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Panorama / Economy

Il welfare? Ce lo beviamo tutto ... E’ una tradizione secolare dell’azienda di Chieri, ora del gruppo Bacardi: assistenza sanitaria e farmaceutica, asili nido e colonie estive. “Qui non si è mai licenziato nessuno e non cominceremo ora” dice l’a.d. Leonangeli. E, intanto, il 2008 chiude con un fatturato di oltre 300 milioni di euro... “Il personale? Sarebbe l’ultima cosa che ci berremmo, pardòn, che ridurremmo”. Stefano Leonangeli, amministratore delegato di Martini & Rossi (gruppo Bacardi), non smentisce la (buona) fama dell’azienda fondata nel 1863 e considerata un caso esemplare di assistenza ai dipendenti. “E’ una caratteristica storica dell’azienda, che nemmeno il passaggio di proprietà avvenuto nel 1993 ha intaccato” dice con soddisfazione a Economy. Già ai tempi della Seconda guerra mondiale lo stabilimento di Pessione di Chieri, alle porte di Torino, quartier generale dell’azienda e suo principale nucleo produttivo, mantenne la piena occupazione pur di tutelare tino all’ultimo operaio.
Con gran sforzo economico della famiglia Rossi di Montelera. “Ma ne è valsa la pena” assicura Leonangeli, a cui fanno capo 400 dipendenti e un giro d’affari 2008 in Italia di 300 milioni di euro. “Infatti, la ripresa ci fu sin dalla fine del conflitto”. Sarà per questo che alla Martini & Rossi, che ogni giorno produce 500 mila bottiglie di bevande alcoliche, non hanno mai lesinato in fatto di welfare: l’assistenza sanitaria copre tutti i dipendenti e le loro famiglie, in particolare i figli. In fabbrica, poi, esiste un servizio di agenzia viaggi e uno di brokeraggio assicurativo, nonché una convenzione con una farmacia della zona che consegna i medicinali direttamente in ufficio. E ancora: “Dai primi del Novecento abbiamo un asilo aziendale, aperto anche ad altri bambini” dice Leonangeli. “Sempre per i figli dei dipendenti fino a 14 anni, poi, organizziamo diverse attività, compresa una colonia estiva totalmente spesata dall’azienda”. E, nonostante la crisi economica, Leonangeli assicura che “nessuna iniziativa sarà tagliata”. Anche perché, aggiunge, almeno per ora non ce n’è alcun bisogno. L’ultima campagna Martini, che vede George Clooney come testimonial. “Gli ordini di fine anno, seppur arrivati col contagocce, sono in linea con quelli targati 2007”.
E, anzi, sul fronte spumanti, c’è persino il segno più. Martini & Rossi, del resto, non è solo Martini, ossia il drink preferito da George Clooney: il 25% del fatturato è targato Asti spumante Martini che, a quanto pare, va alla grande. Tanto che c’è chi sostiene che le bollicine made in Italy stiano soppiantando nelle preferenze degli italiani lo champagne francese: questione di costi, forse, ma non solo. “La qualità della nostra offerta di vini e spumanti, racchiusa per intero, o quasi, nella linea Sigillo blu, è fuori discussione” aggiunge Leonangeli. “E i nostri clienti lo sanno bene”. A ricordarglielo è anche la pubblicità, da sempre cavallo di battaglia dell’azienda che ha il merito di aver “scoperto” il premio Oscar Charlize Theron, ingaggiata, quando era una sconosciuta, per quel celebre spot (1995) in cui la minigonna a maglia della cameriera si sfilava lentamente. “Solo per il trimestre-clou ottobre-dicembre 2008 abbiamo messo sul piatto 10 milioni di euro di spot, il 25% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso” conclude Leonangeli. Un segnale concreto di ottimismo, perché Martini è “the most beautiful drink” anche in tempi di crisi.

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