Il futuro del vino è tutto da scrivere, ma la geografia della viticoltura vive un rapido mutamento, dettato essenzialmente dal cambiamento climatico, che sposta il vigneto a quote ed a latitudini sempre più alte. Non è certo una novità, in questo senso, la crescita impetuosa dell’enologia britannica, che in pochi anni è passata da nicchia a territorio di enorme interesse per i grandi produttori di tutto il mondo. Ci ha puntato, alla fine del 2015, uno dei marchi storici dello Champagne, Taittinger, che all’epoca comprò 69 ettari nel Kent, impiantati a Chardonnay, Pinot Nero e Pinot Meunier, che oggi coprono 40 ettari della proprietà: le prime annate - 2019, 2020, 2021 e 2022 - sono in cantina, e le prime bottiglie presto sul mercato.
Adesso, è la volta di Jackson Family Wines, tra i più importanti gruppi del vino al mondo, che dalla California ha messo radici in tutto il mondo, fino a mettere insieme 40 aziende tra Napa, Sonoma, Mendocino, Santa Barbara, Monterey e Oregon, oltre a Australia, Sudafrica, Cile, Francia e, soprattutto, Italia, con Tenuta di Arceno, a Castelnuovo Berardenga, nel cuore del Chianti classico, acquistata nel 1994 (1000 ettari di terreni di cui 92 vitati), per 5.500 ettari di vigneti complessivi in mano al gruppo. In Gran Bretagna, invece, ha acquistato 26 ettari nella Crouch Valley, a sud-est di Chelmsford, nell’Essex, dove produrrà spumanti di alta qualità.
Spumanti che, in realtà, verranno commercializzati già dall’annata 2022, prodotta da vini base acquistati in tutto il Kent a Defined Wine, una cantina temporanea in attesa che sia pronta quella di Jackson Family Wines. Il progetto, ambizioso, verrà guidato da Charlie Holland, wine maker inglese con una lunga esperienza in giro per il mondo e Ceo, fino a qualche settimana fa, di Gusbourne, tra le griffe di riferimento delle bollicine inglesi.
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