Non si placa negli Stati Uniti il dibattito su vino e salute: un tema particolarmente sentito dall’opinione pubblica, ma sul quale le idee sono sempre più polarizzate, tra i sostenitori del “consumo zero” - secondo la tesi, supportata dalle recenti indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, per cui l’alcol è sempre e comunque un elemento dannoso per il nostro organismo - e chi invece, appellandosi alla millenaria tradizione della Dieta Mediterranea e ad autorevoli ricerche scientifiche, propende per la via del consumo moderato, sostenendo che piccole quantità di vino avrebbero effetti positivi sulla salute. Il “New York Times”, uno dei più importanti e quotidiani del mondo, se ne occupa spesso: nei giorni scorsi ha pubblicato un nuovo articolo, a firma dello scrittore Boris Fishman, che ai diktat della scienza contrappone la sua visione poetica: “in una vita che troppo spesso sembra spogliata di magia, il vino è un lasciapassare per la trascendenza. Se l’acqua è vivificante, il vino è psichedelico”. Intanto, l’argentina Laura Catena, medico laureato ad Harvard e Stanford e viticoltrice di quarta generazione (la sua azienda è Bodega Catena Zapata, una delle più importanti del Paese), ha lanciato l’iniziativa “In defense of wine”: secondo lei, “per le persone di età superiore ai 40 anni, il consumo moderato di alcol può offrire benefici cardiovascolari”.
Stabilire quale sia il corretto consumo di vino, tra una dogmatica tolleranza zero e tesi più “morbide” a favore di quantità moderate, è un argomento che polarizza gli animi ed è particolarmente sentito in tutto il mondo, senza fare eccezione per gli Stati Uniti: lo dimostra lo spazio che gli viene spesso dedicato dal “New York Times”, una delle più autorevoli testate internazionali. Nei mesi scorsi ha ospitato l’opinione di Eric Asimov, firma storica del quotidiano, che si ergeva a favore del consumo moderato di vino. Nel suo articolo Asimov affermava: “non ho mai consumato vino immaginando che fosse salutare. Ma non lo temo se consumato con moderazione, così come continuo a fare altre cose non prive di rischi, come guidare, volare, mangiare carne ed allenarmi nelle arti marziali. Ognuno dovrebbe sentirsi libero di fare le proprie scelte sul vino. Nel valutarne i rischi, tenete conto anche della sua bellezza, cultura, storia e gioia”.
Con il suo pezzo Asimov rispondeva, più o meno direttamente, al provocatorio articolo della giornalista Susan Dominus, che, sempre dalle colonne del “New York Times”, chiedeva ai lettori “Quel drink vale la pena per voi?”. Con l’immagine di un calice di vino che al posto dello stelo aveva un gambo di rosa con le sue spine, Dominus scriveva che non esiste un consumo di alcol sicuro e senza rischio, seppur specificando che il tema del rischio stesso va chiarito. Un articolo perfetto per fotografare il cambiamento in atto nei consumi, e soprattutto per raccontare il fortissimo impatto delle campagne anti-alcol in corso a livello internazionale, ma anche delle linee guide sui consumi che i vari Governi hanno riscritto, come in Canada, dove viene definito “a basso rischio” un consumo di uno o due bicchieri alla settimana ed “a rischio moderato” un consumo di tre o sei bicchieri, ma dove si stabilisce che non esiste un consumo di alcolici senza possibili rischi per la salute.
