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L’economia domestica, dalle scuole per sole donne al ritorno di corsi specialistici all’Università

Un tempo appannaggio femminile, oggi nevralgica per la parità di genere, questa pratica apparentemente d’antan continua a contribuire al progresso

Dici economia domestica e pensi alle immagini in bianco e nero di quelle classi di sole donne nelle scuole che imparavano a diventare perfette “regine di casa”, tra cucina, cucito e cura delle mura domestiche. Ma, a ben guardare, oggi anche gli uomini, e tantissimi giovani, si sono messi ai fornelli ed hanno iniziato ad occuparsene. Senza le difficoltà e le problematiche che per secoli le donne sono state costrette ad affrontare, ma diventando nevralgica per la parità di genere. Tanto che oggi, si fa sempre più strada l’auspicio del ritorno dei corsi specialistici nelle Università - ma non solo - più all’avanguardia, dedicati ad una pratica solo apparentemente d’antan, che ha contribuito al progresso mondiale sotto tantissimi aspetti con la sua enorme portata. A spiegarlo è il volume “The Secret History of Home Economics: How Trailblazing Women Harnessed the Power of Home and Changed the Way We Live” in cui la giornalista americana Danielle Dreilinger ne ripercorre la storia da quando era appannaggio per sole donne al “matrimonio” con le cause liberali e l’emancipazione femminista, analizzando come l’esperienza, fatta anche di capacità di gestione, risoluzione dei problemi, educazione alimentare ed esercizio fisico, siano stata un punto di forza una volta diventate scienziate, rivoluzionarie, inventrici e studiose, in grado di testare paracadute e creare cibo per astronauti, oltre a compiere passi da gigante e scelte coraggiose in molti settori come l’istruzione infantile ma anche la sostenibilità. Ed il tutto partendo spesso da un semplice gesto: cucinare.
Il termine “economia domestica” può evocare ricordi traumatici. Ma in alcuni casi la concezione comune oscura la storia di una “scienza rivoluzionaria” del vivere meglio come spiega l’autrice del volume (W.W. Norton & Company edizioni, 2021, pp. 368, prezzo di copertina 27,95 dollari). Nel XX secolo il lavoro domestico si è ridotto, a favore della seppur lenta e non facile occupazione delle donne nei diversi settori professionali, anche sull’esempio di figure simbolo dell’emancipazione femminile, come Eleanor Roosevelt, la prima first lady americana attivista o, guardando all’Italia, personalità come la scienziata e pedagogista Maria Montessori. Ma si possono citare storie anche più strettamente legate al mondo del cibo, come quelle della poetessa pasticciera Cora Coralina o della chef Julia Child, raccolte, accanto a quelle di Rita Levi Montalcini e Frida Kahlo, Margherita Hack e Michelle Obama, in una serie di volumi best sellers internazionali di grande successo degli ultimi anni, letti a voce alta dalle mamme alle figlie, a partire da “Storie della buonanotte per bambine ribelli. 100 vite di donne straordinarie” di Elena Favilli e Francesca Cavallo per Mondadori, il libro più finanziato nella storia del crowdfunding grazie a Kickstarter dove ha raccolto oltre un milione di dollari da 70 Paesi, ricevendo un largo apprezzamento da parte della stampa internazionale e italiana in quanto strumento di sensibilizzazione nei confronti della questione di genere ed esempio di eccellenza italiana all’estero. E la cui ultima edizione è “Storie della buonanotte per bambine ribelli. 100 donne italiane straordinarie” di Elena Favilli (Mondadori, 2021, pp. 224, prezzo di copertina 19 euro), con le biografie, tra le altre, della produttrice di vino Camilla Lunelli e della chef Nadia Santini, ed un capitolo dedicato al progetto sociale delle “Cuoche Combattenti”, tra le tante che vanno da quella di Matilde di Canossa, a quella della virologa a capo dello Spallanzani di Roma Maria Rosaria Capobianchi, che con il suo team è stata tra i primi al mondo a isolare il Covid-19.
Tornando al volume della Dreilinger la portata dell’economia domestica è stata così forte da aver plasmato la cultura americana sotto molti aspetti, se si pensa alla lotta contro il razzismo o al movimento Lgbt, ma anche appunto al mondo del cibo e dell’educazione alimentare. Perché imparare a cucinare un pasto per il benessere della propria famiglia e personale è stato spesso il punto di partenza. Un gesto che, in tempi in cui di economia domestica ne abbiamo fatta e ne stiamo facendo un bel po’, dedicando più tempo a partire proprio dai fornelli - per oltre la metà degli italiani, su impulso anche dello smart working - costretti a casa prima dal lockdown oggi tra isolamenti e quarantene, l’interesse nell’analizzarne la portata riemerge con forza anche in Italia, portando ad aggiornare persino il paniere Istat, dove negli anni della pandemia hanno fatto il loro ingresso elettrodomestici come la friggitrice e l’impastatrice.

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