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Italia Oggi

Ma il vino ha un suo Steve Jobs? ... Se ne è andato in punta dei piedi e a soli 56 anni l’imprenditore più capace dell’ultima generazione. Steve Jobs, cofondatore della Apple o della Pixar per tre decenni abbondanti è stata una perfetta macchina di produzione di esternalità positive, cioè di benessere collettivo, che va ben oltre gli utili, peraltro molto ricchi, generati dalle sue società. Una figura di imprenditore con il mappamondo davanti che ha dato un contributo senza dubbio unico alla crescita del pii, non soltanto di quello americano. Certo, tra le migliaia di tesi di Ph.D. sotto alle quali ogni anno annega la cultura economica, per parafrasare Milan Kundera, nessuno ha mai pensato di provare a quantificare il contributo alla crescita economica prodotto dallo innovazioni cli Jobs. Esercizio senza dubbio non facile, ma che varrebbe la pena di fare, perché permetterebbe di capire quanto valore è creato dagli imprenditori innovativi. Così sarebbe anche possibile intuire perché, per una qualsiasi economia di mercato, saper produrre degli Steve Jobs è vitale per almeno due ragioni. Perché nascono dei colossi come Apple, che oggi capitalizza 350 miliardi di dollari seconda soltanto al mondo ad Exxon-Mobil, nell’arco di qualche decennio e perché il loro esempio stimola processi imitativi da parte dei giovani più dotati che, anziché fare i notai o gli accademici per cercare una rendita posizionale tranquilla, sfidano i paradigmi del mercato inventando nuovi prodotti. Imprenditori visionari servono in tutti i settori, anche in quelli tradizionali come il vino, perché costringono gli altri a non rimanere tranquilli nella gestione dei paradigmi di business già noti. Significa che anche il comparto vinicolo dovrebbe essere in grado di attirare i migliori talenti e metterli nelle condizioni, senza troppe barriere, di innovare, di sfidare le pratiche consolidate. Probabilmente nell’emergente mercato asiatico del vino qualcosa si registrerà negli anni a venire.
Ma come si può calcolare il contributo di Jobs alla crescita del pil? Provando ad identificare i vari filoni di creazione di ricchezza. In primo luogo l’imprenditore californiano ha generato nuovo pil dando vita direttamente alle sue imprese. Il contributo in questo caso è alla luce del sole ed è pari alla somma degli utili notti o dei flussi di cassa annuali ai quali vanno aggiunti quelli della filiera dei fornitori che a vario titolo negli anni anno lavorato con Apple e con Pixar e la ricaduta sulla domanda aggregata delle decine di migliaia di nuovi posti di lavoro creati. Ovviamente una parte di questa ricchezza si è trasformata in investimenti pubblici tramite le imposte versate ai vari erari dei paesi nei quali le società hanno operato. A questo effetto diretto crescita economica ne vanno aggiunti altri meno immediati. Innanzitutto l’effetto competitivo prodotto da Apple con le conseguenti di investimento incrementali dei suoi concorrenti. Nel settore della musica, della telefonia mobile o dei tablet Apple ha costretto gli altri colossi del settore a rivedere le politiche di business e li ha anche obbligati ad accelerare alcune decisioni di investimento che altrimenti non sarebbero state fatte. Quando un’impresa “inventa” un nuovo mercato, come ha fatto la Apple negli ultimi anni coni suoi prodotti, obbliga i suoi concorrenti, più o meno diretti, a reagire. In questo modo si innesca un ciclo accelerato di investimenti che ha ricadute positive sul pil. Poi, Apple ha creato nuova ricchezza economica vita a degli ecosistemi di sviluppatori o di società specializzate collegate al suo sistema tecnologico. Senza Apple queste imprese con i rispettivi fatturati e questi posti di lavoro non sarebbero mai esistiti. Infine Jobs ha contribuito alla crescita del pil realizzando l’asset intangibile più complesso da produrre provando che esistono sempre nuovi e ricchi mercati da inventare dove poter generare centinaia di miliardi di euro di fatturato. I macroeconomisti le chiamerebbero aspettative positive, per chi fa business è la capacità cli comunicare positivamente il nuovo a portata di mano. Ovviamente anche il nuovo a portato di mano.


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