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VINO & CLIMATE CHANGE - CITTÀ DEL VINO: “IN PIANI SVILUPPO RURALE PIÙ RISORSE A AZIENDE ECO-FRIENDLY, REGOLE CONTRO SPRECO ACQUA, SCADENZE PRECISE PER AGRICOLTURA”. IL MINISTRO DELL’AMBIENTE CLINI: “AL LAVORO CON CANTINE PER IMPRONTA AMBIENTALE VINO”

“Sotto la pressione dei cambiamenti climatici sempre più evidenti che pongono gravi problemi nella gestione dei vigneti e delle risorse naturali, soprattutto dell’acqua, è arrivato il momento in cui la politica nazionale concretizzi sempre più il suo impegno. Occorre fissare per l’agricoltura regole più chiare e precise e mettere maggiori risorse economiche a disposizione delle aziende virtuose, che già hanno adottato misure anti spreco ed eco-sostenibili. La gestione dell’acqua soprattutto rappresenta un problema che non può essere più rimandato, bisogna intervenire partendo fin dai Piani di Sviluppo Rurale”. Così il presidente delle Città del Vino Giampaolo Pioli dal convegno “Clima e vino: rischi e prospettive di una relazione particolare”, promosso in collaborazione con Coldiretti e Greenpeace, oggi a Vinitaly a Verona. E quando si parla di rispetto dell’ambiente mondo produttivo ed istituzionale si trovano in sintonia, perché se è anche sostenibile il vino è più virtuoso. “L’Italia è infatti al lavoro per certificare la sostenibilità del settore vitivinicolo, ha spiegato al convegno il Ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, con un’iniziativa che è stata avviata nel giugno 2011 e riguarda il calcolo dell’impronta ambientale del vino italiano, guardando ai consumi d’acqua, di energia, del suolo”, così da arrivare “a certificare la cultura ambientale di un prodotto che è una bandiera del made in Italy”, insieme al mondo della ricerca e cantine come Tasca d’Almerita, Planeta, Montevibiano, Venica, Masi, Mastroberardino, Antinori, Chiarlo e Gancia

Per il presidente delle Città del Vino “l’introduzione nei vigneti di pratiche agronomiche diverse da quelle attuate fino ad oggi, potrebbe essere già un buon inizio, ma evidentemente non sufficiente a contrastare fenomeni altamente complessi. In questo senso diventa importantissimo lo studio del Dna della vite per creare varietà più capaci di sopportare l’innalzamento delle temperature. Certo è che la soluzione dell’irrigazione dei vigneti - aggiunge Pioli - resta quella più immediata ed efficace, ma è anche quella dall’impatto più devastante dal punto di vista generale. Lo testimonia la stessa Fao che ci avverte che l’acqua comincia a scarseggiare, e le Città del Vino, da sempre sensibili ad un’agricoltura sostenibile, non possono considerare quest’ultima come l’unica soluzione possibile, evitando lo spreco di risorse. In ogni caso il problema deve essere affrontato a livello regionale e statale. Un esempio: prevedere una grande campagna di investimenti per sostenere le aziende a costruirsi vasche di raccolta delle acque superficiali, in modo da non dover sfruttare fino ad esaurimento le falde acquifere e i pozzi, con danno irreversibile sul sistema idrico”.

Il Ministero è al lavoro per calcolare l’impronta ambientale del vino italiano, con un progetto che, ha precisato il Ministro Clini, “è in corso” e riguarda da vicino anche le aziendeP. “Abbiamo selezionato 11 imprese-pilota per l’avvio - ha spiegato il presidente di Federvini, Lamberto Vallarino Gancia - l’iniziativa parte dalla campagna e arriva alla bottiglia e al consumatore: si vuole calcolare, per la prima volta, il “foot print”, ovvero l’impronta ambientale del vino e dello spumante”, per arrivare a un modello che possa poi essere esportato a livello europeo e mondiale. Nel progetto, “importante perché i consumatori vogliono sempre di più salvare il pianeta”, si analizzerà “tutta la filiera produttiva, dalla pianta, alla logistica, al consumo. Vorremo farlo in tempi brevi, ma ci vorranno almeno altri sei mesi o un anno”, ha concluso, specificando che l’obiettivo è “arrivare a un protocollo unico per tutti, così che i consumatori possano avere un unico simbolo e un unico segnale per sapere che l’azienda è sostenibile”.

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