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UNIONE EUROPEA: ED ORA SPUNTA TASSA SUL VINO. TUTTI CONTRO LA NUOVA “GABELLA”

E ora spunta anche la tassa sul vino. Uno dei punti di orgoglio del sistema agroalimentare italiano rischia così di essere minato, vittima delle potenti lobby europee dei produttori di birra. A colpire il prodotto simbolo del “made in Italy” potrebbe essere l’introduzione a livello comunitario di una aliquota minima d’accisa sul vino di 0,14 euro al litro (270 lire), che andrebbe ad infrangere un tabù: attualmente, infatti, in Italia e in Europa tale accisa è pari a zero. Sul settore verrebbe così a gravare complessivamente una tassa pari a 740 milioni di euro, cioé oltre l’8% del valore del comparto.

La proposta, come riporta l’Ansa, parte dai servizi tecnici della Commissione Europea e, come temono in molti, potrebbe essere adottata formalmente dall’Unione già nelle prossime settimane. In pratica si prevede, a partire dal primo gennaio 2003, l’introduzione a livello europeo di una aliquota minima di 13,92 euro per ettolitro (15,01 dal primo gennaio 2007); oggi, tra i Paesi produttori, l’aliquota è pari a zero in Italia, Spagna, Grecia, Portogallo, Germania ed a 3,4 euro per ettolitro in Francia.

Le reazioni. La Coldiretti la reputa “un’ipotesi sbagliata e pericolosa, di ostacolo allo sviluppo di uno dei settori più dinamici e tradizionali dell’agricoltura europea. L'ipotesi caldeggiata con il pretesto di una armonizzazione europea delle aliquote di accisa sulle bevande alcoliche rappresenta un sostegno esplicito ai consumi di birra e di altri alcolici”. Il ministro delle Politiche Agricole, Giovanni Alemanno: “l’accisa sul vino sarebbe un onere amministrativo insostenibile per le aziende. Mi auguro che la Commissione non giunga a questa decisione”, ha detto Alemanno precisando, però, che “la materia riguarderà il collega dell’Economia, Giulio Tremonti, al quale
ha già chiesto di prevedere il mantenimento della possibilità, per gli Stati membri, di lasciare un’aliquota minima a zero. In ogni caso, per Alemanno, la proposta dell’accisa “non è certamente un buon esempio di semplificazione della politica comunitaria, né incontra le esigenze dei consumatori”. Grande preoccupazione anche da parte di Federvini (Confindustria), secondo la quale “tutto il delicato equilibrio fissato a livello comunitario nel ‘92 potrebbe essere stravolto se gli aumenti sostanziosi dell’imposizione proposti da Bruxelles fossero accettati senza rispettare le politiche fiscali e di bilancio dei singoli Stati”. La Confederazione Italiana Agricoltori è “assolutamente contraria alla proposta Ue” e fa anche i conti in tasca ai consumatori: “nel nostro Paese si consumano attualmente oltre 3 miliardi di litri di vino all’anno e l’introduzione di questa accisa comporterebbe un aggravio annuo nella spesa delle famiglie italiane di circa 500 milioni di euro, con una prevedibile contrazione nei consumi”. La Confagricoltura sottolinea “la propria ferma opposizione per una proposta che va fermata sul nascere”. Non risparmia strali il presidente dell’Unione Italiana Vini, Ezio Rivella, per il quale “dobbiamo lottare contro questi tentativi di danneggiare il nostro comparto vinicolo”. Su chi farebbe le spese di questa tassa il presidente dell’Uiv non ha dubbi: “andrebbe a incidere in particolare sui vini di prezzo basso e medio, e poco su quelli di prezzo elevato; ciò significa che ne farebbe le spese una grande parte dei consumatori”. Non manca neppure la voce dei consumatori: Paolo Landi (presidente di Adiconsum) spiega che è “irragionevole tassare un prodotto come il vino”.

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