Storie di vini ... Fiano della nonna ... Clelia Romano ha imposto un felice matriarcato alla sua azienda di Lapio, sulle alture avellinesi. Il marito Angelo, che pure è uno del ramo, ha un ruolo subordinato, come i figli Carmela e Federico. Magnanima, nonna Clelia ha onorato i tre nipoti mettendo il loro nome sulle etichette di altrettanti vini. Così Alessandro firma un Greco di Tufo in purezza (Alèxandros 2010): profumo intenso, sapore pieno e impegnativo. A Chiara è dedicato l’Aglianico Campi Taurasini (Donna Chiara 2009), a mio giudizio la sorpresa migliore del gruppo per il rapporto qualità/prezzo e per il garbo e la personalità che gli consentono di accompagnare correttamente un pasto intero. Ad Andrea, infine, è dedicato il Taurasi in purezza (Vigna Andrea 2007). Non conosco il carattere del giovanotto, ma a giudicare dal vino si annuncia tostarello. Il vino più premiato Clelia Romano deve averlo dedicato idealmente a se stessa (Fiano di Avellino 2010). Nonostante la stagione agra, il vino è rotondo e garbatamente potente. Più accattivante del Greco di Tufo.
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