Tra i tanti territori di primo piano del vino italiano che vanno nella direzione di una maggiore rispondenza possibile tra il luogo da cui nasce il vino e quanto riportato in etichetta (come il Barbaresco e il Barolo con le Mga, il Chianti con le Uga, l’Etna con le Contrade o il Soave con i “cru”, tra gli altri), arriva anche il Vino Nobile di Montepulciano: il Comitato Nazionale Vini ha dato il via libera alla “Pieve”, versione delle Unità Geografiche Aggiuntive (Uga) voluta dal Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano. E così, ora, le 12 “Pievi” individuate sul territorio, potranno andare in etichetta del Vino Nobile di Montepulciano “Pieve” dal 1 gennaio 2025, con l’annata 2021. Dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, e quindi l’iscrizione al Registro delle Denominazioni Europee, il progetto di questa nuova tipologia sarà a tutti gli effetti operativo, spiega il Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano, con una prima annata che avrà 300.000 bottiglie, mentre già per la 2022 sono oltre 700.000 le bottiglie in cantina (pari al 10% della produzione totale di Vino Nobile di Montepulciano).
“Per noi è il compimento di un percorso che vale più di una nuova tipologia di vino, ma che dimostra come tutta una denominazione possa dare vita in maniera unanime a un percorso condiviso che rappresenta una nuova visione di produzione - è il commento del Presidente del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano, Andrea Rossi - una visione supportata dalla ricerca dal punto di vista geologico e pedologico e dall’approfondimento che è stato fatto anche nelle biblioteche e archivi storici, fino ad arrivare al Catasto Leopoldino dell’Ottocento. Devo ringraziare per tutto questo i produttori, in primis, che ci hanno creduto fin dall’inizio, poi le organizzazioni di categoria, la Regione Toscana, il Ministero dell’Agricoltura, il Comitato Nazionale Vini e tutti i professionisti che, con il loro apporto, hanno reso possibile questo risultato”.
Le “pievi”, dunque, serviranno anche per caratterizzare la storicità, oltre alla territorialità, del vino. “Lo studio storico della geologia e della geografia del territorio ha portato alla individuazione di 12 zone, definite nel disciplinare di produzione Uga (Unità Geografiche Aggiuntive), che saranno anteposte con la menzione “Pieve” in etichetta. Questo aspetto - spiega il Consorzio - rappresenta l’identità del Vino Nobile di Montepulciano che guarda appunto al passato. La scelta di utilizzare i toponimi territoriali riferibili a quelli delle antiche Pievi in cui era suddiviso il territorio già dall’epoca tardo romana e longobarda, nasce da un approfondimento di tipo storico, paesaggistico e produttivo vitivinicolo. In particolare la volontà del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano è quella di ribadire e codificare una realtà fisica con antica radice storica, che ha caratterizzato il territorio poliziano fino all’epoca moderna e che trova la sua eco anche nel Catasto Leopoldino dei primi decenni del XIX secolo, che suddivideva il territorio in sottozone definite con il toponimo”.
A livello di disciplinare, la versione “Pieve” arriverà da vigneti della sottozona, con un massimo di 70 quintali per ettaro, l’uvaggio che sarà legato al Sangiovese (85%) e ai soli vitigni autoctoni complementari ammessi dal disciplinare, con uve esclusivamente prodotte dall’azienda imbottigliatrice e provenienti da vigneti di almeno 15 anni di vita. E poi ci saranno tre anni di maturazione (obbligatori 12 mesi in legno e 12 in bottiglia).
“L’idea di far nascere il Vino Nobile di Montepulciano menzione “Pieve” (oltre al disciplinare che prevede Vino Nobile di Montepulciano e Vino Nobile di Montepulciano Riserva), nasce da un percorso metodologico - spiega ancora il Consorzio - che ha visto il consenso e la partecipazione di tutte le aziende produttrici. Un percorso di studio nella denominazione stessa, che, grazie a momenti di incontro, confronto e di analisi collettiva, ha portato alla nascita di una “visione” univoca di Vino Nobile di Montepulciano”.
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