In una fase complessa come quella che, da qualche mese, stanno vivendo il mercato del vino italiano e mondiale, la carenza di liquidità finanziaria è uno dei problemi più evidenti per le aziende, “aggravato” da vendite a rilento e, quindi, da flussi di cassa meno intensi del passato. Ed in questo senso, ogni strumento può essere utile a dare sollievo alle imprese. Come il “pegno rotativo” che vede il vino in cantina trasformarsi in garanzia per prestiti bancari. Una misura storicamente presente nel settore agroalimentare, soprattutto per prodotti come il Parmigiano Reggiano, il Grana Padano o i grandi salumi, che nel periodo della pandemia, con la ristorazione ferma e consumi al palo, venne esteso anche al vino. E, ora, arriva uno step ulteriore: ad essere ammessi sono anche i mosti parzialmente fermentati. “Categoria alla quale appartengono il Moscato d’Asti e il Brachetto, due tra i vini piemontesi che hanno denunciato sofferenze di esubero”, sottolinea una nota della Regione Piemonte, tra le prime, in questo complicato 2025, che nei mesi scorsi ha iniziato a ragionare di misure straordinarie per far fronte alle difficoltà economiche e gestionali, soprattutto in alcuni territori (pochi giorni fa il Consorzio della Barbera d’Asti e dei Vini del Monferrato, per esempio, ha inviato una circolare per il “monitoraggio giacenze per distillazione” per diverse delle denominazioni tutelate). A dare il via libera, il Ministero dell’Agricoltura, rispondendo ad una richiesta di parere dell’Assessorato all’Agricoltura della Regione.
Una notizia molto positiva per l’assessore al Commercio, Agricoltura e Cibo (tra le altre cariche), Paolo Bongioanni, “sia per la tempestività della risposta sia per la natura dell’intervento che consente di non sacrificare prodotto di pregio. Grazie al via libera del Ministero e di Agea anche i produttori del Moscato e del Brachetto potranno accedere al “pegno rotativo”: uno strumento al quale finora erano ammessi solo i vini e da oggi anche i mosti parzialmente fermentati. Il “pegno rotativo” è un prestito erogato dalle banche fornendo come garanzia il proprio vino in magazzino: in questo modo le giacenze si trasformano in liquidità immediata con cui poter pagare i propri viticoltori associati e fornitori”, spiega Bongioanni. Per accedere al pegno rotativo occorre presentare una domanda sul Sian, il Sistema Informativo Agricolo Nazionale gestito da Agea che istruisce le pratiche e dà il proprio avallo. “Voglio ringraziare - prosegue Bongioanni - la direttrice generale del Ministero dell’Agricoltura, Eleonora Iacovoni, e il direttore di Agea Coordinamento Salvatore Carfì che ha già modificato in tempo reale la piattaforma del Sian per poter accogliere le domande e rendere la misura operativa da subito”.
In attesa del “Pacchetto Vino” della Commissione Europa, annunciato per fine 2025, l’Assessorato piemontese, spiega una nota, “ha allo studio altre misure per affrontare in modo strutturale il problema degli esuberi, là dove verificati, da definire attraverso ulteriori confronti con i consorzi e le associazioni di categoria. Tra le soluzioni per intervenire nell’immediato sulle giacenze: il taglio dell’annata 2024 nella misura del 15% con vini dell’annata precedente; la riduzione del rapporto di resa uva-vino applicabile già dalla vendemmia 2025; lo stoccaggio volontario, ossia il blocco dall’immissione sul mercato di una quota di prodotto per ridurre il volume dell’offerta e contenere la depressione dei prezzi. Nel medio periodo - già dal 2026 - un intervento utile potrà essere la “vendemmia verde”, ossia il taglio primaverile dei grappoli ancora immaturi per diminuire la produzione; e su tempi più lunghi soluzioni come la riduzione delle autorizzazioni ai nuovi impianti viticoli o gli espianti incentivati”.
Spiega ancora Bongioanni: “ringrazio il professor Michele Fino dell’Università di Pollenzo per aver illustrato a consorzi e associazioni le opportunità offerte dalla “vendemmia verde”. E convengo con il presidente del Consorzio Alta Langa Giovanni Minetti sul fatto che, come abbiamo già iniziato a fare dall’inizio di questa legislatura, la via prioritaria è sempre la promozione. È inaccettabile pensare a soluzioni che comportino la distruzione di un prodotto d’eccellenza come il vino piemontese che ha conquistato la propria reputazione grazie a decenni di lavoro e investimenti, e che ha tutta la forza e la capacità di raggiungere nuovi mercati anche liberi dall’eventuale morsa dei dazi Usa. Su questo ci stiamo impegnando direttamente con missioni promozionali in Cina, Giappone e nei Paesi scandinavi dove siamo primi sul mercato. E valuteremo come poter impiegare sulla promozione del nostro vino ulteriori risorse e nuove misure dei fondi europei del Csr (Complemento di Sviluppo Rurale, ndr)”.
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