Sarà che una delle peculiarità del vino è quella di dare gioia all’anima, fatto sta che nonostante un 2019 di crescita debole, a +2,9% sul 2018 (per 6,3 miliardi di euro) ed uno scenario mondiale quanto mai complicato, i produttori, che vivono ormai nel mercato globale, guardano con fiducia al 2020, andando oltre le incognite sui dazi, la Brexit ed il rallentamento di economie trainanti come quelle di Germania o Cina. Lo rileva un’indagine sugli stakeholder, realizzata dall’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor a wine2wine, l’evento di formazione e networking targato Vinitaly. Secondo i dati dell’Osservatorio, le 13 top aziende intervistate (1,7 miliardi di euro di fatturato complessivo e 1 miliardo di euro di export, che equivale a una quota del 16% sul totale nazionale) ritengono infatti sostanzialmente positivo l’anno che verrà. L’export registrerà un “aumento contenuto” (da +2% a +5%) per la maggioranza del campione (54%), mentre identiche quote (23%) sono riservate agli “aumenti rilevanti” e al mercato “stabile”. Nessun pessimista, quindi, nemmeno sul mercato interno che si divide equamente (38%) tra “aumento rilevante” e “stabile” in un quadro generale forse condizionato dalle eccellenti performance previste per le proprie aziende, dove prevalgono le crescite “rilevanti” (62%) su quelle “contenute”.
Tra i Paesi buyer con l’indice di fiducia maggiore, svettano - assieme agli Stati Uniti (87 su 100 l’indice di fiducia) - i 2 protagonisti degli accordi di partenariato, Canada (90/100) e Giappone (87/100), le cui crescite si segnalano già in evidenza quest’anno. E se anche per le inseguitrici Russia, Cina, e Svizzera l’asticella della crescita supera il 50% della fiducia, nessun calo è poi previsto in 2 aree a domanda emergente (Messico e Polonia) e in un mercato storico (Germania), in Brasile, Francia e Svezia prevale una previsione di mercato immutata. La maglia nera, infine, va al Regno Unito, unico a registrare una prevalenza di import in calo. Per il responsabile dell’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor, Denis Pantini, “in uno scenario globale dominato dall’incertezza, le imprese italiane mantengono una visione improntata all’ottimismo soprattutto in quei mercati dove le incognite sono minori grazie anche agli accordi di libero scambio, oltre ad un ritrovato mercato nazionale che sembra aver raggiunto un suo equilibrio dopo decenni di calo continuo, soprattutto sul fronte dei consumi in quantità”.
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