In base al nuovo rapporto delle Nazioni Unite, il costante aumento dell’insicurezza alimentare degli ultimi anni (che aveva toccato gli 828 milioni di persone nel 2021) sembrerebbe mostrare una battuta d’arresto. Tuttavia, i dati restano allarmanti: il numero di persone che nel mondo soffrono la fame è di quasi un miliardo, molto più alto rispetto a prima della crisi Covid-19, che ha amplificato a cause strutturali preesistenti, e con enormi disparità tra le regioni. Come emerge dal Rapporto globale sull’Insicurezza Alimentare (Sofi) dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao), pubblicato oggi, fino a 783 milioni di persone nel mondo hanno sofferto la fame nel 2022, 2,4 miliardi di persone, tra cui un numero relativamente maggiore di donne e di persone che vivono nelle aree rurali, non hanno accesso a un’alimentazione sana e sufficiente, e nell’intero continente africano, 11 milioni di persone in più hanno sofferto la fame rispetto all’anno precedente.
Il dato allarmante è che, complessivamente, ancora oggi il 30% della popolazione mondiale soffre di insicurezza alimentare. Ovvero, 3 persone su 10 si trovano regolarmente ad affrontare l’incertezza sulla disponibilità di cibo, devono saltare i pasti, scendere a compromessi sulla qualità nutrizionale o sulla quantità di cibo consumato. Il rapporto sottolinea inoltre che il costo delle diete sane è così alto che più di 3 miliardi di persone, ovvero il 42% dell’umanità, non vi hanno accesso. Questa cifra è in aumento dal 2019. L’edizione 2023 del rapporto Sofi rileva inoltre che quasi 148 milioni di bambini sotto i cinque anni sono affetti da malnutrizione (ovvero il 22,3% dei bambini sotto i 5 anni). Sebbene questo dato sia in leggero calo negli ultimi anni, è chiaro che gli sforzi sono largamente insufficienti per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile del 2030, soprattutto perché il numero di bambini che soffrono di malnutrizione acuta grave è in fase di stagnazione (45 milioni di bambini, pari al 6,8%).
Azione contro la Fame, così, chiede al Governo italiano di agire in ogni sede rilevante, a livello nazionale e internazionale, per la trasformazione dei sistemi alimentari e l’assunzione di impegni ambiziosi nel contrasto alle cause strutturali della fame: guerre, crisi climatica, disuguaglianze. “Numeri ancora così alti sono inaccettabili: ogni persona ha il diritto a una vita libera dalla fame. Con 40 anni di esperienza nel prevedere, prevenire e curare fame e malnutrizione, sappiamo che questo è un obiettivo realizzabile e il trend decrescente fino al 2015 lo ha dimostrato”, commenta Simone Garroni, direttore generale Azione contro la Fame. “La crisi alimentare globale oggi è una questione di volontà politica. Per questo è necessario che i governi, a cominciare da quello Italiano, lavorino in ogni sede rilevante per affrontare le tre cause principali della fame: conflitti, disuguaglianze e crisi climatica. È necessario agire subito con nuovi e ambiziosi impegni per porre fine all’uso della fame come arma di guerra, garantire l’accesso ai servizi pubblici per tutti e trasformare radicalmente i sistemi alimentari, anche con l’agro-ecologia, rendendoli sostenibili, resilienti e più equi”.
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