Nonostante la crisi di mercato portata dal Covid, che come raccontato spesso in questi mesi ha inciso non tanto sui volumi, quanto sui valori dei consumi di vino, se c’è sicuramente una grande parte del panorama vinicolo in sofferenza, emerge una certa tenuta dei prezzi all’origine in alcune delle denominazioni più grandi e blasonate del Belpaese, almeno a guardare dall’analisi WineNews sulle rilevazioni delle Camere di Commercio, che, nei loro ultimi aggiornamenti, non mostrano un quadro molto diverso da quello fotografato 6 mesi fa, ad ottobre 2020. Numeri di massima, come sempre vale la pena ricordare, al netto dell’Iva e franco cantina, e che fotografano una media di un mercato del vino in cui, in fase di trattative reale, la differenza la fanno tanti fattori, dalla provenienza della partita di vino alla quantità, fino alle diverse esigenze di chi vende e di compra, ovvero della domanda e dell’offerta.
Anche se, va sottolineato, sono i valori su cui si basa uno strumento come quello del pegno rotativo sul vino, ormai adottato, almeno come possibilità, da molti dei territori più importanti attraverso gli accordi con tanti istituti di credito ed enti di certificazione come Valoritalia, per esempio. In ogni caso, partendo dal Piemonte, secondo la Camera di Commercio di Cuneo, il Barolo (quotazioni riferite al bimestre gennaio/febbraio 2021) spunta valori tra i 577 ed i 622 euro ad ettolitro per la vendemmia 2016, e tra 551 ed i 658 per la 2017, mentre il Barbaresco quota 490-550 euro per la 2017, e 476-490 per la 2018.
Dalle rilevazioni della Camera di Commercio di Asti, invece, la Barbera d’Asti oscilla tra 100 e 160 euro ad ettolitro, mentre quella atta a diventare Barbera d’Asti Superiore spunta valori tra 160 e 270 euro, e si arriva a una forbice tra 250 e 350 euro ad ettolitro per il Nizza. Mentre i mosti atti a diventare Asti e Moscato d’Asti Docg oscillano tra i 155 ed i 160 euro ad ettolitro. Mentre secondo la camera di Commercio di Alessandria, il Gavi oscilla tra i 200 ed i 280 euro ad ettolitro. Andando in Veneto, dai dati della camera di Commercio di Verona, l’Amarone della Valpolicella ed il Recioto viaggia tra 750 ed 800 euro ad ettolitro per le vendemmie 2016 e 2017, mentre per la versione Classico si sale tra 780 e 830, così come per il vino atto ad Amarone e Recioto 2018. Mentre per il Valpolicella 2019, le quotazioni vanno da 130-150 euro ad ettolitro per il Doc, da 150 a 180 per il Classico, e da 260 a 300 per quello atto a Ripasso.
Tra i bianchi fermi, il Lugana 2020 oscilla tra i 230 ed i 260 euro ad ettolitro, mentre il Soave Classico spunta prezzi tra i 100 ed i 115 euro ad ettolitro, ed il Pinot Grigio delle Venezie è segnalato tra 80 e 95 euro ad ettolitro. Secondo la Camera di Commercio di Treviso, invece, il Prosecco Doc oscilla tra 160 e 165 euro ad ettolitro, quello Docg di Asolo tra 185 e 195, mentre il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg spunta 200-210 euro ad ettolitro, che arrivano a 205-230 per le Rive.
Scendendo in Toscana, dalle ultime rilevazioni della Camera di Commercio di Siena, il Brunello di Montalcino viaggia dai 900 ai 1.000 euro ad ettolitro per la vendemmia 2015 e 2016, mentre oscilla tra i 600 ed i 900 euro per le vendemmie 2017, 2018 e 2019 (formalmente ancora vino “atto a divenire Brunello, ndr). Il Chianti Classico, invece, oscilla tra la forbice di 245-290 euro ad ettolitro per l’annata 2020, ed i 270-315 euro per la vendemmia 2016. Sostenute le quotazioni del Vino Nobile di Nobile di Montepulciano tra i 330 ed i 380 per le annate 2016, 2017-2018, mentre il Chianti si muove tra 103 ed i 125 euro per l’annata 2020, ed i 123-150 per l’annata 2017. La Vernaccia di San Gimignano, denominazione bianchista più illustre della Regione, è quotata tra i 130 ed i 150 euro ad ettolitro per le ultime tre vendemmie. Un quadro ovviamente parziale, ma su molte delle denominazioni più importanti d’Italia, per pregio e per volume, che nonostante difficoltà innegabili, mostrano una certa tenuta, anche grazie al fatto che molte di esse vedono i loro vini entrare sul mercato a più o meno anni di distanza dalla vendemmia.
Chi invece sembra in grande sofferenza, secondo i dati Ismea, sono i vini comuni. I bianchi, a marzo 2021, spuntavano quotazioni di 2,58 euro ad ettogrado tra i 12 ed i 13 gradi (-11,2% sul 2020), quelli tra 9 e 11 gradi di 3,45 euro (-12,4%), mentre i rossi quotano 4,09 euro ad ettogrado tra i 12 ed i 13 gradi (-4,3%), e 3,94 euro tra i 9 e gli 11 gradi (-6,7%).
Un quadro complesso e variegato, come è sempre quello del vino italiano, che per essere sostenuto ad hoc per rialzarsi dalla pandemia, richiede misure di sostegno tanto di portata generale che, nei limiti del possibile, tagliate su misura per le diverse situazioni, come emerge, per esempio, dalle diverse posizioni delle organizzazioni di filiera sulla misura della distillazione di crisi per i vini Dop e Igp messa sul “Tavolo Vino” del Ministero delle Politiche Agricole, insieme a molte altre, come abbiamo riportato ieri, e per le quali, come ha commentato a WineNews il Sottosegretario alle Politiche Agricole (con delega al vino, Gian Marco Centinaio), si stanno cercando i fondi. “Magari non per tutte, ma le risorse vanno trovate perchè la filiera ha sofferto e va sostenuta”, ha detto Centinaio.
Copyright © 2000/2024
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024