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Libero

In Chianti vini d’autore ... Fattoria Nittardi atelier di Bacco ... “Ma lei è il famoso autore del Mangiarozzo?”... Mi verrebbe da rispondere: famoso a chi? “Mia moglie adora il suo libro, ci ha regalato momenti di gioia autentica nelle sue trattorie dove abbiamo incontrato l’Italia più vera”. Giro i tacchi e me ne vado? E lo capirebbe che è per timidezza, o lo piglia per uno sgarbo? Ora ai lettori chi glielo spiega che quanto vado raccontando non è velato da una pennellata di piaggeria? Confesso che ciò che ho visto, sentito e udito è quanto vi restituisco. Il signore che mi sta davanti è elegantissimo, ha modi franchi e uno sguardo che pare un fascio di neutrini. Parla come Sturmtruppen del mio compianto amico Bonvi e abita uno degli angoli più veri del Chianti Classico. È qui sulle colline di San Donato, a un passo da Castellina. Lui è Peter Femfert, uno dei più famosi galleristi del mondo, editore d’arte, produttore di alcuni dei vini migliori di Toscana e perciò del mondo. Li conosco da tempo: sono austeri, eleganti, appena appena ammorbiditi per piacere al jet set del mondo, ma hanno slang inconfondibile: la ci aspirata. Eppure ammetto che non ero mai stato qui. E per un toscano è un delitto di lesa identità. Perché a Nittardi s’è dipanata gran parte della nostra vicenda. Sta qui dal mille e ancora c’è la torre fortifica, nel ‘500 era proprietà di Michelangelo (Buonarroti). Ci sono i filari di vite, ci sono le selve di roverelle, e le olivete e ci sono la casa padronale e Casanuova. Oggi anche un agriturismo tra i più charmant, con una grande piscina e il labirinto delle sculture che è un museo d’arte contemporanea a cielo aperto. Ma soprattutto c’è lui, Peter Femfert. Ha un cuore, un portamento, una cultura e soprattutto uno sguardo maieutico e magnetico. Mi spiego perché è riuscito a far diventare delle star artisti schivi e sconosciuti. Anche a loro deve aver detto, come a me che sono anonimo, “ma lei è il famoso... Le sue opere mi hanno regalato gioia autentica”. Capita così che dopo un quarto d’ora si passi al tu. Che del vino si ragioni dopo. Ora è più interessante capirsi. Scopro così che Peter ha studiato economia, che ama la mia Macerata e non si è perso da venti anni un festival lirico, che va in giro in barca a vela. Oddio si chiamano affinità elettive! E davvero si è in bilico nel ragionare tra Goethe, Beethowen, Michelangelo e Puccini! Come se qui, in questo angolo iperealistico del Chianti, si realizzi una sorta di paneuropeismo. Ma a spiegarmi questo vitalismo e questa joie de vivre che Peter emana è la sua vicenda di sopravvissuto. Il suo aereo molti anni fa si schiantò sui monti di Cipro. Da lì come un Ulisse moderno è andato cercando la sua Itaca. Ha smesso si fare il manager e s’è ricordato “che fatto non era a vivere come bruto, ma per cercar virtute e conoscenza”. E la conoscenza è arrivata sotto forma di Stefania, la moglie, una Penelope gentilissima che oggi si occupa di tutto quanto è vendere questo magnifico vino e l’olio e la grappa e l’agriturismo e le edizioni d’arte, figlia di una dinastia di farmacisti veneziani che tenevano la più antica apoteca della Serenissima, innamorata di Firenze dove ha studiato storia. Fu durante una vacanza in Toscana che scopersero Nittardi. “Io - rimembra Peter - non sapevo una parola d’italiano e il vino l’avevo solo bevuto”. Comprò la tenuta: 150 ettari di bosco, tre di vigna, la Torre e la Casanuova di Buonarroti. Fece un corso intensivo di toscano, poi si aggiunsero i dodici ulteriori ettari di vigna. E dal 99 altri 37 ettari in Maremma, sotto Scansano. “Lì ho comprato un posto magico: pensa si chiama Mongibello delle Mandolaie. In questo voi toscani siete insuperabili: riuscite a rendere immaginifico e gentile qualsiasi luogo, semplicemente tasformando una constatazione, un monte bello, in un nome magico: Mongibello”. Capisco perché per lui e per la moglie Stefania tutto questo è Nittardi dream. Un sogno che si rinnova (e che volendo è a disposizione di chi vuole passare qui una vacanza: basta chiamare lo 0577/740269 o consultare www.nittardi.com) ad ogni alba che si fa materia, ad ogni vendemmia. A cui Peter e Stefania hanno aggiunto l’amore per l’arte. Da quasi tent’anni una tiratura limitata di di Chianti Casanuova ha l’etichetta disegnata da un grande artista che fa anche la carta-seta con cui è incartata ogni bottiglia. Peter Femfert, un uomo che surfa i fusi orari perché espone da Tokyo a New York passando per Shangai e Rio, ha realizzato un Moma con le bottiglie. Forse è la storia che si ripete: Michelangelo mentre dipingeva la cappella Sistina ordinò al nipote di mandargli a Roma due botti del suo vino di Nittardi per farne dono al Papa Giulio secondo. Lo ha fatto anche Peter che ha regalato a Benedictus (come dice lui) una bottiglia di Nectar Dei, il vino gioiello prodotto in Maremma, ma che porta l'antico nome di Nittardi a significare che qui il vino è sempre stato poesia della terra e il Papa ha reso grazie con una lettera in latino. “Si è guadagnato così una fornitura annuale” di quelle bottiglie che portano un cielo stellato in etichetta e sono contenute in un cofano celestiale. Scorro con Peter il catalogo delle sue bottiglie e vedo le creazioni di Tadini, Adami, Hundertwasser, Corneille, Janssen, Mitoraj, AR Penck, Arroyo, Tomi Ungerer e Comba, arrivando fino a Gunter Grass. E mi scappa: perché? “Ma semplicemente perché il vino è come l’arte: è un’espressione che diventa gioia di vivere, è un sogno che si fa materia”. Già ma se il vino è come l’arte vuol dire che il mercato dell’arte va bene? Difficile crederlo visto quello che succede in giro. “Il 2011 è stato l’anno più interessante sotto il profilo economico per il mercato. Ma attenzione: nel vino come nell’arte i furbi non funzionano più. Le avanguardie fatte da gente che non sa tenere un pennello in mano sono finite. Così come sono finiti i vini inventati. Devi avere coerenza e correttezza formale, capacità d’espressione e valore universale. Questa è l’arte che va, questo è il vino che il mondo beve”. E allora ci ritroviamo a parlare di Masson, di Picasso, di Tadini che è stato un grande amico di Peter. E parlando di vino ci ritroviamo a considerare che è insieme arte, vita e sogno. Nittardi dream, appunto.

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