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CRITICA

Vino & guide: nessuno le mette tutte d’accordo. San Leonardo 2019 e Sassicaia 2021 i migliori

Due grandi classici del vino, premiati da 8 guide italiane su 9 nell’incrocio WineNews. Ma nessuno, ancora una volta, fa l’en plein
AIS, BIBENDA, CORRIERE DELLA SERA, DOCTOR WINE, ESPRESSO, GAMBERO ROSSO, GUIDE, SAN LEONARDO, SLOW WINE, TENUTA SAN GUIDO, TOURING CLUB ITALIANO VINI BUONI D'ITALIA, VERONELLI, vino, Archivio
Vino e guide italiane: 8 su 9 premiano San Leonardo 2019 e Sassicaia 2021

Chi giudica solo la qualità del vino nel calice, chi anche i metodi di produzione, chi guarda solo ai vitigni autoctoni e così via: con una varietà di criteri di valutazione sempre più ampia e specifica, trovare un vino, pur nella enorme offerta produttiva italiana, capace di mettere d’accordo tutte le guide a tiratura nazionale, assomiglia sempre di più ad una “mission impossible”. Come conferma il tradizionale incrocio di WineNews, guardando le liste dei migliori di vini delle 9 guide e pubblicazioni di riferimento nazionale. E se nessuno, nelle edizioni 2025, ha fatto l’en plein, a sfiorare l’impresa, con 8 premi su 9, sono, come già accaduto in passato due mostri sacri del vino italiano, come il San Leonardo 2019 della trentina Tenuta San Leonardo ed il Bolgheri Sassicaia 2021 della toscana Tenuta San Guido. Sono loro i singoli vini più premiati dal confronto tra le diverse pubblicazioni del Belpaese analizzate da WineNews, che comprendono le guide “classiche” e con maggiore “anzianità di servizio” (“Vini d’Italia Gambero Rosso”, con i suoi “Tre Bicchieri”, “I Vini di Veronelli” con le “Tre Stelle Oro”, “Bibenda” della Fondazione Italiana Sommelier, con i “Cinque Grappoli”, la “Guida Essenziale ai Vini d’Italia” di Daniele Cernilli, con i “faccini”, “Vitae” dei sommelier Ais, con la “Gemma”, che da questa edizione simboleggia tutte quelle etichette che meritano un punteggio da 94 o più punti su 100, e ancora “Vite, vigne, vini d’Italia Slow Wine” di Slow Food, con “Top Wine” e “Vino Slow”), a cui, per completare il quadro, sono state affiancate nel confronto tre pubblicazioni carattere peculiare: la guida “Vinibuoni d’Italia” - Tci (che, per sua scelta editoriale, prende in considerazione prevalentemente i vini da vitigni autoctoni, con i vini nella sua “Top 300”), “I migliori 100 vini e vignaioli d’Italia” del “Corriere della Sera” (guida curata dal vicedirettore del giornale di via Solferino Luciano Ferraro e da James Suckling, che condensa il meglio del panorama enoico italiano in una selezione molto ristretta di vini) e “La Guida ai 1000 Vini d’Italia” de “L’Espresso”, curata da Luca Gardini (anch’essa dalla lista dei vini premiati molto selettiva, di cui abbiamo preso in considerazione i “I 110 cum laude” mentre non è compreso nell’incrocio l’Annuario dei Migliori Vini Italiani di Luca Maroni, che segue il suo peculiarissimo concetto di valutazione del “vino-frutto”).
Dietro i due vini premiati da 8 guide e pubblicazioni, riescono nella lodevole impresa di mettere d’accorto 7 su 9 solo altri 3 vini, il siciliano Passito di Pantelleria Ben Rye 2021 di Donnafugata, la cantina della famiglia Rallo, un riferimento del vino di Sicilia, il Brunello di Montalcino Vigna del Suolo 2019 di Argiano, la cantina dell’imprenditore brasiliano Andrè Esteves guidata da Bernardino Sani, ed il marchigiano Kurni 2022 di Oasi degli Angeli, uno dei nomi più celebri della Regione.
Letteralmente un pugno di etichette, dunque, quelle capaci di mettere d’accordo quasi tutti. E non sono molti di più i nomi, se si allarga la maglia a chi ha ricevuto 6 massimi riconoscimenti su 9: ci sono il campano Costa d’Amalfi Furore Bianco Fiorduva di Marisa Cuomo (ma con qualche guida che premia l’annata 2022 e qualcun’altra la 2023), il pugliese Es 2022 di Gianfranco Fino, l’abruzzese Trebbiano d’Abruzzo 2020 di Valentini, i toscani Brunello di Montalcino 2019 di Giodo, Brunello di Montalcino 2019 di Fuligni, Brunello di Montalcino Montosoli 2019 di Altesino, Brunello di Montalcino Madonna delle Grazie 2019 de Il Marroneto, Bolgheri Superiore 2021 di Grattamacco, I Sodi di San Niccolò 2020 di Castellare di Castellina, il Cepparello 2021 di Isole e Olena, il Chianti Classico Gran Selezione Sergio Zingarelli 2020 di Rocca delle Macìe ed Solaia Antinori (con l’annata 2020 e 2021), il Galatrona di Petrono (anche qui con più annate, la 2021 e la 2022) e ancora i piemontesi Barolo Vignarionda Ester Canale Rosso 2020 di Giovanni Rosso e il Barbaresco Pajorè 2021 di Sottimano, il sardo Turriga 2020 di Argiolas, il siciliano Faro 2021 di Palari, e ancora i veneti Amarone classico 2020 di Allegrini, e l’Amarone Riserva 2015 di Brigaldara.
Pochi, pochissimi vini dunque, quelli che mettono d’accordo i più, se si guarda alla critica italiana, a differenza delle aziende, che, invece, dall’incrocio delle stesse fonti, sono un buon numero più rappresentativo del complesso panorama del vino italiano (al netto di qualche improbabile ma possibile svista nel confronto, fatto ormai di centinaia e centinaia di etichette da verificare). Ma, per dirla, con il grande scrittore Leonardo Sciascia, “a ciascuno il suo”. Anche perché, per dovere di cronaca, vale anche la pena ricordare che non tutti i produttori mandano i loro vini da assaggiare a tutte le pubblicazioni, e non tutte le guide o classifiche si occupano di reperire sul mercato alcuni dei vini che non vengono loro spediti.

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