Alla fine dell’Ottocento Ferruccio Biondi Santi dimostrò che le uve Brunello (Sangiovese Grosso) potevano essere utilizzate per un vino da lungo invecchiamento, il Brunello, appunto, di cui rimangono nella cantina Biondi Santi ancora poche bottiglie dello strepitoso 1888. Fu lui a costruire la prima piramide qualitativa in Italia, in cui la Riserva di Brunello andava prodotta soltanto nelle annate migliori da vigneti selezionati e più vecchi, che il Brunello poteva essere ottenuto nelle buone/ottime annate e che, se la vendemmia era mediocre, tutte le uve dovevano concorrere a produrre il Rosso di Montalcino che si distingueva per una particolare etichetta dalla normale produzione di questa tipologia, proveniente dai vigneti più giovani dell’azienda.
Quell’insegnamento, oggi, riecheggia nelle scelte di alcuni produttori “illuminati” della Valpolicella, come Bertani e Dal Forno, che rinunciano alla produzione dell’Amarone, e Quintarelli, che una decisione ancora non l’ha presa. Una scelta coraggiosa, ma, come spiega Romano Dal Forno, inevitabile “dopo un’estate così meglio puntare sul Valpolicella per non buttar via l’intera stagione - afferma - anche se questo vuol dire rinunciare al 50% del nostro fatturato. Se facciamo bene, potremmo produrre 30-40.000 bottiglie di Valpolicella”.
A Montalcino la situazione è comunque diversa, non sarà una vendemmia semplice, ma i problemi che hanno colpito la Valpolicella sono distanti, anche se Jacopo Biondi Santi, discendente di quel Ferruccio, non ha ancora alcuna certezza sull’annata 2014 del Brunello della Tenuta Greppo: “come nel più classico stile Biondi Santi - racconta a WineNews - di certo non faremo la Riserva 2014. Adesso, nei nostri filari, stiamo facendo una pre-vendemmia, per cercare di salvare un po’ di uve e provare a fare il Brunello di Montalcino. Ancora, però, non c’è nulla di certo. Il da farsi lo decideremo i primi di ottobre”.
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