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MIELE ITALIANO: NEL 2001, PIÙ QUALITÀ E MENO RACCOLTO

Produzione scarsa ma di ottima qualità per il miele italiano. Secondo una prima stima, il miele prodotto si attesterà, nel 2001, sugli 80.000 quintali. Questi i dati diffusi dagli apicoltori italiani che, in Toscana, a Montalcino, dal 7 al 9 settembre, organizzeranno gli “Stati Generali” dell'importante comparto agricolo (business di 120 miliardi come produzione diretta ed un valore di 5.000 miliardi come apporto, con l'impollinazione, all'agricoltura e all'ambiente). La produzione del miele, nel 2001, segnerà un calo del 25/30% rispetto al 2000: “un’annata particolarmente sfortunata dal punto di vista della quantità (soprattutto per l’andamento climatico) - spiega Francesco Panella, presidente dell’Unione Apicoltori Italiani - ma che riconferma, comunque, la qualità del prodotto e dell’apicoltura italiana, sempre più moderna e professionale, ma anche attenta all’origine e alla qualità del prodotto”.
Ma a minare sensibilmente il mondo dell’apicoltura nazionale c’è anche il problema dell’uso di sostanze chimiche in agricoltura che risultano tossiche per le api. Le api sono equiparabili a sentinelle ambientali: si collocano, fra le forme viventi, all'opposto degli insetti resistenti (quali le formiche), e la minima alterazione ambientale provoca gravi morie d'api raccoglitrici mentre bottinano fiori, acqua, polline. Nessun rischio ambientale del miele (gli alveari si spopolano, infatti, prima d'immagazzinarlo) quindi, ma un grave segnale di crescente degrado ambientale. E’ lo stesso presidente dell’Unione Apicoltori Italiani, Francesco Panella a confermare questo fenomeno: “sono in forte aumento i fenomeni di avvelenamento delle api - dichiara Panella - i fattori di alterazione dell’ambiente e l’uso di prodotti chimici e di antiparassitari provocano la morte delle api. Abbiamo serie preoccupazioni per la sopravvivenza delle api e dell’intero settore”.
Agli apicoltori italiani, che insieme agli apicoltori toscani dell’Asga e alla Camera di Commercio di Siena organizzano la “Settimana del Miele “ di Montalcino, sta a cuore anche la nuova normativa comunitaria, ancora in via di approvazione e che prevede la definizione dei caratteri minimi del “prodotto miele”; l'obbligo di dichiarare il paese d'origine (cioè dove il miele è stato prodotto); nel caso di lavorazioni industriali e di utilizzo di mieli di più provenienze, l’obbligo di indicare con chiarezza in etichetta la dizione “miscela” di mieli e le possibili combinazioni di miscelazione (comunitario ed extracomunitario); nel caso di miele declassato (non atto all'alimentazione ma utilizzabile quale componente dei prodotti alimentari), l’obbligo di indicare nell'elenco degli ingredienti in etichetta l'esplicita dizione “miele ad uso industriale”; l’obbligo di apporre in etichetta la data di scadenza. “Come Unione Apicoltori Italiani - sottolinea Francesco Panella - chiediamo la definizione al più presto di una normativa europea che per ora non è stata resa definitiva”.
Tra le richieste degli apicoltori anche la certificazione del “Miele Vergine Integrale”: “l’attestazione, che sarebbe unica al mondo, consentirebbe di proporre ai consumatori - continua il presidente dell’Unione Apicoltori Italiani, Francesco Panella - l'antica attenzione e cultura per la qualità degli apicoltori italiani basata sull’apprezzamento del gusto e delle qualità organolettiche. Sono molti e forti gli elementi che differenziano il miele vergine integrale da quello comune: è, infatti, un miele vergine e fresco, non è sottoposto a trattamenti termici a temperature superiori a quelle presenti in natura e nell'alveare, nell'etichetta deve essere indicata l'area di produzione, ha un parametro qualitativo e nutrizionale più elevato rispetto al miele comune ed è garantito da un consorzio che ne tutela la denominazione”.

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