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FEDERDOC: “NON CONSENTIRE LA COLTIVAZIONE DELLA VITE NEI TERRITORI NON VOCATI”

Italia
L'enologo e presidente Federdoc Riccardo Ricci Curbastro

“Le doc hanno raggiunto un livello di sicurezza e riconoscimento da parte dei consumatori tale da far diventare una questione di interesse nazionale ed europeo la difesa di questi vini, così come secoli di lavoro umano e l’apprezzamento dei consumatori li hanno creati. Non siamo né contro il progresso né tantomeno contro la ricerca, siamo invece assolutamente contrari ad ipotesi di soluzioni che poco hanno a che fare con il mercato, la tradizione, l’economia di vaste aeree italiane ed europee, pensiamo ad esempio a ricerche esasperate tipo l’inserimento del gene della chitina di un coleottero nella vite per aumentare la consistenza della buccia, o il gene di un lichene o dell’erica per aumentare la resistenza al freddo”. Il presidente della Federdoc, Riccardo Ricci Curbastro ha preso carta e penna ed ha scritto al Ministro delle Politiche Agricole e Forestali, Gianni Alemanno “per chiedere il suo intervento nel contrastare in sede europea politiche e procedure che non diano certezze assolute sul possibile uso di tali materiali garantendo una filiera Ogm-free per il vino italiano”. La Federdoc ha quindi chiesto “di intraprendere azioni sull’Unione Europea, Oiv, Fao …) affinché non sia consentita la coltivazione della vite nei territori non vocati. Forse si comincia a scontare oggi l’imprudenza di aver previsto, in sede di compromesso sull’Ocm, la coltivazione della vite in Nord Europa. Chi l’ha chiesto e ottenuto già pensava alla seconda fase, quella della vite transgenica. Chi non si è accorto del rischio forse non sapeva prevedere le conseguenze”.

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