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La Stampa

Battaglia d’Inghilterra sul vino ... Londra aumenta le tasse all’import. I produttori italiani: “è ingiusto”... Il siluro è partito dalle coste inglesi ed è arrivato sulle nostre cantine proprio alla vigilia di Vinitaly, che si apre domani a Verona. Il governo britannico ha infatti reso esecutivo l’aumento delle accise sul vino nel Regno Unito, un mercato che rappresenta in valore oltre il 12% del totale dell’export vinicolo mondiale e in Europa è secondo solo a quello tedesco. L’aumento è di 7 pence a bottiglia per i vini fermi e di 10 per gli spumanti, nettamente superiore all’incremento applicato alla birra, che Londra ha ineffabilmente fissato in 1,4 pence. Inutile dire che gli inglesi sono storici produttori di birra.
“Con questi aumenti l’accisa complessiva che va a colpire i vini esportati in Gran Bretagna diventa di 1,99 euro per quelli fermi e di 2,55 per gli spumanti” calcola la Coldiretti, sottolineando come l’aggravio sul prezzo finale porterà inevitabilmente ad una flessione dei consumi. Anche perchè, su certi vini di primo prezzo le tasse risulteranno maggiori del costo reale della bottiglia. Per i nostri produttori vinicoli, che l’anno scorso sono riusciti a realizzare un aumento record del 7% nell’export, il mercato britannico rappresentava già, proprio per le accise, un’area difficile, ma, grazie al traino d’immagine dei successi conseguiti nelle vendite internazionali del 2006, le aziende italiane contavano di rafforzare le loro posizioni Oltremanica. Una speranza che l’indagine commissionata da Veronafiere sul “sentiment” dei produttori in vista di Vinitaly fissava al 25% delle imprese. Ma con questa operazione di killeraggio fiscale ogni attesa andrà delusa.
“Nei mercati internazionali ostacoli tariffari sono antistorici: inaccettabili e vanno assolutamente smantellati”, ha detto a margine dell’audizione tenutasi in commissione Agricoltura al Senato, il vicepresidente di Federalimentare, Luigi Pio Scordamaglia. Poiché però nell’Unione europea l’armonizzazione fiscale è di là da venire la decisione di Londra non può essere tacciata di illegittimità, ma tutt’al più di mancanza di fair play. “Il fatto è - aggiunge Scordamaglia - che in vista delle trattative Wto molti Paesi alzano le loro barriere commerciali per far pesare maggiormente la loro futura concessione di abbatterle”.
Misura legittima, che però Lamberto Gancia, presidente del Comitato europeo vini, bolla come “ingiusta” nei confronti del libero mercato. “Senza contare che questo aumento - aggiunge Gancia - arriva proprio mentre il nostro comitato sta concordando la tassazione d’ingresso per i vini europei in India”. E il timore è che il governo di New Dehli possa tener presente le “tariffe” di Londra. Ancor più duro Gianni Zonin, che guida il maggior gruppo privato italiano del settore: “Queste tasse sono una follia, la negazione di ogni logica di libera concorrenza - dice - bisogna protestare a Bruxelles perchè le cose cambino al più presto”. Tantopiù che l’Italia in fatto di apertura del mercato dà lezione: nonostante la posizione leader per produzione ed export il nostro Paese, negli ultimi cinque anni, ha triplicato gli acquisti divino all’estero, diventando l’undicesimo importatore mondiale.

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