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VinitalyBio: i consumatori di vini bio in Italia sono 10,6 milioni, e vola anche l’export, a 137 milioni di euro nel 2015 (+38% rispetto al 2014). Nel 2015 le vendite di vino bio a 205 milioni di euro. Così un’analisi Wine Monitor-Nomisma & Federbio

Nel 2015 le vendite di vino bio italiano hanno raggiunto complessivamente 205 milioni di euro. Tale giro d’affari è realizzato per 1/3 sul mercato interno (68 milioni di euro, considerando tutti i canali, gdo, catene specializzate in prodotti bio, enoteche, ristorazione-wine, vendite diretta) e per la restante parte (137 milioni di euro) sui mercati internazionali (+38% sull’export di vino bio realizzato nel 2014), con il 75% delle imprese che producono bio che esportano. La Germania è il primo Paese di destinazione (dove il mercato italiano del vino bio produce il 38% del fatturato complessivo), seguita da Usa e Svizzera. Ma a crescere è anche la consumer base: negli ultimi 12 mesi il 21% della popolazione italiana over 18, ovvero 10,6 milioni di persone, ha bevuto in almeno un’occasione - a casa o fuori casa - vino biologico certificato. Percentuale in continua crescita negli ultimi anni (nel 2013 era pari al 2%, nel 2014 era pari al 12%), sintomo di un forte apprezzamento da parte del consumatore, che riconosce al vino bio naturalità (44% degli user riconosce tale fattore distintivo) ma anche qualità (17%). Per tutte queste caratteristiche distintive, il 75% dei wine user bio è disposto a spendere di più per acquistare un vino con il marchio bio. Emerge da un’analisi Wine Monitor-Nomisma di scena a VinitalyBio, nella tavola rotonda promossa FederBio “Il mercato europeo del vino biologico, strategie per lo sviluppo e l’internazionalizzazione”.

“Il marchio biologico è indubbiamente un valore distintivo di grande successo, non solo per l’alimentare, ma anche per il vino; in soli due anni la quota di consumatori italiani che beve vino bio è raddoppiata - ha detto Silvia Zucconi, survey voordinator di Wine Monitor- Nomisma - ma il successo non si ferma ai confini nazionali: l’export di vino bio nell’ultimo anno cresce del 38%, a fronte di una crescita complessiva del vino italiano del 5%. Questo significa che la qualità dei vini biologici italiani ha un ottimo posizionamento anche all’estero, soprattutto in Germania (38% dell’export), primo mercato di destinazione per l’Italia”.

La qualità organolettica, l’affidabilità dell’azienda, la tracciabilità del prodotto, la presenza di altre certificazioni bio e la provenienza italiana sono ritenute dalle imprese italiane le principali caratteristiche vincenti del vino bio italiano sui mercati esteri. Molte imprese italiane credono nell’export e ritengono che nel prossimi tre anni il loro fatturato estero possa continuare a cresce ogni anno a doppia cifra, individuando, in Usa, Ue, Giappone e Canada, i mercati più promettenti. Crescita che potrebbe essere ulteriormente rafforzato se fosse possibile poter contare su un maggior coordinamento istituzionale per la promozione dei vini bio (il 26% delle imprese che oggi non esporta individua in tale fatto re il principale ostacolo).

“Oltre che nel canale specializzato il vino bio sta acquistando peso nella gdo, che lo ha individuato come prodotto con grandi opportunità e dove la crescita in valore va dal 20 al 70 % a seconda delle categorie - ha precisato Roberto Pinton, consigliere delegato di FederBio - il gradimento è giustificato dal fatto che il vino bio è di qualità superiore; i produttori devono prestare la massima attenzione alla qualità delle uve non essendoci trattamenti chimici in vigneto”.

Più 259% Europa, +261% mondo, sono i dati relativi allo sviluppo nel periodo 2004/2014 registrato dalla viticoltura biologica. La viticoltura biologica dell’Unione Europea rappresenta l’84% della superficie bio del mondo. Nel mondo il 4,5% della superficie vitata è bio; nella Ue l’incidenza sale al 7,8%. La graduatoria per Paese rileva al primo posto il Messico (con uno share del 15,6%), seguito dall’Austria (10,7%). L’Italia è al terzo posto (con il 10,3%) precedendo Spagna (8,9%), Francia (8,7%), Germania (7,6%), Nuova Zelanda (6,7%), Bulgaria (5,8%) e Grecia (4,3%).

Per superfici vitate bio, l’Italia, con 72.361 ettari, è al secondo posto in Europa, dopo la Spagna (84.381 ettari). Considerando l’orizzonte temporale 2003-2014 il Paese iberico presenta una crescita del +413% mentre l’Italia del +128% e la Francia del +307% (terzo posto in graduatoria, con 66.211 ettari). Spostando l’obiettivo sulla superficie a vite biologica per regione, in Italia guida la Sicilia (27.105 ettari nel 2014, 38% sul totale italiano e +43% rispetto al 2011); seguono Puglia (10.269 ettari, +22%) e Toscana (9.243 ettari, +46%).

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