Tutto quello che a che fare con il grande tema della sostenbilità, in questa epoca storica, è premiante. Anche quando si parla di biodiversità, tema relativamente nuovo sulla scena, almeno tra i consumatori, rispetto a concetti come il biologico, per esempio. In ogni caso secondo una ricerca dell’Università di Milano, nel progetto europeo Life - Vitisom, i consumatori, a parità di qualità, sono disposti a pagare anche 6 euro in più per una bottiglia, se dichiaratamente prodotta in maniera da tutelare maggiormente, rispetto ai metodi convenzionali, la biodiversità del vigneto e dell’ambiente. Concetto, quello della biodiversità, di cui il 90% dei consumatori ha sentito parlare, anche se solo il 40% sa riconoscerne la corretta definizione. Almeno, così la pensano i winelover intervistati a più riprese, attraverso la collaborazioni di cantine come Berlucchi, Azzoni Avogadro soprattutto il gruppo Paladin, realtà che mette insieme oltre 200 ettari vitati, tra proprietà e conduzione, con Bosco del Merlo, tra Veneto e Friuli, Castello Bonomi, in Franciacorta, e Cantina Castelvecchi, nel Chianti Classico, dove si è tenuta ieri la presentazione della ricerca, e del progetto Life - Vitisom, coordinato dall’Università di Milano e dal professor Leonardo Valenti, focalizzato sull’aspetto della concimazione a rateo variabile, che attraverso l’utilizzo di tecnologie e strumenti innovativi, ha messo appunto macchinari e sistemi in grado di rilevare la vigoria di ogni singolo pezzo di vigneto, e distribuire concimi naturali come il compost nella misura più adatta per ogni singola vigna, con l’effetto di ridurre gli interventi, gli sprechi, le emissioni, e far cresce, allo stesso tempo, la salute del vigneto. Obiettivo perseguibile “attraverso la genetica, la tecnologia e l’informatica”, ha ricordato il professor Giovan Battista Mattii del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari Ambientali e Forestali dell’università di Firenze, tenendo conto che l’obiettivo vero, anche nel vino, è quello di puntare ad uno sviluppo sostenibili, “cioè quello, come definito dall’Onu, che soddisfa le necessità attuali generazioni senza compromettere la capacità delle future generazioni di soddisfare le proprie”.Un obiettivo perseguibile, però, solo se ricerca ed impresa si mettono insieme, come spiega a WineNews Francesca Paladin, alla guida dell’azienda insieme a Carlo e Roberto Paladin: “siamo convinti che la ricerca sia fondamentale, e portare avanti i progetti se le aziende non si mettono a disposizione è impossibile, è impossibile fare innovazione. Noi crediamo in una sostenibilità non banale, ma da attuare in diversi modi. Non siamo biologici in tutte le nostre aziende, perché a volte essere biologici non corrisponde esattamente all’essere sostenibili al 100%. Perché in alcuni territori bisognerebbe intervenire troppo al livello di vigneti.
Lavoriamo azienda per azienda. Ad esempio, in Franciacorta, siamo biologici sia perché è stata una decisione di Consorzio per cercare di essere un territorio interamente biologico, sia per il fatto che vendemmiamo ad agosto e abbiamo un terreno e un clima che ci permettono di fare questo. Mentre in Veneto siamo stati biologici, tra le prime aziende ad esserlo, poi però poi abbiamo deciso di abbandonare questa strada per seguire la sostenibilità in un altro modo. Noi abbiamo creato questo progetto che chiamiamo progetto “4 V”. E sono le 4 “v” della nostra sostenibilità: cioè il vino, il verde, la vite e la vita delle persone. E quindi questo incorpora tutte le diverse azioni che noi facciamo a livello di sostenibilità.
Come la viticultura ragionata con le mappe di vigoria per fare una viticultura “pianta per pianta” evitando sprechi e dando anche la giusta “dieta” ad ogni vite. Passando poi per tutte le operazioni che vengono fatte in cantina per la riduzione di solfiti e così via, ma sostenibilità vuol dire anche impegno sociale. Ad esempio, con Bosco del Merlo, stiamo seguendo un iniziativa che si chiama “Life in rosé”, che abbiamo creato quest’anno e attraverso i nostri due rosè che produciamo, un Pinot Grigio rosato ed uno spumante, attraveso i quali devolviamo parte del ricavato all’associazione “Nastro Rosa”, a favore della ricerca contro il tumore al seno. Crediamo che le aziende come la nostra devono impegnarsi a tutto tondo, a livello di sostenibilità, per dare un impatto positivo a livello sociale, a tutto tondo”.
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