Con un valore di produzione pari a 11,6 miliardi di euro, di cui 7,3 miliardi di export, il mercato del vino italiano ci vede primi a livello mondiale nella classifica di produzione per volumi (20% della produzione totale), seguiti da Francia e Spagna (14% ex aequo). Con un consumo interno di 4,7 miliardi nel 2021, in linea rispetto all’esercizio precedente, sono le esportazioni a dare maggiori soddisfazioni al comparto registrando una crescita aggregata del 4,4% dal 2017 al 2021, che ha subito un’accelerazione a +12,5% nel 2021 sul 2020. Ecco gli atout sul settore enoico che emergono dalla ricerca “Il futuro del wine & food italiano tra crescita Internazionale e premium”, presentata al “Wine & Food Summit”, organizzato da Pambianco e PwC, che ha ospitato una serie di approfondimenti sulle sfide che il settore si trova oggi ad affrontare, tra post-pandemia, inflazione, aumento dei costi, guerre e instabilità politica, ed incontri con i protagonisti del settore e con le loro storie, tra cui Massimo Tuzzi, ceo Holding Terra Moretti, Riccardo Pasqua, ad Pasqua Vigneti e Cantine, Giampiero Bertolini, ad Biondi-Santi e Cristina Mariani-May, proprietaria e ceo Banfi.
Tornando alla ricerca, i primi mercati per le nostre esportazioni sono Usa, con il 24% del totale ed in crescita di oltre l’11%, Germania, che vale il 16% delle esportazioni ma registra un leggero calo (-2,2%), e Regno Unito che pesa oggi per il 10% ma cresce del 30,7%. Anche il processo di aggregazione ed il tema dimensionale è certamente oggetto di attenzione in un settore dove le prime 10 aziende fatturano oltre 3 miliardi di euro, pari al 27% della produzione italiana. Il loro fatturato è cresciuto del 12% annuo (era 2,5 miliardi il loro fatturato aggregato nel 2019) anche grazie alle acquisizioni effettuate in questi anni, a dimostrazione del processo di concentrazione in atto.
Spostando il focus sulla ristorazione selettiva nel nostro Paese, nel 2021 ha fatturato 16 miliardi di euro, in ripresa dell’8% sul 2020 ma ancora lontana dai 21 miliardi del 2019, si posiziona invece al terzo posto per numero di ristoranti stellati, dopo Francia e Giappone. Le prime 5 Regioni per numero di stellati valgono il 60% del totale, e sono: Lombardia (15), Campania (13), Piemonte (12), Toscana (10) e Veneto (10). La dimensione media delle aziende di ristorazione selettiva è invece ancora molto piccola con le prime 5 aziende che fatturano in aggregato circa 70 milioni nel 2021 ed un processo di apertura di capitali e concentrazione ancora solo agli inizi. Inflazione e riduzione dei consumi in Italia sono le sfide in atto per le aziende. Per il 2022 le attese per il consumo italiano sono di un -2% per il vino a 4,6 miliardi (lontani dai 5,2 pre-Covid del 2019) e di un +15% per la ristorazione selettiva a 19 miliardi (sui 21 pre-Covid del 2019).
Sempre per il mondo del vino e le sue dinamiche macroeconomiche, come ha spiegato Walter Ricciotti, Ceo Quadrivio Group e managing partner Made in Italy Fund (il fondo di private equity promosso e gestito da Quadrivio & Pambianco, ndr), nella sua analisi, cresce l’interesse del Private Equity, in particolare per il vino italiano, conosciuto e apprezzato a livello internazionale. C’è la necessità, per il settore, oggi più che mai, di investire nella crescita dimensionale delle cantine, attraverso operazioni di mergers & acquisitions (fusioni ed acquisizioni, ndr) e di consolidamento, oltre che promuovendo la quotazione in Borsa delle stesse aziende del vino. Come conferma la strategia di sviluppo di Prosit, partecipata di Made in Italy Fund, che ha all’attivo 6 add-on - 5 cantine e un distributore di vini nel mercato Usa - il Private Equity continuerà, nei prossimi anni, ad essere per il settore uno dei principali motori di aggregazione, non solo attraverso l’offerta di risorse finanziarie, ma anche di competenze specifiche. Il fondo ha investito anche in xtraWine, sito e-commerce per la vendita e distribuzione di vini. Un’acquisizione che rispecchia il trend di mercato, che vede la vendita dei vini on line in crescita e con un ampio potenziale di sviluppo nei prossimi anni.
Sul fronte dei consumi, il ritorno della socialità ne ha favorito la ripresa, che risulta però ancora rallentata dall’inflazione, riducendo così le prospettive di crescita del settore nei mercati occidentali. Secondo l’ultima “Global Consumer Insight Survey” di PwC (giugno 2022), la metà dei consumatori si aspetta una maggior spesa in beni alimentari (+10% sul 2020) e meno in beni non essenziali, come abbigliamento ed elettronica. Nonostante lo scenario di incertezza, il consumatore post-pandemico si riconferma propenso all’acquisto consapevole: per il 38% cresce la disponibilità a pagare di più per i prodotti locali, premiando anche eventuali certificazioni in etichetta, in particolare per il settore del vino. La ricerca dell’offerta migliore e della consegna veloce favorisce inoltre l’acquisto omnichannel: l’81% dei rispondenti ha affermato di aver comprato in almeno 3/4 canali diversi negli ultimi sei mesi. La sfida per le aziende è rappresentata dunque dalla necessità di servire consumatori sempre più attenti e informati, in un contesto dominato dalla pressione sui costi e dalla difficoltà di approvvigionamento.
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