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Italia Oggi

Ottant’anni di vino in salute ... Capurso: entro due anni il Chianti rinnova i vigneti. Storica ricorrenza per il consorzio. Il presidente: un prodotto che si vende da solo... Compie ottanta anni il Consorzio Vino Chianti, un vino che da sempre rappresenta il territorio e la cultura della Toscana, ma che è anche il nome che per antonomasia indica il vino italiano. “Il Chianti è il vino italiano, sembra ombra di dubbio”, commenta Nunzio Capurso, presidente del Consorzio. “Non esiste scaffale al mondo dove non esista una bottiglia di Chianti accanto agli altri vini. Questo perché ha seguito le sorti dei nostri connazionali che espatriavano, li ha seguiti e ha caratterizzato l’immagine del vino italiano all’estero”.

Domanda. Ma ad ottant’anni di distanza, che vino è il Chianti?

Risposta. E’ un prodotto che cerca di stare al passo con i tempi. I produttori hanno proprio in questi giorni chiesto la modifica del disciplinare per rispondere ai gusti del mercato. Non sono cambiate soltanto le generazioni di consumatori, ma anche i loro desiderata. Oltre ai vitigni tradizionali toscani (Sangiovese, Canaiolo nero, Trebbiano Toscano e Malvasia del Chianti) si apre al gusto del mercato e si cerca di eliminare tutti quelli orpelli che non pochi problemi hanno provocato ad altre denominazioni più blasonate. Inoltre abbiamo messo a punto una convenzione per il rinnovo di almeno 5.000 ettari di vigneti di vecchio impianto per migliorare la qualità. Entro due tre anni contiamo di rinnovare tutti i nostri vigneti.

D. Un modo per togliere un po’ di “polvere” dalle bottiglie?

R. Il vino Chianti ha sempre venduto da solo. Fino a quattro-cinque anni fa si vendeva da solo e nessuno hai speso in promozione. Abbiamo consumatori consolidati, ma non dobbiamo dare niente per scontato e quindi dobbiamo rinfrescare la nostra immagine. Anche con campagne pubblicitarie. Abbiamo puntato sull’Europa, ma pensiamo quest’anno di concentrarci sugli Stati Uniti, New York e Chicago in particolare.

D. Ma qual è l’immagine che hanno all’estero del Chianti?

R. Come dicevo è il vino italiano. Noi quello che vogliamo trasmettere e consolidare è che è il vino della dieta mediterranea. E’ un vino popolare, un termine che non ne diminuisce il valore, per il consumo giornaliero anche se con punte elitarie come il Superiore o il Riserva.

D. Indubbiamente il Chianti è l’immagine della Toscana.

R. La denominazione di origine dei vini Chianti, controllata dal Consorzio, è presente su sei province toscane, interessa oltre 15.000 ettari di vigneto con una produzione di circa 800.000 ettolitri all’anno. Siamo quasi il 40% di tutta la produzione della Toscana e oltre il 50% di tutto le denominazioni di origine regionali. Distribuiamo 120-130 milioni di bottiglie all’anno, il 70% delle quali all’estero.

D. Un tempo il Chianti era associato al fiasco. Un errore scegliere di non utilizzano più?

R. Purtroppo del fiasco è stata distrutta l’immagine per il cattivo uso che se ne è fatto. E’ stato un peccato mortale anche perché ce ne sarebbe richiesta ancor oggi. Ma mon possiamo più proporlo per costi di produzione troppo alti e perché il fiasco configura un vino di bassa qualità. Non volgiamo dimenticarlo, ma non possiamo più usarlo.

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