Costituire un gruppo di lavoro tra Regioni, Governo e gruppi portatori di interessi per affrontare il problema dell’applicazione in Italia della direttiva comunitaria 11/2002, che regolamenta la commercializzazione di prodotti viticoli geneticamente modificati: è la proposta presentata a Bologna dal comitato delle Regioni italiane in un convegno su "Vite e Ogm: la via italiana".
Il documento prevede la realizzazione di un efficace sistema di rintracciabilità, con l’obbligo di segnalare al consumatore se il vino è stato ottenuto con viti Ogm e garantire la separazione chiara tra prodotti transgenici e prodotti non transgenici. Il ministro delle Politiche agricole, Giovanni Alemanno, ha dichiarato di "condividere nella sostanza il documento delle Regioni italiane", sottolineando che esso "costituisce un grande patto per difendere la viticoltura di qualità e l’identità della nostra tradizione alimentare di fronte agli Ogm". "Non siamo contrari al transgenico - ha detto il ministro - ma alla sua applicazione in agricoltura, in quanto dobbiamo chiederci chiaramente a cosa serve, cosa può dare di più dell’attuale agricoltura e che garanzie può dare ai cittadini". Alemanno, che ha già predisposto un documento ministeriale sugli Ogm, ha detto che, entro il 2002, chiederà al Parlamento di esprimersi sul problema.
Il presidente della Coldiretti, Paolo Bedoni, e della Cia, Massimo Pacetti hanno confermato l’opzione a favore della sicurezza dei consumatori e ha chiesto "scelte più nette, limpide e coraggiose per non cadere in una situazione di ambiguità, che di fatto significa un via libera al “biotech” in un settore che è strategico per l’agricoltura e per l’economia del Paese". Secondo il presidente di Cia e Coldiretti, "parlare di immissione in commercio di prodotti derivati da Ogm e di separazione di filiera tra prodotti Ogm e no, è rischioso e dà per scontata l’apertura di una strada che potrebbe dimostrarsi disatrosa per la nostra viticoltura". Levate di scudi anche da parte di Legambiente e Città del vino che annunciano "moratorie comunali contro l’apertura alle viti Ogm". Infine, una presa di posizione di Assobiotech: "È inutile trincerarsi dietro gli slogan a facile effetto, le biotecnologie non compromettono nè la tipicità nè la qualità dell’agricoltura italiana. Anzi, costituiscono il mezzo più efficace e sicuro per migliorare ulteriormente i prodotti di cui l’Italia è fiera". "Le biotecnologie sono sicure - ha sottolineato l’associazione nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie che fa parte di Federchimica -lo ha ribadito a chiare lettere la Commissione Europea, e potrebbero risolvere alcuni problemi di cui soffre la viticoltura italiana e per i quali le tecniche tradizionali si sono rivelate insufficienti. Basti pensare all’infezione da flavescenza dorata che nel 2000, in molti vigneti del Nord Italia ha determinato la totale distruzione di taluni raccolti".
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