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SCIENZA

“100 custodi per 100 vitigni”: il nuovo libro di Graspo racconta la biodiversità viticola in Italia

Un viaggio alla ricerca delle varietà del passato (forse destinate ai vini del futuro) e delle persone che si impegnano per salvaguardarle

Un lungo viaggio di incontri e scoperte, un’esperienza immersiva nel mondo dei vitigni italiani che tocca tutte le regioni del Belpaese, ricca di  storie originali spesso caratterizzate da autentico eroismo, ma anche un racconto del lavoro di istituzioni, centri di ricerca ed ampelografi di tutta Italia: “100 custodi per 100 vitigni” è il nuovo libro di Graspo (Gruppo di Ricerca Ampelografica per la Salvaguardia e la Preservazione dell’Originalità e la biodiversità viticola), che racconta le più belle storie di conservazione del nostro originale patrimonio ampelografico, dalle Alpi alla Sicilia. Graspo è nato dall’idea di tre enologi - Aldo Lorenzoni, Luigino Bertolazzi e Giuseppe Carcereri de Prati - con la passione per la ricerca attiva sul fronte del recupero di antichi vitigni abbandonati, nella convinzione che la biodiversità possa essere una risorsa importante per il futuro della viticoltura, sia in chiave di cambiamento climatico, che per una migliore e più dinamica comunicazione delle singole identità territoriali ed oggi coinvolge numerosi professionisti e viticoltori sensibili di tutta Italia.
Il testo, organizzato anche in capitoli territoriali, cerca di contestualizzare dove possibile aziende e cultivar nei relativi territori, ed è finalizzato comunque a far conoscere, per ogni vitigno a rischio estinzione incontrato nel percorso di ricerca, la persona o l’azienda che di questo vitigno è diventata custode.
Fortemente convinti che la vera sostenibilità in vigna parte dalla tutela e dalla salvaguardia della biodiversità viticola di ogni territorio, gli autori hanno inserito nel testo anche alcune storie di sindaci, di piccole comunità, di associazioni ed aziende che condividendo il loro pensiero hanno collettivamente e concretamente contribuito alla salvaguardia della biodiversità viticola locale, anche tutelando vecchie vigne, storici sistemi di allevamento ed ancestrali pratiche agricole.
L’azione di Graspo si è sviluppata prima nell’ambito del territorio veneto, ed in particolare in alta Lessinia, verificando con rilievi sul campo e microvinificazioni le peculiari caratteristiche dei vitigni considerati perduti per testarne le potenzialità, sia in purezza che come supporto ai vitigni storici. Una operatività che si è poi allargata anche ad altre realtà in tutta Italia, identificando varietà ed areali dove il recupero di una più forte attenzione alla biodiversità viticola potesse essere strategica per delineare nuove prospettive produttive in un contesto oggi piuttosto omologato. È iniziato così un intenso percorso di incontri e confronti con i responsabili dei centri di ricerca ed i più autorevoli ampelografi per individuare quali fossero oggi gli areali, le storie ed i vitigni più interessanti. 
Nella sua introduzione al libro Monica Larner, firma italiana per Robert Parker Wine Advocate, scrive che “il più grande vantaggio competitivo del vino italiano prodotto con uve autoctone è che nessun altro può imitarlo e produrlo. L’importanza della diversità genetica assume una dimensione maggiore mentre affrontiamo il cambiamento climatico e discutiamo di protocolli per la sostenibilità. Nascosto da qualche parte tra i vasti vigneti d'Italia c'è un'uva più adatta a resistere alla siccità, al caldo, all'umidità o qualunque altra sfida possa presentarsi”.
“Se è vero che l’Italia rappresenta il Paese del vino, con il maggior numero di vitigni e quindi con la massima espressione di biodiversità viticola, potrebbe sembrare inutile o superfluo continuare a ricercare ulteriori testimonianze di vitigni dispersi nella sua storia - aggiunge Luigi Moio, presidente Organizzazione internazionale della vite e del vino (Oiv) - è però altrettanto vero che questa diversità è oggi minacciata da un’emergenza climatica che rischia di portare ad una pericolosa omologazione dei vini privandoli delle loro principali peculiarità distintive. Oggi è ancor più necessario riuscire a ricollegare sempre il vino al suo territorio d’origine. Se un vino non riesce a rendere riconoscibile la sua origine perde gran parte della sua forza anche a livello commerciale”
“Se si vuole conoscere la storia di un territorio viticolo attraverso le vicende che hanno accompagnato l'affermazione dei suoi vini - sottolinea Attilio Scienza, tra i massimi esperti italiani di viticoltura - è necessaria una riflessione che parta dai suoi vitigni originali, perché solo attraverso questi è possibile capire la storia degli uomini, della loro cultura materiale, della loro evoluzione culturale, dei cambiamenti climatici e del sistema sociale in genere. I vitigni infatti sono gli elementi stabili per una infinità di generazioni di viticoltori: gli uomini muoiono ma i nuovi abitanti, pur aggiornando le abitudini, mantengono e spesso incrementano i vitigni dei loro predecessori. L'attuale crisi della biodiversità nelle specie vegetali in genere è stata definita la sesta estinzione e rappresenta solo un aspetto della attuale tendenza alla semplificazione delle differenti manifestazioni della vita. dove purtroppo la monocultura della mente è più devastante di quello biologica”.

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