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Libero

Squisito lessico familiare al Castello di Trussio … Una cantina monumentale, le sale avite, e quel risotto che incanta… Se Brillat Savarin per un incanto potesse aggirarsi tra le stanze del Castello di Trussio e assaggiare la cucina opima, territoriale, elegantissima e con l’imprinting della grande tradizione di mamma Elda (Susi) e di Anna (Tuti) sua figlia che da lei ha appreso la passione e i fondamenti e che dai grandissimi della nostra cucina (Lidia Alciati, che Dio la benedica per dirne una) si è poi formata saprebbe che non ha scritto invano la Phisiologie du gut che resta il testo
fondamentale per una colta gastrosfia. Se Brillat Savarin poi potesse misurare l’exactitude con la quale Giorgio Tuti, perfetto padrone di casa, orchestra le sale del Castello e con quale perizia cerca ingredienti da offrire alle “cuoche di casa” per rendere sempre più confidente con il meraviglioso territorio del Collio la loro cucina e con quale perizia ha allestito una cantina monumentale dove ci sono tutte le annate del meglio del mondo di Bacco a partire dal 1906 allora saprebbe che qui è il regno del mio Dio gastronomico: Eupappa! Non posso non restare estasiato di fronte a questa tavola, a questa cucina, a questa atmosfera. Mi sembra di contemplare un mondo buono, così distante dall’orgia gastro-fashion che va tanto di moda, così impeccabilmente aristocratico. Mio nonno diceva: la nobiltà consiste nel saper parlare col colto e l’inclito, nel saper ascoltare le ragioni del povero e del ricco, nel sedere a tavola con semplicità di modi ed eleganza di gusto. È esattamente la sensazione che si ha qui all’Aquila d’Oro. Ho mangiato un carpaccio di manzetta friulana con salsa alle sarde, capperi ed extravergine di oliva giuliano strepitoso, un risotto al germano reale che era un incanto. Giorgio mi ha spiegato che è un riso sperimentale che si fa a Mortilliano, non ha bisogno di mantecatura con burro perché ha tanto amido. Ed in effetti il piatto era lieve, profumato, perfetto. Inarrivabile la morbidezza della guanciola di manzetta brasata, incantevole la faraona al miele tartufato, deliziosi i raviolini di carne bianca. Un’armonia assoluta di sapori i due dessert da me provati: la suprema di amaretti alla crema di Ramandolo e la bavarese al fondente con zabaione al Marsala 60 anni e foglia d’ oro zecchino. Piatti stupendi per gusto e percezione visiva. In carta ci sono due menù degustazione da 50 e 80 euro (questo è monumentale) e le proposte sono tutte scandite su questa cifra di tradizionale eleganza del territorio. In un lessico familiare di squisitezze.

Ristorante Aquila d’Oro al Castello di Trussio, località Trussio 13, tel 0481-61255 Dolegna del Collio (GO) tel 0481-61255. Chiuso la domenica e il lunedì. Ferie dal 7 al 21 agosto. Conto medio 70 euro (vini esclusi).

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