In questa fase storica del mercato del vino, con tutti i Paesi in difficoltà, soprattutto sui vini fermi, gli Stati Uniti, con il loro peso nei consumi e nelle importazioni, sono diventati ancora più centrali. E per questo fanno paura i dazi promessi da Trump su tante produzioni europee, perché perdere quota negli States, oggi più che mai, vorrebbe dire azzerare o quasi la già debole crescita dei valori. Anche se, per il Belpaese, la speranza è che se venissero introdotti dazi anche sul vino, l’Italia ne resti immune, come già successo nel primo mandato di Trump. In ogni caso, “gli annunciati dazi Usa rischiano di aggravare una congiuntura già difficile se non si diversifica il mercato e soprattutto se si perseguono politiche di chiusura commerciale. Per questo Unione Italiana Vini - Uiv sostiene fermamente l’accordo Mercosur e condivide il via libera dell’Italia ai vini dealcolati, una nicchia che potrebbe comunque aprire le porte a nuovi target e Paesi”, ha detto il presidente Uiv Lamberto Frescobaldi, aprendo i lavori dell’ultimo Consiglio nazionale 2024 dell’associazione di riferimento per il settore, oggi a Roma. “Il 60% dell’export italiano - ha aggiunto Frescobaldi - è concentrato su 5 mercati, con gli Stati Uniti che da soli valgono quasi un quarto delle nostre spedizioni: non possiamo chiuderci anche verso mercati come il Brasile e l’America Latina, che per radici culturali potrebbero ampliare i nostri orizzonti commerciali”.
Secondo un focus dell’Osservatorio Uiv, presentato oggi, l’Italia sarebbe il Paese fornitore europeo maggiormente esposto in caso di nuovi dazi aggiuntivi statunitensi. Dall’analisi delle importazioni nei primi 9 mesi di quest’anno emerge, infatti, come gli Usa siano oggi la “stampella commerciale” delle vendite italiane (+4,4% nel periodo), con una domanda che ha contribuito a limitare il calo a valore delle spedizioni verso 11 Paesi top buyer a -1,5%. Al netto del mercato Usa, la perdita salirebbe infatti a -4,9%. Meno traumatico l’effetto sulla Francia, che passerebbe dall’attuale -7,3% a -8,5%.
Commercio internazionale, vino e salute, dealcolati, nuova politica Ue sono i temi affrontati dall’associazione, che ha fornito i numeri della propria rappresentatività. Sono 812 i soci Uiv, che complessivamente esprimono un fatturato di 10,6 miliardi di euro, se si considera anche gli iscritti Anformape (macchine e prodotti per l’enologia). In aumento anche i giovani di Agivi, che conta ormai 134 soci (+10% solo nell’ultimo anno).
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