primo prodotto alimentare marchigiano esportato e influisce, in valore, su quasi un quarto dell’intero commercio. A seguire ‘pasta e prodotti da forno’ (12%), ‘conserve vegetali’ (10%), ‘carni’ (8%), ‘mangimi’ (7%).

Focus - Indagine Nomisma-Wine Monitor per Imt: Marche terza Regione più attrattiva dopo Emilia Romagna e Toscana per i turisti
Marche al plurale anche nella percezione della brand reputation dei suoi prodotti tipici: gli italiani che non la conoscono la collocano in basso nella classifica, per gli user Marche è invece la terza Regione italiana più attrattiva, dopo Emilia Romagna e Toscana. È quanto emerso oggi al Vinitaly da un’indagine su turisti e visitatori realizzata da Nomisma-Wine Monitor e presentata con l’Istituto Marchigiano di Tutela Vini-Imt, nella ricerca “Il valore socioeconomico del vino e dell’agroalimentare nelle Marche”. Secondo la survey, condotta su un campione di 1.200 interviste, la gastronomia e i vini delle Marche rappresentano un motivo importante del viaggio, dietro solo al mare e ai borghi/città d’arte. Tra chi vede l’enogastronomia come la principale attrazione della Regione, figurano soprattutto le persone con alto grado di istruzione e maggior capacità di spesa.
“Questa indagine - ha detto il direttore dell’Imt, Alberto Mazzoni - da una parte ci inorgoglisce, dall’altra ci dice che dobbiamo fare di più sul fronte della promozione e della comunicazione del nostro territorio. E l’enoturismo, la gastronomia, il paesaggio rurale possono rappresentare un valore aggiunto determinate per lo sviluppo economico di agricoltura e turismo”. Proprio l’enoturismo, secondo Silvia Zucconi di Nomisma è la voce con grandi prospettive di crescita: “il turismo dà un forte impulso al settore agroalimentare, sia per l’impatto diretto che ha sulla ristorazione che per l’acquisto di vino e prodotti agroalimentari, con un giro d’affari quantificato da Unioncamere in 355 milioni di euro. Rilevanza che trova conferma anche nell’indagine condotta da Nomisma, secondo la quale il 36% della spesa dei turisti afferisce all’acquisto di vini e prodotti alimentari, incidenza che sale al 50% tra gli escursionisti che visitano le Marche in giornata”.
E se per i turisti le Marche sono ritenute ospitali (25%), ricche di cibi gustosi (13%) e di vini di qualità (7%), anche l’impatto paesaggistico delle sue campagne è apprezzato. Qui la viticoltura è protagonista perchè, secondo l’indagine, oltre il 90% dei turisti/escursionisti ritiene che i vigneti presenti in regione contribuiscano a creare unicità e bellezza per il paesaggio marchigiano. Tra i vini e i prodotti alimentari svetta il Verdicchio (primo vino ricordato in termini di notorietà spontanea) con il 56%, le olive ascolane, il Ciauscolo e il rosso Conero (14%).
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