Stesso prodotto, stessi mercati ma numeri diversi. È la contraddizione rilevata da Ispropress su base dati Nomisma Wine Monitor, che mostra i dati contrastanti dell’export del vino italiano verso due mercati differenti, Cina e Canada. In Cina, secondo l’Istat, le esportazioni sono in forte crescita nel primo quadrimestre 2019, con un trend a valore a +7,9% (40,8 milioni di euro). Ma, per le dogane cinesi, lo stesso dato merceologico registra, invece, un -14,4% e un controvalore a 48,1 milioni di euro. Caso opposto per il Canada: l’export verso il Paese nordamericano è in perdita per l’Istat (-0,3%) ma in ottima salute per le Dogane (+6,2%).
Dati in contraddizione tra loro, che creano confusione ed un effetto domino nelle analisi di stakeholder, media, produttori, investitori e amministratori pubblici, che necessiterebbero di una lettura univoca sull’andamento della domanda in un settore chiave per il made in Italy. Ma come mai queste forti discordanze? Al netto di elementi secondari, spiega Nomisma Wine Monitor, la differenza sostanziale è che Istat tiene conto dell’export verso la prima destinazione estera, senza quindi considerare le triangolazioni delle merci in transito, mentre le Dogane determinano la provenienza delle merci sulla base dell’origine.
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