La contraffazione del vino italiano corre veloce, ma quando istituzioni e filiera si alleano, la lotta ai falsi riesce a tenere il passo. E così, “a meno di un mese dalla sigla del protocollo di cooperazione tra il Consorzio tutela vini Valpolicella e la Repressione Frodi del Ministero Politiche Agricole, sono state inviate già 115 diffide ad altrettanti siti web, sia nei Paesi terzi che in Europa. Un risultato importante ma non sorprendente, vista la proliferazione dei falsi made in Italy illustrata oggi dal ministro Centinaio in sede di Commissione Agricoltura congiunta di Camera e Senato”.
Lo ha detto il direttore del Consorzio tutela vini Valpolicella, Olga Bussinello in merito ai primi risultati della task force anticontraffazione avviata agli inizi di luglio dall’Icqurf in collaborazione con il Consorzio e a difesa delle denominazioni del territorio veronese, tra le più importanti del Belpaese enoico, Amarone in testa.
In particolare, sono state inviate alle autorità competenti le notifiche per 115 siti, di cui 50 con dominio canadese, 22 statunitense, 25 del Regno Unito e 5 irlandesi. Inoltre, sono state riscontrate irregolarità sui siti di ebay (5) e Amazon (8).
“Ben vengano - ha concluso Olga Bussinello - le indicazioni del Ministro per una ancor maggiore attività di controllo a tutela delle denominazioni italiane”. Un’operazione importante, a tutela di un patrimonio storico, paesaggiestico ed economico dell’Italia del Vino: sono poco più di 60 milioni le bottiglie delle denominazioni del vigneto Valpolicella (Amarone, Recioto, Valpolicella e Ripasso) prodotte nel 2017, per un giro d’affari complessivo di 600 milioni di euro, di cui 355 milioni stimati solo per l’Amarone che traina l’export della Dop. L’anno scorso, infatti, il 68% della produzione di Amarone ha varcato i confini nazionali. Tra i principali paesi di destinazione Germania (24%), USA (13%) e Svizzera (11%) che congiuntamente assorbono il 48% dell’export totale di Amarone. Seguono UK (9%), Svezia e Danimarca (16%) e il Canada (6%).
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