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ZUCCHERO MADE IN ITALY

Zucchero italiano a rischio, chiusi 16 zuccherifici su 19. Resistono solo i colossi stranieri

Coldiretti, i 3 giganti dello zucchero nel Belpaese non sono italiani, resiste solo Coprob-ItaliaZuccheri: ci vuole l’obbligo d’etichetta d’origine
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Negli ultimi in Italia hanno chiuso 16 dei 19 zuccherifici totali

C’è un prodotto che, nonostante sia quasi onnipresente nelle produzioni di diversi generi alimentari made in Italy, è quasi sempre sottovalutato in materia di origine controllata e qualità: lo zucchero. Secondo i dati Coldiretti, l’80% dei circa 600.000 prodotti alimentari realizzati a livello industriale, disponibili presso la grande distribuzione, contiene zucchero. A fronte di un consumo di oltre 1,7 milioni di tonnellate, in Italia, spiega la Coldiretti, dopo il no della Commissione Europea alle misure di emergenza per salvare lo zucchero made in Italy chieste dal Ministro delle Politiche Agricole Gian Marco Centinaio, resiste una produzione di 300.000 tonnellate, ma negli ultimi anni sono stati chiusi ben 16 zuccherifici su 19 azzerando l’84% del potenziale industriale nazionale. In Italia la maggior parte del mercato è infatti controllata da tre giganti stranieri, il primo dei quali è la multinazionale tedesca Sudzucker che vanta 31 siti in tutta Europa. Il secondo padrone dello zucchero in Italia è la francese Cristal Union, acquisitrice della tricolore Eridania, che con 10 stabilimenti nel mondo sforna 2 milioni di tonnellate all’anno di prodotto. Sempre d’Oltralpe, continua la Coldiretti, è la multinazionale Tereos, che vanta 45 siti industriali in 13 paesi, ed è il primo produttore francese con 3,7 milioni di tonnellate e un giro d’affari di 5 miliardi di euro. Si è creata una situazione, sottolinea Coldiretti, nella quale il mercato è in mano a 5 grandi realtà del Nord Europa che già oggi detengono il 75% del comparto nel Vecchio Continente, e che vendono zucchero a prezzi molto bassi da Francia e Germania che hanno aumentato del 20% la loro produzione nel 2017, causando 3,5 milioni di tonnellate di eccedenze a livello europeo. Dal canto suo, l’Italia dello zucchero cerca di difendersi come può: l’ultimo, anzi gli ultimi a provarci sono le 25.000 persone impegnate nella filiera che fanno parte della cooperativa tricolore Coprob-ItaliaZuccheri, che ha due stabilimenti di trasformazione sul territorio nazionale e riunisce 7.000 aziende con 32.000 ettari coltivati a barbabietola fra Veneto ed Emilia Romagna. Senza di loro, chiarisce la Coldiretti, l’Italia, che è il terzo mercato dell’Unione Europea, diventerebbe uno dei pochissimi casi al mondo senza alcun produttore locale di zucchero come Nigeria, Malesia, Corea del Sud e Arabia Saudita considerando un consumo medio annuo sopra il milione e mezzo di tonnellate.
Una situazione per niente facile quella fotografata dalla Coldiretti, che avrebbe una sola soluzione, che a quanto pare è stata anche la risposta ad altri problemi dello stesso tipo in altri settori produttivi dell’alimentare: l’etichettatura d’origine. Secondo la Coldiretti infatti, l’unico modo per salvaguardare i produttori del Belpaese è quella di porre obbligatoriamente in etichetta l’origine dello zucchero, facendo sì che i consumatori possano scegliere in libertà di proteggere, e in questo caso anche salvare, lo zucchero made in Italy.

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