I vigneti di Montepulciano d’Abruzzo, Trebbiano e Cerasuolo, che vanno dalle coste dell’Adriatico alle pendici della Maiella, disegnano un territorio che negli anni è cresciuto moltissimo, ma che, come molti altri, ha ancora un grande potenziale da esprimere, in qualità e valore. Valorizzando soprattutto il prodotto imbottigliato, che è ancora “minoritario”. E, per farlo, ha bisogno di realtà leader, capace di fare aggregazione e massa critica, investire in qualità e innovazione, e portare i prodotti sui mercati del mondo. Mission, da sempre, di Citra, la più grande realtà del vino abruzzese, capace di riunire 9 cantine, per 6.000 ettari di vigneto condotti da 3.000 famiglie, con una produzione di 22 milioni di bottiglie, la metà vendute in 50 Paesi del mondo, e per la quale passa il 40% dei vini imbottigliati in Abruzzo, che ha celebrato i sui primi cinquanta anni di vita, ieri, ad Ortona. Ed il cui valore è anche nel valore dei numeri del vino d’Abruzzo, raccontati da Denis Pantini, responsabile Wine Monitor - Nomisma: “un 20 anni l’export di vini abruzzesi è quadruplicato, raggiungendo i 219 milioni di euro. Il Nord America ha un peso molto importante ma i vini abruzzesi si sono allargati molto anche in Asia (9% del totale). La Gdo è un canale importante, nel 2022 c’è stata una contrazione ma i risultati attuali sono comunque più alti rispetto al periodo pre-pandemia. L’Horeca si è ripresa e nel 2022 si è tornati ai valori precedenti al Covid-19. Il vino abruzzese ha avuto la capacità di crescere in valore del 12,5% - ha detto Pantini - ma il vino generico ha ancora troppa incidenza, ben il 46%. Questo prodotto non riesce ad esprimere il proprio potenziale. La cooperazione è importante per lo sviluppo dei territori, abbiamo un tessuto frammentato. In media le aziende viticole coltivano appena 3 ettari, in Abruzzo questo dato è ancora più basso, mediamente 2 ettari”.
Numeri complessivi che valorizzano ancora di più il valore della realtà Citra per il territorio di Ortona e di tutto l’Abruzzo. Anche sociale, come ha sottolineato l’arcivescovo della diocesi Lanciano/Ortona, Emidio Cipollone, il quale ha voluto ribadire il valore simbolico del titolo, quel “Citramandiamo” scelto come claim da Citra, che rimanda al lascito di coloro che hanno dato vita alla cooperativa nel 1973: “parlare di vino non è solo parlare di caratteristiche organolettiche, di commercio, di viticoltura, è qualcosa di più. Parlare di vino è parlare di gioia, felicità, vita e salvezza: 224 volte si parla di vino nella Bibbia. Intorno al vino ci sono dei volti, dei valori. Tramandarsi il vino significa tramandare, appunto, dei volti e dei valori”. Sul palco, insieme al giornalista Fabio Piccoli (Wine Meridian), e ai vertici del Movimento del Turismo del Vino e delle Città del Vino, e alla sommelier e comunicatrice Adua Villa, anche Marco Marsiglio, presidente della Regione Abruzzo, che detto: “questo territorio è un caposaldo della produzione vitivinicola, è uno dei maggiori punti di riferimento della nostra produzione. L’export sta crescendo, l’apprezzamento internazionale è sempre più vasto. La Regione Abruzzo continuerà a sostenere e a valorizzare il comparto, perché si tratta di una produzione intimamente legata al territorio e alla sua gente”.
Un comparto, quello del vino d’Abruzzo, in cui Citra ha giocato un ruolo da protagonista, come ricordato dall’ex presidente della Cooperativa, Sebastiano Porello: “Citra è stata la prima realtà abruzzese ad entrare nella Gdo, in Esselunga, per la precisione. La crescita è stata importante, grazie alla collaborazione con Alitalia e Lufthansa Citra ha potuto aprirsi e farsi conoscere da tutto il mondo. Sulla scorta di questi successi, si è deciso di investire in tecnologia e risorse umane. Si sono allacciati rapporti anche con altre insegne della Ggo e si è puntato sulla qualità più che sulla quantità. Quello che riesce a fare l’Abruzzo in termini di qualità e quantità difficilmente si riesce a replicare in altre zone a livello mondiale”. E Citra è anche una delle tante case history in Italia, dal Trentino Alto Adige alla Sicilia, che, a suo modo, racconta l’evoluzione qualitativa della cooperazione del vino, da cui nasce più della metà di tutto il vino italiano, come ha ricordato Riccardo Cotarella, presidente degli enologi mondiali e consulente enologico di Citra: “ricordo 20 anni fa, una delle frasi che non ho mai dimenticato. Quando gli agricoltori andavano in cooperativa dicevano: “vado in cantina a scaricare l’uva”. Il verbo “scaricare” è simbolico dello scarso valore che si dava al proprio prodotto. Sono convinto che questo atteggiamento sia cambiato soprattutto grazie alle cantine cooperative, sono una leva che solleverà il mondo del vino. Rimane un problema fondamentale da risolvere per il vino abruzzese, il 30% di vino imbottigliato è una percentuale troppo bassa”. Sull’importanza della cooperazione è intervenuta anche Fabiola Di Loreto, dg Confcooperative: “occorre massa critica, occorrono volumi, occorre costanza produttiva e questo è garantito solo dall’aggregazione. Oggi le cooperative fanno produzioni eccellenti, credo che il sistema abbia fatto passi importanti ma c’è ancora spazio. Inoltre il sistema cooperativo ha un valore in più, quello intergenerazionale”.
Prima del brindisi sulle note della celebre aria verdiana della Traviata, interpretata da Katia Ricciarelli, Giuseppe Colantonio, marketing manager Citra, ha presentato, in anteprima, il packaging della special edition Laus Vitae, dedicata ai 50 anni di Citra. “Ma è solo il primo evento - ha detto Colantonio - di questo anniversario itinerante: Laus Vitae rappresenta assieme un grazie alla vita, una lode alla vite ed un verso del nostro vate, Gabriele D’Annunzio; il Laus Vitae è stato premiato, a Vinitaly 2023, per “Tecnologia & Innovazione” per il bag-in-box Ortense - Terre di Chieti Igt Pecorino 2021, ideato dall’artista Andrea Ranieri”. “Ci sono alcune evoluzioni che dobbiamo mettere al centro, in primis quelle relative alla sostenibilità e al biologico” ha puntualizzato Sandro Spella, presidente Citra. “Un altro focus rilevante riguarda la comunicazione del nostro prodotto, stanno cambiando i gusti legati al vino, dobbiamo comunicare la nostra qualità, il nostro essere abruzzesi e la nostra volontà di trasmettere al mondo la nostra unicità. Abbiamo bisogno di unione, di stare insieme”.
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