Le preoccupazioni sono legate soprattutto alle difficoltà economiche, al calo delle domanda di vino, alle leggi sugli alcolici, ma anche alla crescita delle bevande alternative al vino, con un sentiment complessivo che, a fine 2024, è il peggiore dal 2022. Eppure, in un quadro complessivo negativo, che vedrà le vendite di vini premium nel mercato Usa calare tra il -1% ed il -3% in volume, e del -1% in valore, con un andamento che si prevede simile nel breve periodo, qualche segnale positivo emerge, leggendo tra i dati del “2025 State of the US Wine Industry Report” curato da Rob McMillan per la Silicon Valley Bank, divisione della First Citizens Bank. “Il segmento dei vini premium ha dimostrato ancora una volta resilienza con piccoli cali delle vendite a una cifra, nel complesso, e il primo quartile delle cantine che ha registrato una crescita media delle vendite del 22%. Con la diminuzione del volume del consumo totale di vino, l’offerta di vino viene sostenuta in tutti i canali di produzione e vendita. Sebbene sia impegnativo per gli operatori del settore, il contesto di mercato è pronto a creare alcuni dei prezzi delle bottiglie più accessibili degli ultimi 30 anni, un’epoca d’oro per i consumatori di vino in cerca di valore”, spiega il report. “L’industria del vino sta subendo un cambiamento significativo. Abbiamo previsto un cambiamento generazionale per molti anni, e i dati del rapporto 2025 confermano che l’industria del vino sta ora vivendo questa realtà. Diversi segmenti del settore guariranno in tempi diversi, ma possiamo aspettarci un calo continuo per un po’ di tempo prima di raggiungere una crescita piatta”, commenta McMillan. Tra i macro trend, emerge che i vini a basso o nullo contenuto alcolico, il vino bianco da blend (+3,9%) ed il Prosecco (+2,7%) hanno registrato una crescita positiva, con il vino bianco che ha superato le vendite di vino rosso per la prima volta in molti anni, negli States. Secondo il rapporto, i cambiamenti varietali dal rosso al bianco potrebbero essere un indicatore anticipato che è in corso una rotazione verso i consumatori più giovani. Più in generale, i consumatori più giovani stanno sempre più astenendosi dal vino del tutto o scegliendo alternative, tutte tendenze che si prevede persisteranno nel 2025 e oltre.
“I consumatori non stanno cambiando idea sul vino. I consumatori più anziani, di età superiore ai 60 anni, che storicamente hanno un indice più alto per gli acquisti di vino, stanno “tramontando”, sostituiti da consumatori più giovani che hanno un indice più basso per il vino e preferiscono altre categorie di bevande. Per ripristinare l’equilibrio tra domanda e offerta, è fondamentale aumentare la quota di consumo tra i consumatori nella fascia 30-45 anni”, commenta McMillan. Con un quadro americano che, dunque, non differisce molto dai macrotrend del vino, né quelli globali (e del resto gli Usa sono il primo mercato del vino al mondo), né da quelli italiani, tratteggiati dal report Ismea e Rete Rurale Nazionale (che abbiamo riportato qui). Aspettando le decisioni del Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, sui dazi che più volte ha promesso in campagna elettorale, prima di tornare alla Casa Bianca.
Copyright © 2000/2025
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2025