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LO SCENARIO

Vino dealcolato: non antagonista, ma complemento del vino. Il messaggio by “Abruzzo in bolla”

Le riflessioni di produttori e sommelier su uno dei temi del momento, tra trend e futuro del settore
ABRUZZO IN BOLLA, DEALCOLATI, vino, Italia
Le riflessioni di produttori e sommelier, tra trend e futuro del vino dealcolato

Il vino dealcolato non è antagonista del vino, può benissimo convivere accanto al “padre nobile” della categoria, come il caffè decaffeinato, tanto per fare un esempio, convive con il caffè tradizionale. Non solo, i vini dealcolati, come dicono le cifre di un mercato mondiale del valore di 2,4 miliardi di dollari, con prospettive di crescita fino a 3,3 miliardi di dollari entro il 2028, possono rappresentare un’opportunità di mercato per le imprese vitivinicole, offrendo un canale di business supplementare a quello del vino tradizionale e intercettando quote di mercato, a cominciare dai più giovani, che in questo momento rinunciano al vino tradizionale. Ecco le considerazioni di fondo, emerse dal talk “Vini dealcolati: sfida, opportunità o insidia?”, nel quadro dell’evento Abruzzo in Bolla” a L’Aquila, organizzato da “Virtù Quotidiane” e patrocinato dal Consorzio di tutela dei Vini d’Abruzzo. L’incontro, moderato dalla giornalista Serena Di Leo, ha visto la partecipazione di Marzia Varvaglione, presidente Ceev-Comité Européen des Entreprises Vins, del sommelier e produttore Gianni Sinesi, di Silvio Ariani, direttore della Tenuta J.Hofstätter, di Carlo Di Campli Finore (Cantina Eredi Legonziano) e di Fabio Babetto, responsabile Ufficio Agrario di Banco Desio. Per la cantina altoatesina J. Hofstätter, produttrice già da cinque anni di vini dealcolati, “il vino dealcolato non sta rovinando il vino, anzi lo aiuta - ha sottolineato il direttore Silvio Ariani - non è assolutamente un antagonista del vino. Si beve in occasioni diverse da quello che è gustarsi un vino, è una bevanda in più”.“Quindi - ha proseguito Ariani - oggi possiamo appropriarci di una fetta di mercato che è a lato, non davanti il vino. Noi abbiamo iniziato cinque anni fa la produzione di vini dealcolati, visto che in Europa c’era già una tendenza molto forte nei mercati, specialmente in Germania. Il dealcolato lo produciamo proprio in Germania perché in Italia, fino al recente decreto che ha sbloccato la situazione, c’erano dei vincoli che rendevano di fatto quasi impossibile produrlo. Quindi l’abbiamo prodotto in Germania e commercializzato in Italia. Le vendite sono cresciute ogni anno a due cifre, con il picco registrato nel 2024”. La cantina abruzzese Eredi Lagonziano ancora non produce dealcolati, ma “considerato che il dealcolato ha, come si è visto, una sua quota di mercato - ha sottolineato Carlo Di Campli Finore - ogni azienda deve cercare in qualche modo di prendersi la sua fetta. Siamo in una fase in cui la cosa va presa in considerazione, anche se ovviamente non credo si debba parlare di Montepulciano dealcolato”. “I dealcolati aprono a tutto un modo complementare di bere - ha osservato, da parte sua, la presidente Ceev, Marzia Varvaglione - aprendo gli orizzonti e integrando un pubblico più giovane. C’è, dunque, tutto un discorso di nuove generazioni che vanno tenute in considerazione e intercettate prima che vadano a cambiare del tutto direzione”.Varvaglione ha anche evidenziato come l’approvazione del decreto-legge fiscale del 12 giugno scorso ha sbloccato lo stallo sui vini dealcolati, che rischiava di protrarsi sino al 2026. “Ora - ha sottolineato Varvaglione - i Ministeri dell’Economia e dell’Agricoltura potranno lavorare già da subito al decreto interministeriale che definirà le condizioni e le autorizzazioni fiscali relative alla produzione di dealcolati anche in Italia”. Anche il mondo del credito guarda con interesse ai vini dealcolati. Come ha sottolineato Fabio Babetto, responsabile Ufficio Agrario di Banco Desio, “anche noi riteniamo che il dealcolato non sia un concorrente del vino, ma un canale presente e soprattutto futuro, di diversificazione dell’attività delle aziende agricole per ampliare lo spettro dei ricavi”. Considerato che il nuovo decreto relativo alla produzione di vini dealcolizzati esprime il divieto di dealcolare vini Dop e Igp, è stato chiesto, ai relatori del talk di “Abruzzo in Bolla”, se sarebbe opportuno un ipotetico via libera per il futuro anche per i vini a denominazione. “Se ci saranno questi sviluppi ben vengano - ha detto Silvio Ariani, direttore J.Hofstatter - ma, al momento, il vino dealcolato lo vedo più smarcato verso l’essere una bevanda”. “Parlando di denominazioni - ha commentato la presidente Ceev, Marzia Varvaglione - secondo me ci sono vini e vini: pensare ad un Barolo o un Brunello di Montalcino dealcolizzato, devo dire, mi vengono i brividi. Pensare invece ad un Prosecco dealcolato, probabilmente, potrebbe tornare utile a tutti. Ogni cosa a suo tempo, ma, appunto, bisogna dare il giusto peso a tutte le cose e vale la pena di investire su alcune piuttosto che su altre. Al momento su queste questioni tutto è in divenire anche in Europa, però l’approccio è quello di massima apertura e chiarezza nei confronti del consumatore”. Per il sommelier e produttore Gianni Sinesi, “ci sono tanti vini in Italia chiamati Doc, Docg, Igp e quant’altro, ma non è detto che sia sempre sinonimo di qualità. A me quello che interessa, che sia dealcolato o con alcol, è il gusto e, ovviamente, la funzionalità delle cose. Creare una carta dei vini dealcolati? Magari ci lavoreremo sopra, però ovviamente solo per alleggerire il tenore alcolico del pairing pensato per la tavola”. Il dibattito resta aperto.

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