In un mondo sempre più bipolare, che alla trazione Usa affianca ormai, sia sul piano politico che su quello economico, le spinte della Cina, l’Italia, saldamente “atlantica”, da Paese produttore ed esportatore, guarda con interesse e necessità ad ogni angolo del mondo. Non fa ovviamente eccezione il comparto vino, che, a Vinitaly 2023, di scena a Verona dal 2 al 5 aprile, accoglierà un contingente di oltre 1.000 buyer (+43% sul 2022), da 68 Paesi selezionati. Nutrita la pattuglia cinese che, con 130 top buyer, è di gran lunga il più rappresentato dei 17 Paesi dell’Asia, protagonisti a Verona: solo Usa e Canada, che, insieme valgono poco meno di un terzo di tutte le esportazioni del vino italiano, fanno meglio, con 200 buyer.
Ai 130 buyer in arrivo dalla Cina è demandata la missione più difficile: tornare grandi in Cina, mercato fondamentale ma che, da qualche anno, vive un costante declino dei consumi di vino, e quindi delle importazioni, aggravato dai tre lunghi anni di pandemia, segnati da lockdown strettissimi, che hanno paralizzato per lunghi periodi metropoli ed intere Regioni. Nel 2022, così, le importazioni di vino italiano, a valore, si sono fermate a quota 152,2 milioni di dollari, secondo i dati della China Association for Imports and Exports of Wine & Spirits, analizzati da Wine2Asia. I vini fermi imbottigliati hanno generato un giro d’affari di 133 milioni di dollari (-18,5%), per un prezzo medio di 5,51 dollari al litro ed una quota di mercato del 10%, mentre il valore degli sparkling è stato di 16,6 milioni di dollari (-18,2%), per un prezzo medio di 3,75 dollari al litro.
Ancora lontana la Francia, che segna, comunque, un calo persino superiore a quello dell’Italia, ma che dai vini fermi imbottigliati ha, comunque, incassato 662 milioni di dollari (-22%), mentre al secondo posto, nella categoria, si piazza stabilmente il Cile, capace di sostituire l’Australia (con cui sono in corso trattative serrate per l’abolizione dei super dazi che gravano da anni sul vino del Nuovissimo Mondo, ndr) sul mercato, fatturando nel 2022 326 milioni di dollari (+5,8%). Per gli spumanti, invece, la Francia è leader ancora più incontrastata, con 62,5 milioni di dollari di esportazioni (-24,3% sul 2021) ed un prezzo medio di ben 38,5 dollari al litro (+18,5%), ed una market share del 72%.
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