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La Stampa

Per le cantine tornano gli ordini dall’estero. L’Assoenologi, positivo il risultato dei primi sei mesi 2004. Dopo la flessione dell’export segnali di risalita, a tirare sono i vini da tavola di prezzo contenuto ... I vini da tavola spingono l’export italiano verso la ripresa. Nei primi sei mesi del 2004 le esportazioni delle bottiglie più a basso costo ha “subito una decisa lievitazione con incrementi del 12 per cento in volume e dell’otto in valore. Una prova in più – spiega Giuseppe Martelli, direttore generale di Assoenologi – che il decremento registrato nel 2003 è dovuto principalmente al minor potere di spesa da parte del consumatore”. L’associazione degli enologi ed enotecnica italiani ha presentato i dati definitivi della vendemmia 2004 nel corso del seminario Ratti che si è svolto a Veronafiere nell’ambito della conferenza organizzata dall’Ente Fiere e dall’Istituto nazionale per il Commercio Estero.
Complessivamente i vini italiani crescono in valore, quasi il cinque per cento, e in volume, oltre il dieci. Percentuali che tradotte in cifre equivalgono a più di sessanta milioni di euro e a 600 mila ettolitri. I primi mercati si confermano gli Usa, con 355 milioni di euro nei primi sei mesi, e la Germania, con 330. Dati che fanno ben pensare visto che “è difficile pensare ad un sensibile incremento dei consumi interni. Nei prossimi anni lo sviluppo si giocherà sulla capacità di individuare e conquistare sempre maggiori spazi all’esterno”, spiega Martelli.
Il problema, dunque, per le imprese italiane è come consolidare questa inversione di tendenza, questa ripresa che arriva dopo un 2003 difficile. Secondo martelli “l’ostacolo non sarà facile da superare visto che i concorrenti stranieri aumentano e sono sempre più aggressivi”. Pochi dati bastano a spiegare il problema: la Spagna ha aumentato le sue esportazioni del dieci per cento, il 65 per cento del vino australiano è destinato alla vendita sul mercato mondiale mentre si prevede che il Cile nel 3005 collocherà all’estero il 75 per cento delle sue 7 milioni di bottiglie prodotte. Insomma quello vitivinicolo si presenta come un “settore dinamico sempre più legato alle innovazioni ed alle scelte del mercato e sempre di meno alle sovvenzioni”. Un comparto dove la “competizione aumenterà nei prossimi anni creando diversi e nuovi livelli di concorrenza”.
Chi vincerà questa sfida? Secondo Martelli “avrà più possibilità di stare sul mercato chi potrà disporre di un minimo di massa critica, calibrerà bene il rapporto qualità prezzo e affiancherà una buona immagine basata non tanto sul biglietto da visita ma sulla consistenza dei vigneti e sull’efficienza delle strutture produttive. Parametri che il consumatore intende sempre più come il giusto equilibrio tra produzione e innovazione”.

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