Adesso, sempre sulle colonne del “New York Times”, è intervenuto lo scrittore Boris Fishman (autore del libro “Savage Feast”, un romanzo sul legame tra cibo e ricordi), con un articolo dal titolo ironico e programmatico: “You’ll Have to Take My Glass From My Cold, Wine-Stained Hand” (che tradotto suona come “Dovrai togliermi il bicchiere dalla mano fredda e macchiata di vino”). Fishman esordisce dicendo che “ovunque si guardi, ultimamente, la gente si sta allontanando dall’alcol. Prima c’era il Dry January. Ora c’è il Sober October. Chissà per quale mese arriverà la prossima rima? Parched March? Modest August?”. Lui, scrive, si rifiuta di unirsi all’esercito degli astemi. E il motivo è essenzialmente poetico e nostalgico: “per me, il vino sarà sempre un legame con un’Europa che ho perso da bambino e con un’epoca in cui le cose si muovevano lentamente come una bottiglia di vino invecchiata”. Cita, come esempio, un recente viaggio ad Instanbul, dove i profumi di un vino turco l’hanno trasportato, nel giro di pochi istanti, nella cucina della nonna a Minsk, in Bielorussia, quando era solo un bambino e sui fornelli cuoceva la marmellata di lamponi.
“La ricerca - scrive Fishman - ha dimostrato che anche il consumo di piccole quantità di alcol può essere dannoso per la salute e tutti, dai consumatori comuni agli influencer, sembrano ascoltarla. Un mio vicino con una cantina da 6.500 bottiglie che un tempo faceva venire l'acquolina in bocca agli intenditori ne ha appena venduta la maggior parte e ha perso la testa. Le aziende vinicole a conduzione familiare stanno chiudendo e i grandi viticoltori della Central Valley in California stanno estirpando centinaia di acri”. Citando un produttore francese - Louis Barruol di Château de Saint Cosme a Gigondas - la cui famiglia produce vino da 15 generazioni, Fishman ammette di guardare con ammirazione chi venera la terra dal 1490, inclusi gli animali e le piante che vivono in simbiosi con essa: “lo scopo di Barruol è rendere le cose più belle e mostrare sempre più rispetto: quante persone nella vita parlano di bellezza e rispetto per la tradizione in questi giorni? Ascoltando qualcuno come il signor Barruol, parole come “sacralità” perdono ogni sfumatura ironica. “Mentre mi muovo nella vita, questo senso del sublime è ciò che voglio provare più di ogni altra cosa. È ciò che voglio che i miei figli provino: non c’è bicchiere di vino in casa mia che non passi sotto il loro naso. E se potessi restare in giro per qualche anno in meno in modo da avere accesso a questo tipo di trascendenza, non riesco a pensare ad una lezione più nobile da insegnare loro su ciò che, alla fine, conta” conclude Fishman.
Nel dibattito interviene anche la dottoressa Laura Catena, laureata ad Harvard e Stanford e viticoltrice di quarta generazione nella sua azienda di famiglia in Argentina: Catena ha lanciato l’iniziativa “In defense of wine”. “La mia prospettiva sul vino e sulla salute si è evoluta insieme alla ricerca scientifica - sostiene Laura Catena - oggi ci troviamo in un punto di equilibrio, in cui il consumo di alcol da leggero a moderato presenta sia benefici che rischi”. Secondo Catena, che cita il cardiologo della University of California San Francisco, il dottor Greg Marcus, le prove per la salute e il danno sono abbastanza uguali: mentre il consumo eccessivo di alcol è innegabilmente dannoso, gli studi sulla Dieta Mediterranea, che include un consumo moderato di vino, indicano potenziali riduzioni dei rischi di malattie cardiache, demenza e cancro. Per le persone di età superiore ai 40 anni, il consumo moderato di alcol può offrire benefici cardiovascolari, come sostiene una ricerca su “The Lancet” (2022). “Personalmente - spiega la dottoressa Laura Catena - mi godo un bicchiere di vino un paio di volte alla settimana, spesso in cene di famiglia o con gli amici. Per me, i benefici per il cuore superano il leggero rischio di cancro, una decisione presa insieme al mio medico”. Insomma, un tema “in progress” sul quale non è stata scritta l’ultima parola, in attesa della prossima ricerca scientifica o dell’ennesima presa di posizione, da parte dell’una o dall’altra sponda di pensiero.
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