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LE API ITALIANE CHIEDONO PROTEZIONE A ROMA E A BRUXELLES

”Per salvare il mercato del miele ed il lavoro di 50 miliardi di api italiane, il fondo di solidarietà per le calamità naturali aveva promesso, nel 2002, annata che ha messo in ginocchio questo settore agro-ambientale, uno stanziamento di 3,8 milioni di euro. Nulla è stato ancora fatto ma stiamo aspettando fiduciosi e confidiamo nell'impegno preso verso gli apicoltori italiani dal Ministro delle Politiche Agricole, Giovanni Alemanno”.

Così il presidente dell'Unione Nazionale Apicoltori, Francesco Panella anticipa uno dei temi caldi del XIX Congresso dell'apicoltura professionale italiana, in calendario da oggi al 16 febbraio, a Zafferana Etnea, una delle capitali italiane del “dolce prodotto”. Francesco Panella, che ha già trovato importanti condivisioni nelle istituzioni siciliane, cercherà adesso di sensibilizzare i rappresentanti del Governo Italiano: "il nostro Paese continua a restare isolato in Europa e le normative vigenti risalgono ancora agli anni Sessanta. In Parlamento ci sono già alcune iniziative legislative in attesa di essere discusse, gli apicoltori sperano che i loro problemi vengano tenuti nella giusta considerazione”.

“Il giro d'affari dell’apicoltura italiana - continua Panella - si aggira sui 60 milioni di euro, ma arriva a 2,5 miliardi se si considera il servizio di impollinazione fornito dalle api all'agricoltura: Addirittura si toccano i 3,5 miliardi di euro, se si tiene conto delle piante spontanee che ne derivano, senza perdere di vista gli 8.000 posti di lavoro necessari per produrre i 100.000 quintali di miele e derivati. Insomma, una realtà economica da non trascurare”.

Il presidente dell'Unione Nazionale Apicoltori analizza, poi, il tema, forse più attuale del momento, quello del “miele vergine integrale”: “la grossa crisi che sta vivendo il mondo degli apicoltori - sostiene Panella - è un semplice conflitto commerciale, ci sono molti interessi che ruotano intorno a questo mercato. Quello che ci interessa, e molto, è adesso il riconoscimento della qualità, e cioè che il miele italiano venga riconosciuto dall’Unione Europea come “miele vergine integrale”, prodotto ancora seguendo criteri che lo differenziano per qualità e varietà dagli altri prodotti europei e non, dando la possibilità al consumatore di decidere e di acquistare un miele italiano piuttosto che un miele proveniente dalla Cina oppure dal Messico”.

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