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Panorama / Economy

Queste bottiglie non sono (più) dei fiaschi ... Il padre Giovanni aveva iniziato nel 1951 con i tipici contenitori per il Chianti. Ora Andrea Bartolozzi rilancia Vetreria etrusca con un nuovo stabilimento da 25 milioni di euro... Le sue bottiglie di vetro, che realizza da oltre 50 anni, hanno ricevuto più riconoscimenti internazionali della mitica Ferrari. E adesso Vetreria etrusca guarda a nuovi traguardi produttivi grazie a un investimento di 25 milioni di euro, finanziati da un pool di quattro banche, che ha portato a demolire i vecchi impianti di Altare (Savona) e a ricostruire in soli tre mesi un nuovo stabilimento, che sarà inaugurato ufficialmente il 21 novembre e consentirà di passare da tre a quattro linee produttive e di realizzare a regime 110 milioni di pezzi contro gli attuali 80 milioni. E in questi tre mesi i 126 dipendenti di Vetreria etrusca non sono rimasti con le mani in mano, ma al contrario hanno svolto un percorso di formazione per un totale di 12 mila ore perché, nonostante la maggiore automatizzazione dell’impianto, non ci saranno ricadute negative sul fronte dell’occupazione. L’azienda, infatti, opera nella produzione e nella commercializzazione di contenitori per l’industria alimentare ed è leader in Italia nelle bottiglie speciali per olio e aceto e nei vasi speciali per gli alimenti, con un fatturato che nel 2008 ha raggiunto i 50 milioni di euro. “Ma siamo anche coleader nel settore delle bottiglie di vino, spumante e liquori, mentre il nostro peso nella cosmetica è ancora marginale” racconta a Economy Andrea Bartolozzi, amministratore delegato di Vetreria etrusca. Per lui il contenitore vale più del contenuto. “Siamo ancora una classica azienda a gestione familiare” continua Bartolozzi. “Mio padre Giovanni, infatti, è stato il socio fondatore e ha aperto il suo laboratorio nel 1951 a Montelupo Fiorentino, dove produceva artigianalmente fiaschi impagliati per le cantine del Chianti”.

Francesi nel capitale. Nonostante si stia parlando di una lavorazione estremamente legata alla tradizione locale, il germe dell’innovazione e della creatività cresceva già in azienda. “Siamo stati tra i primi a produrre con macchine semiautomatiche e i primi in assoluto a credere che le bottiglie di vino, una volta utilizzate per la loro funzione, avrebbero potuto avere una fine diversa e potessero essere utili anche ad altro. Così cominciammo a presentare prodotti speciali: bottiglie per vino che diventano oliere, lampade, portacandele e oggetti decorativi”. In pochi anni Vetreria etrusca ha acquisito spazi sempre più ampi, fino ad assumere una dimensione internazionale, distinguendosi soprattutto per l’originalità e l’innovazione del prodotto. “A metà degli anni Ottanta, mio fratello Riccardo cominciava a lavorare in azienda: io e Roberto, invece, entrammo all’inizio degli anni Novanta quando, come famiglia, rilevammo il 100% della società”. I Bartolozzi, che possiedono anche un’azienda di stampi e alcune attività nell’ambito della distribuzione di contenitori in vetro e accessori, adesso hanno aperto l’azionariato e ceduto una partecipazione minoritaria (24%) alla Saint Gobain Emballage, multinazionale francese del packaging. E dall’inizio degli anni Novanta la domanda si è evoluta parecchio, soprattutto nella fascia alta del mercato e proprio in quel periodo è cominciata una lunga e necessaria serie di rivoluzioni all’interno dell’azienda che non sono ancora terminate e che ne hanno caratterizzato il successo: il primo grande salto è coinciso con l’acquisizione e la successiva ristrutturazione dello stabilimento di Altare, in provincia di Savona, sito storico della produzione italiana del vetro, che ha garantito una produzione giornaliera di 130
tonnellate.

Struttura consolidata. Poi dieci anni dopo, nel 2003, si è arrivati all’apertura del nuovo quartier generale in Toscana fino all’attuale radicale rinnovamento dello stabilimento ligure per incrementare ulteriormente quantità e versatilità della produzione. Infatti, sarà potenziato quel mix vincente tra creatività artigiana e alta tecnologia, valorizzando sempre di più le grandi potenzialità delle maestranze che nel corso degli anni hanno rappresentato il valore aggiunto che distingue il prodotto Vetreria etrusca. Ma con la fabbrica in Liguria, in provincia di Savona, e la sede operativa in Toscana non ci sono problemi di inefficienza? “All’inizio della delocalizzazione, nel 1994, la presenza in fabbrica della famiglia è stata più assidua, per garantire una buona relazione tra l’attività produttiva e quella commerciale e amministrativa” conclude Bartolozzi. “A oggi la struttura è consolidata, con una dirigenza dinamica e con un sistema informatico e di comunicazione funzionale che ci permette di non soffrire la distanza. La logistica poi non è un problema, dato che il prodotto finito viene spedito direttamente dallo stabilimento al cliente finale”.

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