Il Vinitaly dei record si chiude con una coda polemica. Il megasalone veronese rischia il collasso per eccesso di successo. Lo aveva previsto Angelo Gaja che ha disertato la rassegna veronese pur dichiarando che è insostituibile per il vino italiano (ed altri big del vino, stando ai rumors, fanno sapere che il prossimo anno non saranno a Verona). Ma la minaccia più forte arriva dalla Toscana che potrebbe ritirare la sua delegazione alla prossima edizione. Eppure mai come quest'anno i numeri dicono che Veronafiere è al centro del mondo del vino. Oltre 200.000 visitatori in 5 giorni di apertura degli stand, l'area espositiva che ha sfondato il tetto dei 60.000 metri quadrati, oltre 4.000 gli espositori, una partecipazione mai vista al Concorso Enologico Internazionale e molti moltissimi affari. Dunque, un bilancio lusinghiero per la rassegna organizzata da Veronafiere che conferma al Vinitaly il primato internazionale tra le esposizioni dedicate al mondo del vino.
Ma proprio l'eccessiva affluenza di pubblico “non professionale” la carenza di servizi all'interno del quartiere espositivo, il caos nel traffico e la insufficienza e inadeguatezza dei parcheggi hanno provocato reazioni negative. La più decisa, e per certi versi clamorosa, è stata quella dell'assessore regionale all'agricoltura della Regione Toscana Tito Barbini rilanciata da un articolo del quotidiano fiorentino “La Nazione”. Barbini - confortato in questo dal parere dei responsabili dei Consorzi delle maggiori denominazione toscane (Chianti Classico e Brunello) e dalla organizzazione delle imprese toscane (Coldiretti e Confagricoltura) - non ha usato mezze misure: "a momenti no era neppure possibile camminare nei padiglioni. O qui tutto cambia e si va verso un sostanziale miglioramento o dovremo rivedere la nostra partecipazione". Barbini non mette in causa l'efficacia del Vinitaly ma l'efficienza dei servizi sì ("bagni pochi e sporchi, parcheggi pochi e inutilizzabili, condizioni ambientali inadatte per la degustazione dei vini") e, soprattutto, chiede che non ci sia un così massiccio afflusso di visitatori che tolgono spazio ai veri operatori di mercato. Tant'è che Barbini ha in mente di convocare un vertice con i suoi omologhi di regioni viticole importanti come Emilia-Romagna e Piemonte per cambiare le cose a Vinitaly. Ma dopo il j'accuse Barbini afferma anche: "sono soddisfattissimo dei risultati commerciali raggiunti dalle aziende toscane, anche se è inammissibile che tante imprese toscane non trovino spazio a Verona" (sono 320 le aziende toscane in coda, ndr).
Il caso Vinitaly è dunque posto. E se la Toscana lancia il suo j'accuse, c'è chi ha mosso addirittura una protesta ufficiale: è l'Unione Italiana Vini, l'associazione che rappresenta la stragrande maggioranza delle aziende vitivinicole italiane. "Non potevo esimermi da esternare tutte le nostre preoccupazioni alla Fiera di Verona - dichiara a Winenews il presidente dell'Unione, Ezio Rivella - me lo hanno chiesto la stragrande maggioranza degli associati". E Rivella svela che la "protesta è stata avanzata con il Vinitaly ancora in corso. Sia bene inteso - precisa il presidente di Unione Italiana Vini - le critiche vengono rivolte alla logistica della rassegna non alla sua efficacia: il Vinitaly quest'anno ha dato in termini di attenzione e di business risultati lusinghieri. Tuttavia, questo non può fare velo alle troppe difficoltà incontrate dagli espositori". Che il presidente dell'Unione Italiana Vini condensa così: "il pubblico non deve più entrare, i servizi devono essere migliorati, servono spazi e ambienti capaci di far degustare al meglio i vini, vanno potenziati i parcheggi e la viabilità verso i padiglioni, altrimenti il Vinitaly scoppia. Il vero punto dolente è però l'eccessiva affluenza di pubblico a scapito degli operatori professionali, non credo che VeronaFiere abbia bisogno dell'incasso delle vendita dei biglietti per sostenere il Vinitaly". Rivella sottolinea però di avere trovato pronto accoglimento delle sue critiche da parte di Pierluigi Bolla. "Il commissario straordinario di Veronafiere - spiega il presidente dell'Unione Vini - ha confermato che le nostre critiche sono giuste e giustificate, ci ha invitato ad esternarle in forma ufficiale per dare alla Fiera uno strumento di pressione verso l'amministrazione comunale che deve potenziare parcheggi, viabilità e logistica attorno ai padiglioni. Io mi sono limitato ad osservare che è vero che c'è una parte di responsabilità che deriva dalla collocazione oggettiva del quartiere fieristico, ma che anche sotto il profilo strettamente organizzativo si deve fare di più per mantenere il prestigio e l'efficienza di Vinitaly che, dal punto di vista economico, è un appuntamento irrinunciabile per le nostre aziende, come anche l'edizione appena conclusa ha confermato". E sulla stessa lunghezza d'onda è anche il presidente dell'Enoteca Italiana, Flavio Tattarini: "se dovessi giudicare con gli occhi di un imprenditore direi che il Vinitaly quest'anno ha avuto un indubbio successo; se devo giudicare con gli occhi di un espositore devo dire che il Vinitaly quest'anno è stato un calvario per quanto riguarda logistica e servizi. A noi Veronafiere ha concesso molte attenzioni, ma le critiche non sono certo mancate. Bisognerà riesaminare la situazione anche perché il Vinitaly deve essere valorizzato. Altrimenti le aziende cercheranno delle alternative".
Redazione Winenews
Copyright © 2000/2025
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2025